Il giornalista Rai Renato Piccoli e la troupe di una ditta convenzionata sono stati prima minacciati e poi costretti ad andarsene, con pugni al finestrino e allo specchietto della loro auto. Viale Mazzini: "Atto gravissimo e inaccettabile". L'Assostampa Puglia si appella al Prefetto: "Minacce sempre più frequenti". L'Ordine dei giornalisti regionale: "Non possono esserci 'zone franche'"
Una troupe della Tgr Puglia è stata aggredita stamattina mentre filmava i controlli dei carabinieri al rione Japigia di Bari, in una zona in mano al clan Parisi. Un 45enne ha invitato la troupe ad andare via. Oltre alle minacce, l’aggressore ha dato un paio di pugni ad un finestrino e ha danneggiato uno specchietto retrovisore dell’auto su cui si trovavano un giornalista e il telecineoperatore. “Un atto gravissimo, inaccettabile e intollerabile”, è il commento della Rai che in una nota “condanna l’aggressione subita dal giornalista Rai Renato Piccoli, insieme alla troupe di una ditta convenzionata con il servizio pubblico – aggrediti solo per aver tentato di svolgere il proprio mestiere – ed esprime loro solidarietà e vicinanza”.
L’Associazione della Stampa di Puglia esprime “sostegno al Comitato di Redazione della Tgr Puglia e a tutti i giornalisti del Tg Rai regionale”. “Il sindacato dei giornalisti pugliesi, ringraziando le Forze dell’Ordine per il tempestivo intervento, si appella alla Prefettura – si legge in una nota – perché si faccia immediata chiarezza sul caso: i gravi episodi di giornalisti minacciati sono all’ordine del giorno ed è intollerabile che vi siano residenti o addirittura clan che si permettano di decidere come, quando e se debba essere garantito ai cittadini il diritto all’informazione e ai cronisti il diritto-dovere ad esercitare la libertà di stampa, entrambi tutelati dalla Costituzione”.
Anche l’Ordine dei giornalisti della Puglia esprime “solidarietà alla troupe della Rai aggredita mentre realizzava un servizio giornalistico nel quartiere Japigia di Bari e sottolinea con preoccupazione il fenomeno sempre più frequente di minacce rivolto agli operatori dell’informazione”. “Non possono esserci ‘zone franche‘ – si legge nella nota – per chi ha il dovere di informare e per chi ha il diritto di sapere. Anzi: è proprio in quelle ‘zone’ che diventa necessaria la funzione dell’informazione”. “Un giornalismo sotto scorta – prosegue il comunicato – è un sintomo di pericolo per la democrazia, per questo è necessario un supplemento nell’attenzione che le istituzioni già riservano agli operatori per l’informazione”.