“Il crac di Banca Etruria, con il coinvolgimento l’ultimo presidente Lorenzo Rosi, e i procedimenti nei confronti di Luigi Dagostino e Ilaria Niccolai, in affari con Tiziano Renzi per la realizzazione degli outlet, hanno fatto saltare e ritardato di oltre due anni e mezzo la riqualificazione dell’ex teatro comunale di Firenze“. A lagnarsi del caso di cui ilfattoquotidiano.it si è occupato passo passo negli anni scorsi, è il deputato di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli, che lunedì mattina ha reso noti i contenuti di un’irrituale risposta del ministero delle Finanze ad un’interrogazione in merito alla costosa vicenda.
Il ministero di Roberto Gualtieri, infatti, ha risposto a nome della sua partecipata, la Cassa Depositi e Prestiti, che a sua volta aveva avuto – non direttamente ma per il tramite di una società da lei controllata – un ruolo di primo piano nell’infruttuosa compravendita della storica sede del Maggio Fiorentino, passata dalle mani del Comune di Matteo Renzi a quelle della Cdp e per loro tramite in quelle degli allora soci del padre del sindaco nel frattempo diventato premier. Questi ultimi poi, colpiti dalla lentezza burocratica e dalle inchieste giudiziarie, hanno gettato la spugna e l’immobile è tornato alla Cassa che l’ha rivenduto ad Hines.
La versione del Tesoro, che si è addentrato in una vicenda di cui mai avevano voluto ufficialmente parlare neppure i vertici della Cdp, è che la Cassa avesse chiesto conto ai suoi interlocutori delle notizie di stampa circa le inchieste giudiziarie che li riguardavano e che poi nel contesto della bufera il contratto era stato sciolto, come per altro era previsto dal preliminare stesso. Nessun accenno invece al consigliere della Cdp Investimenti, il venditore effettivo, che era anche consulente fiscale del compratore. Non una parola, poi, sui costi di gestione della pratica e sul dislivello tra le valutazioni dell’immobile fatte dal Comune, dalla Cassa e dai compratori.
“Il coinvolgimento di questi personaggi nella società che aveva preliminarmente acquisito l’immobile nel 2015, la Corso Italia Srl, ha costretto la Cassa Depositi e Prestiti a rinunciare, proprio alla luce delle inchieste nelle quali sono stati coinvolti – ha commentato Donzelli -. L’immagine della città di Firenze è stata così lesa dal giro d’affari cupo che abbiamo sempre denunciato, un fatto che adesso viene confermato nero su bianco da una risposta del governo ad una mia specifica richiesta”.
“Abbiamo chiesto conto al governo, fra le altre cose, – ha proseguito Donzelli – anche del ruolo di Riccardo Maestrelli, l’uomo che ha concesso a Matteo Renzi un prestito per la realizzazione della sua villa a Firenze, che nel 2015 fu nominato proprio dal governo Renzi in Cassa depositi e prestiti”, continua Donzelli al quale in proposito il Tesoro ha risposto che Maestrelli non ha svolto “nessun ruolo” nella vicenda. Da qui l’attacco del deputato di Fratelli d’Italia: “Nel 2016, inoltre, nella società Corso Italia hanno fatto ingresso anche i figli di Andrea Bacci, già finanziatore della fondazione Big Bang e da Matteo Renzi plurinominato nelle società fiorentine. I cittadini, e oggi una volta di più, devono avere ben chiaro il modo spregiudicato in cui certi personaggi abbiano provato a sfruttare la loro posizione a proprio vantaggio e a danno della città di Firenze”, conclude Donzelli.