Il sindaco Sala ha annunciato lo stop totale del traffico per domenica dopo settimane di livelli di Pm10 sopra la soglia, ma ha anche chiamato il ministro dell'Ambiente per chiedere nuove norme contro le caldaie più inquinanti. La risposta al fatto.it: "Le risorse già ci sono, ma le renderemo più fruibili e faremo più informazione". Cittadini per l'Aria spiega: "Il blocco delle auto è insufficiente ma utile nella situazione in cui ci troviamo. Chi non lo vuole pensa solo ai voti". Con il traffico produciamo il 30% di Co2
Il sindaco di Milano Giuseppe Sala dichiara guerra allo smog. Con il blocco totale del traffico previsto per domenica 2 febbraio, ma anche con una crociata al riscaldamento che inquina e, in particolare, contro le caldaie a gasolio. E se per l’assessore lombardo all’Ambiente Raffaele Cattaneo, lo stop alle auto è “un esempio di demagogia in salsa green”, mentre più utile sarebbe proprio “sostituire le caldaie che hanno più di quindici anni”, per la onlus Cittadini per l’Aria quello dell’assessore regionale è un tentativo di “spostare l’attenzione da un tema centrale, come quello del traffico, che però allontana gli elettori. Il blocco di domenica è un provvedimento certamente insufficiente – spiega la onlus – ma necessario”. D’altro canto, un recente progetto del costruttore di caldaie Vaillant e dell’Università di Milano ha rivelando che ogni italiano produce in media ogni anno 5 tonnellate e mezza di CO2: oltre un terzo dai trasporti, un altro terzo dall’alimentazione e dai rifiuti, il resto dal riscaldamento (25%) e illuminazione ed elettrodomestici (5%).
LA CROCIATA DI SALA – Sul fronte del riscaldamento, nei giorni scorsi il sindaco di Milano ha così chiesto al ministro Costa di cambiare il modello con cui si finanzia il cambiamento delle vecchie caldaie. Poi, a margine di un appuntamento pubblico, ha annunciato: “La prossima cosa che proporrò da assessore alla Transizione ambientale, più che da sindaco, in giunta e all’interno del Piano dell’aria che porteremo in Consiglio comunale è di dichiarare fuorilegge le caldaie a gasolio dall’inverno del 2023. Ormai siamo arrivati a questo zoccolo duro di circa 1500 condomini che non la cambiano”. Sala ha già previsto di incontrare, la prossima settimana, gli amministratori condominiali per capire cosa si può fare. “Oggi il governo dice che finanzia fino al 60%, si però in 10 anni in sgravi fiscali – ha detto Sala nel corso della trasmissione radiofonica Deejay chiama Italia – per cui la gente non lo sente. Ho detto al ministro che sarebbe meglio mettere il 25-30%, ma subito”.
LEGNA E PELLET – Nel dibattito è intervenuta anche ‘L’Italia che Rinnova’, che unisce l’intera filiera delle biomasse, proprio con l’obiettivo di fare chiarezza sul fronte del riscaldamento. “Le biomasse legnose (legna e pellet), ossia la seconda fonte di riscaldamento delle famiglie italiane (oltre il 21%) – spiega l’associazione – da un lato sono accusate di essere tra le cause di inquinamento e dall’altro rappresentano la prima fonte di energia rinnovabile (oltre un terzo del totale)”. Secondo Francesco Ferrante, vicepresidente di Kyoto Club “ad inquinare non sono le biomasse legnose, ma l’uso ancora troppo diffuso di apparecchi vecchi e inquinanti”, che occorre sostituire con quelli di nuova generazione che abbattono le emissioni fino all’80%. Questo non accade. “Le cifre parlano di quasi il 60% di stufe a legna o pellet con oltre cinque anni e il 18% con più di dieci” ha spiegato Marino Berton, coordinatore dell’Associazione Italiana Energie Agroforestali. Per favorire questa sostituzione esiste il Conto Termico, che rimborsa ai cittadini fino al 65% delle spese nel giro di tre o quattro mesi, eppure viene usato poco perché non è conosciuto. Nel 2019 solo il 32% dei fondi a disposizione è stato utilizzato dai cittadini.
COSTA: “BISOGNA FACILITARE L’UTILIZZO DEI FONDI” – “Sul fronte del riscaldamento c’è una voce ad hoc nel piano Aria pulita sottoscritto a giugno a Torino – spiega il ministro Costa a ilfattoquotidiano.it – ma se il governo stanzia le risorse, sono gli enti locali a elaborare bandi e progetti per i cittadini”. Il piano a cui fa riferimento Costa è stato sottoscritto con l’obiettivo di far uscire l’Italia alle due procedure di infrazione per la qualità dell’aria: una per le polveri sottili (PM10 e PM2,5) e l’altra per il biossido di azoto (NO2). Sono previste misure di riduzione delle emissioni inquinanti derivanti dalle stufe e dagli impianti termici alimentati a biomassa, ma anche limitazioni all’utilizzo degli impianti di riscaldamento alimentati a gasolio. “L’inquinamento urbano di Milano, ma ovviamente non si tratta solo di Milano – dichiara a ilfattoquotidiano.it – richiede interventi strutturali ma anche rapidi perché dobbiamo dare risposte concrete ad un problema che riguarda ambiente e salute. In una situazione del genere serve tutto”. Ci sono le misure strutturali “come i fondi previsti nel dl clima e in bilancio” e misure emergenziali come lo stop alle auto. Costa ricorda il fondo da 8,5 miliardi stanziato per la rigenerazione urbana fino al 2034 “che include anche interventi per il potenziamento del trasporto pubblico, per interventi viari, per l’efficientamento energetico e il rinnovo del parco vetture del trasporto pubblico” e la conferma delle detrazioni fiscali “per riqualificazione energetica, impianti di micro-cogenerazione, ristrutturazioni edilizie, oltre a quelle per l’acquisto di mobili ed elettrodomestici di classe energetica elevata”. “Per quanto riguarda le caldaie – aggiunge – ci impegneremo per rendere i fondi più fruibili e dare più informazione ai comuni e ai cittadini”.
LE CRITICHE DELL’ASSESSORE REGIONALE – Secondo l’assessore lombardo all’Ambiente, Raffaele Cattaneo, è questo il campo su cui combattere la partita contro l’inquinamento e non quello del blocco della circolazione. “Il primo cittadino di Milano – ha detto – vuole compiacere un certo mondo ambientalista a fini esclusivamente propagandistici ed elettorali”. Cattaneo porta come esempio la ricetta del sindaco di Firenze Dario Nardella: sostituire le caldaie che hanno più di quindici anni, integrando il beneficio fiscale del conto clima previsto dal Governo e dal Parlamento con risorse comunali. “Questi sono i provvedimenti che servono – conclude Cattaneo – non far pagare sulla pelle degli automobilisti l’ennesimo blocco che non avrà alcun effetto reale”.
CITTADINI PER L’ARIA: “IL BLOCCO SERVE, MA È INSUFFICIENTE” – Non è per nulla d’accordo Anna Gerometta, presidente di Cittadini per l’aria. “Quando ci si trova in una stanza chiusa con persone che fumano – spiega – è meglio che qualcuno smetta di fumare fino a quando non si aprono le finestre. Meno auto abbiamo in circolazione, meglio è”. Secondo la presidente della onlus il blocco della circolazione è una misura insufficiente, ma comunque utile. Una posizione che la onlus aveva già preso, dopo le polemiche per le misure di divieto ai diesel anche di ultima generazione attivate dal comune di Roma. Ricordando che anche i veicoli diesel di ultimissima generazione (Euro 6d), accumulando nel filtro particolato incombusto, devono pulire periodicamente (ogni 480 km circa) il filtro antiparticolato. Le emissioni di questa operazione, come evidenziato nei recenti test riportati nel rapporto ‘Nuovi diesel, nuovi problemi di Transport & Environment, “si verificano anche in ambito urbano- ricorda la onlus – durano anche per 15 chilometri e raggiungono livelli di particolato anche di mille volte superiori alle concentrazioni normali.
PARTICOLATO SECONDARIO E BIOSSIDO DI AZOTO – “Con le sue affermazioni – commenta a ilfattoquotidiano.it – Cattaneo mostra di prendere in considerazione solo il particolato primario (generato dalle caldaie, ma anche dai tubi di scappamento delle auto, ndr), ma PM10 e, soprattutto, PM 2,5 sono composti per una percentuale rilevante da particolato secondario”. Si tratta di particelle che si producono chimicamente in atmosfera, partendo dai gas e dalle sostanze emesse dai motori delle automobili. “Capiamo che affrontare la questione del traffico sia politicamente scomodo – continua – ma non si possono confondere le idee su un tema in discussione in tutte le principali regioni europee”. E il particolato non è l’unico problema: c’è anche il biossido di azoto, che nel 2016 si stima sia stato responsabile di circa 68mila decessi prematuri all’interno dell’Ue. Parliamo di un inquinante atmosferico comunemente associato alle emissioni da traffico e, particolarmente, dei diesel. Ecco perché nei giorni scorsi Cittadini per l’Aria ha lanciato il progetto “NO2, No Grazie!”: cittadini, scolaresche e dipendenti aziendali di Roma, Milano e Napoli potranno monitorare il biossido di azoto nell’aria, contribuendo alla raccolta di dati. Le città non sono certo scelte a caso, visto che nel 2018 la concentrazione media annua di NO2 a Roma, Milano e Napoli ha raggiunto rispettivamente quota 66, 59 e 56 microgrammi per metrocubo.