“Secondo me, il problema dei problemi non è la prescrizione. E’ indubbiamente la durata dei processi. I processi durano troppo, mentre la Costituzione prevede una loro durata ragionevole. La domanda che dobbiamo farci è: qual è lo strumento attraverso il quale riuscire a ridurre la durata dei processi? Io credo che la prescrizione non c’entri con questo problema“. Sono le parole pronunciate ai microfoni de “L’Italia s’è desta”, su Radio Cusano Campus, dall’ex magistrato Gherardo Colombo a proposito dello stop alla prescrizione.
E spiega: “La necessità di avere più risorse è sicuramente un aspetto, ma non è esaustivo. Bisognerebbe procedere a una depenalizzazione molto molto estesa. In Italia ormai qualsiasi trasgressione costituisce reato. Nonostante i sani principi della riserva di codice e nonostante gli inviti provenienti da più parti a mantenere il diritto penale nella sua funzione di ultima ragione e di ultimo strumento atto contrastare la trasgressività, si continua invece ad aumentare il numero dei reati. Bisognerebbe procedere in senso opposto. Dobbiamo un po’ recuperare il senso della giurisdizione”.
Colombo aggiunge: “Sembra che ormai il processo sia diventato un procedimento in cui conta forse soltanto l’efficienza anziché gli aspetti di garanzia. Io credo che prima di tutto bisognerebbe cominciare a investire sull’educazione, perché i cittadini italiani trasgrediscono un po’ troppo. Alle Procure della Repubblica arrivano ogni anno circa due milioni e mezzo di notizie di reato. Se si riducesse questo numero, la giustizia penale potrebbe funzionare meglio. Ad esempio, si potrebbe ricorrere più frequentemente a tentativi di mediazione sia nel civile, sia nel penale, perché poi nel penale arrivano anche molte cose che partono dal civile, il che può comportare l’esasperazione dei conflitti, anche per l’eccessiva durata del processo civile – continua – Insomma, è una questione complicata che cercare di risolvere attraverso uno strumento inappropriato vuol dire semplificare al massimo. E le cose troppo semplici poi non danno risultati. L’ideale, invece, sarebbe riuscire a realizzare la Costituzione. La democrazia non può essere basata sulla paura, perché significare tornare indietro ai tempi di Hobbes. Su questo noi dovremmo riflettere”.
Poi chiosa: “Italiani giustizialisti? Gli italiani generalmente inneggiano alla legalità altrui. Potrei raccontare a riguardo tantissimi aneddoti. Ne dico soltanto uno: io giro per le scuole e molto spesso viaggio in treno. Di solito, mi viene a prendere chi mi ha invitato per parlare di regole. Ebbene, si siede al volante, prende il telefono e comincia a telefonare mentre guida”.