“Abbiamo incontrato l’allora premier Matteo Renzi per la prima volta il 7 marzo 2016 e ci ha detto di andare da lui senza la nostra legale. Cosa che oggi, con il percorso formativo che abbiamo sviluppato, non faremmo più. Una cosa molto strana”. È il racconto di Paola Deffendi, la madre di Giulio Regeni, il ricercatore friulano ucciso in Egitto quattro anni fa, ascoltata nella Commissione bicamerale che ha il compito di far luce sulla morte del giovane. “Durante l’incontro -continua la madre di Giulio – Ci ha detto di avere fiducia e che aveva una strategia per smuovere gli egiziani e che avevamo avuto la miglior procura d’Italia. Subito dopo è uscita un’intervista del presidente egiziano al-Sisi sul quotidiano Repubblica”. “Al secondo incontro Renzi (in presenza della legale ndr.) ci ha fatto un discorso come se fossero già in Italia i famosi video delle telecamere di sorveglianza della metro del Cairo, cosa che a quel tempo ufficialmente non era ancora avvenuta”. I video delle telecamere, infatti, sono stati consegnati ufficialmente all’Italia il 15 maggio 2018, quindi quasi due anni dopo rispetto all’incontro con l’ex premier. “Ci venne detto come se quei video fossero stati già visti. Noi restammo basiti”, ha concluso la madre. Da allora, racconta ancora la Deffendi, i genitori di Giulio hanno sentito Renzi solo telefonicamente.
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