Secondo gli analisti dell’agenzia Usa, la chiusura di esercizi commerciali farà diminuire le spese per trasporti, acquisti al dettaglio, turismo e intrattenimento compromettendo la catena distributiva nazionale. E l'impatto potrebbe essere superiore rispetto a 17 anni fa perché oggi la crescita economica del paese è maggiormente condizionata dai consumi. S&P: "Le società globali di beni di lusso saranno tra le più colpite"
Il calo della spesa per i consumi in Cina a causa dell’emergenza coronavirus avrà un impatto “significativo” sull’economia del colosso asiatico. Lo scrive l’agenzia di rating Moody’s in un report sugli effetti economici del virus, che ha indotto molti gruppi automobilistici a prolungare lo stop della produzione nelle fabbriche cinesi, ha fatto crollare la domanda di petrolio e fa prevedere un calo nelle consegne di smartphone. “Il ruolo amplificato della domanda come motore della crescita – osservano gli analisti – aumenta il rischio che gli effetti dannosi sull’economia possano essere maggiori di quelli del 2003“, in occasione della Sars.
Secondo gli economisti dell’agenzia Usa, la chiusura di esercizi commerciali farà diminuire le spese per trasporti, acquisti al dettaglio, turismo e intrattenimento compromettendo la catena distributiva nazionale se l’epidemia dovesse persistere. Inoltre “il fatto che l’epidemia sia scoppiata appena prima del Nuovo anno lunare, un periodo di elevati consumi stagionali e di viaggi, esacerberà l’impatto economico”. Infine si osserva che sebbene la Cina abbia le risorse finanziarie per assorbire lo choc, l’economia del paese potrebbe non riuscire a riprendersi così facilmente come accaduto in occasione della Sars: oggi infatti la crescita economica del paese è maggiormente condizionata dai consumi rispetto a 17 anni fa. Nel 2003 dopo lo scoppio dell’epidemia la crescita del pil reale cinese crollò di due punti percentuali tra primo e secondo trimestre.
Un rapporto di S&P sottolinea che il coronavirus impatterà in maniera pesante sulla spesa in beni di lusso, dallo champagne all’abbigliamento passando per la cosmesi di alta gamma. “Le società globali di beni di consumo di lusso saranno tra le più colpite principalmente a causa della loro esposizione alla spesa cinese”, scrive l’analista del credito di S&P Global Rating Rocco Semerano in una nota. “La Cina continentale rappresenta ora uno dei principali mercati globali in termini di vendite per le tre maggiori aziende mondiali di beni di lusso: Lvmh Moët Hennessy, Compagnie Financière Richemont e Kering“. La dimensione dell’impatto dipenderà dalla velocità con la quale il virus verrà arginato. Il gruppo orologiero e del lusso Swatch intanto ha deciso di annullare la propria fiera “Time to Move”, in programma a Zurigo, proprio a causa della diffusione del coronavirus. I marchi interessati presenteranno le loro novità più avanti in occasione di eventi regionali. La manifestazione rivolta ai commercianti specializzati e ai giornalisti doveva svolgersi dal 28 febbraio al 4 marzo. Swatch afferma di non voler pretendere dai propri partner di viaggiare internazionalmente in un contesto incerto.
Martedì comunque le Borse asiatiche, all’indomani del tonfo di lunedì, hanno registrato un rimbalzo. Dopo uno scivolone iniziale Shanghai e Shenzhen hanno imboccato la via del rialzo e chiuso la seduta con guadagni rispettivamente pari all’1,34 e all’1,8%. Gli investitori confidano in interventi delle autorità con misure di sostegno all’economia per arginare gli effetti del virus che ha finora, secondo i dati ufficiali diffusi da Pechino, ha colpito 20mila persone provocando la morte di 425. E la Banca Centrale cinese ha già cominciato a immettere liquidità nel sistema bancario.