I vari comitati locali hanno sancito la loro unione in un coordinamento unico per evitare la nascita di una nuova discarica: "Non esiste alcun piano A o piano B", dicono. Intanto, una fronda Pd-M5s alternativa all’asse Regione-Campidoglio mira a far reinserire il cosiddetto “ambito romano” che costringerebbe la città di Roma a gestire autonomamente il ciclo dei rifiuti, evitando la Provincia
A Roma arrivano i “gilet gialli antidiscarica”. Più concretamente, un comitato unico di protesta e tutela del territorio contro i progetti di realizzazione di nuove discariche a Roma e provincia. Valle Galeria, Porta Medaglia, Fonte Laurentina, Falcognana, Tragliatella, ma anche Colleferro, Fiumicino e Albano Laziale. Tutti uniti “per evitare guerre fra poveri”. Il 30 gennaio scorso, i vari comitati hanno sancito la loro unione in un coordinamento unico che trae spunto, più che dai ‘moti popolari’ francesi, dal colore delle magliette utilizzate fra il 2011 e il 2013 per chiedere la chiusura del mega-impianto di Malagrotta. L’obiettivo è opporsi all’accordo raggiunto fra la Regione Lazio e il Campidoglio che ha portato il 31 dicembre 2019 la sindaca di Roma, Virginia Raggi, a firmare la delibera con la quale si individuava in una cava di via Monte Carnevale, a 500 metri dall’ex discarica di Malagrotta, il sito per la realizzazione di un impianto da 1,5 milioni di metri cubi. Impianto, come ha poi scoperto Il Fatto, di cui è comproprietario di maggioranza la Mad srl di Valter Lozza, il “re dei rifiuti” di Frosinone e Civitavecchia.
“Il problema non è difendere il proprio giardino, ma convincere la politica a trattare l’emergenza rifiuti in maniera seria”, afferma Monica Polidori, del comitato Valle Galeria Libera, alla quale fa da eco Luigi Ferranti, del comitato Falcognana: “Non esiste alcun piano A o piano B – dice –, noi non vogliamo la discarica né in Valle Galeria né nei nostri territori fra l’Ardeatina e la Laurentina, né tantomeno in altre aree periferiche incolpevoli”. L’idea, per loro stessa ammissione, ha preso forma dopo l’articolo de Ilfattoquotidiano.it che raccontava del raddoppio della discarica di inerti di via Canestrini, in località Porta Medaglia, dove oggi vengono ospitati gli scarti di lavorazione dei cantieri della Metro C. Ma la società proprietaria, Adrastea srl, è sotto indagine della Dda di Roma e commissariata per lo sversamento di almeno 55 fusti di percolato pericoloso nel fosso limitrofo.
Il debutto del nuovo coordinamento ci sarà mercoledì mattina, nel piazzale antistante il Consiglio regionale del Lazio. In occasione di quella seduta dovranno essere discussi – fra gli altri – gli emendamenti al collegato del bilancio regionale presentati dal consigliere M5s, Devid Porrello, contro i nuovi inceneritori e “ogni altro impianto non previsto dal piano rifiuti”. Lunedì, intanto, è iniziata la Commissione regionale sul piano rifiuti redatto dall’assessore regionale, Massimiliano Valeriani. Una fronda Pd-M5s alternativa all’asse Regione-Campidoglio, formata dai consiglieri Eugenio Patanè e Marco Cacciatore, mira a far reinserire nel documento il cosiddetto “ambito romano”, che costringerebbe la città di Roma a gestire autonomamente il ciclo dei rifiuti, evitando la Provincia. L’eventuale riuscita di questo blitz, prima della presentazione dei progetti da parte dei privati, farebbe saltare l’accordo Zingaretti-Raggi e, a quel punto, la localizzazione della nuova discarica potrebbe tornare in discussione.