“Non voglio mica laaa Ruu-la”. Sanremo è Sanremo. Si scherza. È stato il tormentone dell’inverno attorno al Festival edizione 2020. Ma alla fine Rula Jebreal, 46 anni, da Haifa (Israele), cittadinanza israeliana e italiana, sul palco dell’Ariston ci va. Si dice, per 25mila euro di cachet (metà del compenso al Nobel Nadia Murat), con un monologo contro la violenza sulle donne. Giornalista, poliglotta, figlia di un imam sufi, a sua volta con origini nigeriane e arabo palestinesi, orfana di madre palestinese a 5 anni, Rula Jebreal giunge in Italia per la prima volta nel 1993 dopo tredici anni di collegio. “Mia mamma si è tolta la vita dopo un’infanzia di violenze tra i 13 e i 18 anni – ha detto in un’intervista a Vanity Fair -, nessuno le aveva creduto per salvare ‘l’onore’ della famiglia”.
La borsa di studio all’Università di Bologna le porta un diploma in fisioterapia. Anche se le sua bio Wikipedia inglese differisce segnalando un master in giornalismo che è poi la sua vera passione. Dal 1997 collabora come cronista per i giornali del gruppo Riffeser, ma il suo vero obiettivo è la tv. Tra una battaglia pro-Palestina e l’altra eccola planare nella redazione giornalistica di La7. Di lì il passo è breve: la corte di Michele Santoro. Ad Annozero è uno dei bulldog di Michele. In una puntata azzanna Di Pietro e lo mette alle corde. “Simpatica”, fa come per sublimare un “che palle” il vecchio Tonino che non le risponde.
Ma una come Rula mica può fermarsi lì. In nemmeno cinque anni sforna ben 4 libri, tutti con Rizzoli (mica bruscoli). Da uno di questi La strada dei fiori di Miral, Julian Schnabel ne trae un film che finisce in Concorso a Venezia 2010. Quindici minuti di applausi. E Rula che fa? Scrive la sceneggiatura. Intanto l’attività giornalistica è inesauribile. Programma in Rai, ospitate sulle tv statunitensi, apparizioni omaggio in politica, come quella alla Leopolda 2018, l’edizione menagramo con la Dorelan di Ritorno al futuro, con Renzi ancora felicissimo premier che la presenta sboronissimo come nemmeno Fonzie: “Questa intervista sono incerto se farla in inglese o in italiano”. Poi Rula, però, non si candida con il Pd. I suoi peana sono forse un po’ sbilanciati su il piano inclinato della Palestina libera per stare dentro al contenitore renziano. Rula, ad esempio, è una donna che senza paura va su una tv americana a dire che sono troppo filo israeliani con il cronometro in mano come fosse il garante delle telecomunicazioni. MSBNC coglie l’occasione per non rinnovarle il contratto, così lei comincia a citofonare alla Cnn e perfino nella conservatrice Fox News. Ogni collegamento la stessa tesi: non si parla di arabi qui da voi, quando cambiate linea politica? Arrembante, martellante, indomabile, la Jebrael non si ferma davanti a nulla.
Nemmeno al classico destino da coppia fissa per tutta la vita. Mentre vive e studia a Bologna incontra l’artista Davide Rivalta con cui avrà la figlia Miral. Lasciato il promettente autore di bestiari fantastici, si fidanza con il conte e imprenditore Pietro Antisari Vittori. Ma non dura nemmeno con lui. In mezzo in ordine sparso, ma siamo già alla Rula newyorchese, una relazione con Julian Schnabel, quella con il musicista Roger Waters, infine l’ultimo marito Arthur Altschul Jr. Figura di spicco che il Sole24Ore mettendolo accanto a Rula li ha definiti: una “vera power couple”. Arthur, infatti, laureato a Yale, bisnipote del fondatore di Lehman Brothers, ex general manager di Goldman Sachs, filantropo per Whitney Museum e MoMa, non è proprio uno che si incontra al bar del Bronx mentre si attende il macchiatone. Solo che anche con il rampollo Altschul non dura. Tre anni, dal 2013 al 2016, che per ora segnano il record di permanenza coniugale vecchio stile. Per non parlare della super polemica che già infuoca i social, soprattutto dalla destra italiana anti Jebrael: la foto con Harvey Weinstein. Anzi più foto. Ancora meglio: in una proprio pacche sulle spalle, grandi amici. Va detto: che Harvey violento zozzone frequentasse il jet set newyorchese, e non solo, dell’America liberal era cosa nota. Magari il monologo parlerà anche di lui. Visto che di violenza e di molestie è oggettivamente diventato re indiscusso.
“A Sanremo parlerò di fatti che conosco, di adesso. È una battaglia che va combattuta anche dagli uomini. Per me è imprescindibile, non combatterla vorrebbe dire che non è cambiato niente da quando mia mamma si è suicidata. E lo devo a mia figlia”, ha detto ancora a Vanity Fair.