Un rapporto del Politburo critico verso la gestione dell'emergenza dopo le critiche ai funzionari, accusati di aver minimizzato la gravità del virus in un primo momento e, in alcuni casi, di aver tentato di mantenere segrete le notizie. Il presidente Xi Jiping: "Chi verrà meno alle proprie responsabilità sarà punito"
Parlano di “limiti e carenze” nella gestione dell’epidemia e chiedono un miglioramento del sistema di gestione delle emergenze in Cina. Il mea culpa arriva dai vertici della politica di Pechino, il Comitato permanente del Politburo, che in un’operazione di autoanalisi ha ordinato anche un “severo” giro di vite nei mercati illegali degli animali selvatici, dove si pensa che il virus sia emerso. “È necessario rafforzare la vigilanza del mercato, vietare risolutamente e reprimere duramente il commercio illegale di animali selvatici”, si puntualizza nel rapporto, secondo quanto riporta la Bbc online. “In risposta alle carenze – prosegue il dossier – dobbiamo migliorare il nostro sistema nazionale di gestione delle emergenze e le nostre capacità nella gestione di compiti urgenti e pericolosi”.
Dal canto suo, il presidente Xi Jiping, che ha diretto la riunione, ha sottolineato come l’epidemia di nuovo coronavirus rappresenti “un test importante” per il sistema cinese e per la capacità di governo. “Dobbiamo mettere insieme tutte le esperienze e trarne insegnamento“, ha sottolineato, parlando anche lui di “mancanze e debolezze emerse” in questa situazione. L’esito della lotta contro l’epidemia di nuovo coronavirus riguarda la vita e la salute di tutto il popolo, la stabilità sociale ed economica e l’apertura del Paese”. E Xi ha affermato che chi verrà meno alle proprie responsabilità sarà punito e ha chiesto “un’opposizione risoluta contro la burocrazia e la pratica delle formalità nell’azione di prevenzione” dell’epidemia.
La gestione iniziale dell’epidemia da parte del governo del gigante asiatico è stata ampiamente criticata, anche perché i funzionari sono stati accusati di aver minimizzato la gravità del virus in un primo momento e, in alcuni casi, di aver tentato di mantenere segrete le notizie. Ha fatto il giro del mondo, ad esempio, il caso di un medico di Wuhan che già a fine dicembre aveva tentato di mettere in guardia i suoi colleghi sull’epidemia alla fine dell’anno scorso è stato accusato di “aver fatto commenti falsi” e la polizia gli ha intimato di fermare quella che consideravano “un’attività illegale”. Solo più avanti, a gennaio, il governo ha ordinato l’isolamento virtuale della provincia di Hubei, dove si ritiene abbia avuto origine il virus. L’impatto dell’epidemia è stato forte anche nelle regioni vicine.
Molte nazioni, intanto, hanno evacuato i loro cittadini dalle aree colpite della Cina, mettendoli spesso in quarantena all’arrivo in patria. E diverse sono le misure messe in campo da ciascun Paese. L’Oms ha avvertito che la chiusura dei confini potrebbe persino accelerare la diffusione del virus, se i viaggiatori entrassero nei Paesi attraverso canali non ufficiali. Gli epidemiologi ipotizzano che più di 75mila persone potrebbero essere state contagiate a Wuhan, e le stime dell’università di Hong Kong suggeriscono che il numero totale di casi potrebbe essere molto più alto del dato ufficiale. Secondo gli esperti, è probabile che la maggior parte delle persone infette guarisca completamente come succede per una normale influenza. Un componente della National Health Commission cinese ha affermato che una settimana è risultata sufficiente per una ripresa dai sintomi che si manifestano in forma non grave.