Un incendio da spegnere, una indagine di tipo ambientale da realizzare, un controllo del territorio da effettuare. Pochi sardi, e tanto meno gli italiani, conoscono il Cfva (Corpo Forestale e di vigilanza ambientale) della Regione Sardegna. Chi vive nelle aree rurali lo conosce, ma non sa esattamente di cosa si occupa.
Non sa che in materia ambientale è uno degli organi pubblici a cui con più sicurezza si rivolgono i pubblici ministeri durante le indagini. Non sa che, da quando esiste, gli incendi in Sardegna non sono così drammatici e mortali come erano prima che, nel 1985, venisse istituito con legge regionale. Non sa che senza il Cfva i controlli sul territorio non avverrebbero, o avverrebbero solamente mediante modalità repressive.
E solo chi ha a cuore la Sardegna sa quanto l’ambiente e le aree interne siano temi sensibili. Nel 2015 si tentò di smantellare il Cfva, così come nel 2016 si smantellò il Cfs (Corpo Forestale dello Stato). Mauro Corona ne parla spesso in televisione e in Parlamento ogni tanto il tema riappare. Ma la realtà è che le campagne italiane non sono al sicuro come lo erano prima, proprio perché il Cfs non esiste più, in quanto funzioni e personale sono stati assorbiti dai Carabinieri.
Ammazzato il Cfs, si tenta di ammazzare lentamente il Cfva. Come la rana che si mette nella pentola tiepida e piano piano si alza il gas finché muore senza accorgersene. Col Cfva si fa lo stesso non assumendo o riconoscendo né indennità né gli stessi diritti di chi fa lo stesso lavoro. Oggi non c’è personale, e uomini di 63 anni vanno a spegnere gli incendi. Tra qualche anno il Cfva, semplicemente, non ci sarà più. E si sarà realizzato il disegno del 2015.
Del Cfva, in ogni caso, si parla poco, e quando il legislatore sardo prova a fare qualcosa sbaglia. Serve cervello e cuore, altro che contrattazione separata. Infatti la soluzione che ha individuato il legislatore (senza verificare che la maggioranza dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali fosse d’accordo) è approvare in commissione Autonomia una legge per la “contrattazione separata”. Invece che risolvere i problemi si crea un contenitore, naturalmente a costo zero. Un po’ come quei capiufficio che, di fronte a un problema, coraggiosamente decidono: “Convochiamo una riunione!”. Perché una contrattazione separata? Nessuno l’ha ancora spiegato, e le ragioni inserite nella documentazione a corredo della proposta di legge mi fanno sorridere.
La realtà è che si vuole costruire un recinto dal quale non si potrà uscire. Un recinto dove i diritti non si potranno far valere. Se di fronte a un padrone si è in due a chiedere una cosa, quello dà un po’ a uno, ma neanche tanto, e sottomette l’altro. Se di fronte al padrone si è in dieci, viene difficile dividere in “affidabili” e “reietti”. Ecco, questo succederà con la contrattazione “bonsai” del Cfva. E poi col nuovo recinto quando e come si potranno fare assunzioni? Mistero, o forse anche peggio. Si fa la contrattazione separata (come puoi assumere se non sai quali spazi assunzionali hai e in quale contenitore?) per evitare le assunzioni e far morire il Cfva. Per la felicità degli inquinatori, degli incendiari e di chi deturpa l’ambiente.
Un nuovo strumento di distrazione di massa, la contrattazione separata, per chiudere gli occhi su quello che già oggi si potrebbe fare e non si fa. Il Consiglio regionale è ancora in tempo: si concentri su tre cose (assunzioni, indennità di istituto ed equiparazione pensionistica) che risolverebbero i problemi del Cfva, e poi magari parliamo anche di altro.