La procura di Termini Imerese ha deciso di diffondere le foto di due delle tre vittime: nessuno, infatti, ha denunciato la scomparsa dei tre sub trovati morti sulle coste siciliane
La chiave forse è nei tatuaggi. Non si riesce a risolvere il giallo dei sub trovati morti sulle spiagge siciliane. E la procura di Termini Imerese ha deciso di diffondere le foto di due delle tre vittime. Le immagini sono state diffuse dall’edizione palermitata di Repubblica. Ritraggono i particolari tatuaggi dei due sub trovati morti a riva nelle ultime settimane in Sicilia. Sono uomini di razza caucasica: indossavano delle mute e in un caso un paio di scarpe da tennis. Indizi scarsi, soprattutto perché nessuno ha denunciato la scomparsa dei cadaveri. E non risultano naufragi. Un vero e proprio mistero, soprattutto se si incrocia la storia dei sub con l’hashish arrivato a pacchetti sulle rive del litorale che va da Cefalù a Messina. Da dove viene quella droga? Da una nave di trafficanti naufragata? E cosa stavano facendo i sub? Stavano cercando di recuperarla? È in questo modo che sono morti? Della vicenda si sta occupando la procura di Termini guidata da Ambrogio Cartosio, ma indagano anche gli uffici inquirenti di Agrigento, Trapani, Messina e Patti.
L’ultimo cadavere è stato trovato il 15 gennaio a Ginestra, lungo il litorale Palermitano. Il primo era arrivato sulle coste di Cefalù il 31 dicembre. Una settimana dopo un altro sub era stato ritrovato sulla cosa di Castel di Tusa, in provincia di Messina. In tutti e tre i casi i carabinieri non sono riusciti a risalire all’identità dei sub. Nell’ultimo caso l’uomo è stato trovato con il volto sfigurato e, dalle condizioni del cadavere, è evidente che il corpo si trovava in acqua da diverso tempo.
Tra le piste seguite dagli inquirenti c’è, come detto, anche quella che riconduce ad alcuni carichi di hashish scoperti in diverse spiagge dell’Isola: la droga, in tutto 98 chili e confezionata in panetti allo stesso modo, è stata rinvenuta sul litorale di Capo D’Orlando (Messina), in una frazione balneare di Castelvetrano, e sulla spiaggia di San Leone ad Agrigento. Per un valore complessivo di un milione. Senza contare che la distanza massima tra i luoghi dei ritrovamenti dei tre sommozzatori è di circa 60 chilometri. Le scarpe da tennis indossate da una delle vittime escluderebbe una sua partecipazione a una battuta di pesca subacquea. E allora che ci facevano in mare? L’ultimo mistero di Sicilia non è ancora stato decifrato. La chiave è forse nei tatuaggi.