A ciascuno il suo lago, di Nenad Joldeski (traduzione di Davide Fanciullo; Mimesis). Poetico, secco, ermetico, a tratti nichilista, il testo dello scrittore macedone è un originale e serio collage minimalista dove le pulsioni solitarie dell’uomo sono costantemente messe a confronto con una marginale dimensione urbana e con la consistenza liquida del lago (metafora del lago di Ohrida, specchio d’acqua su cui si affaccia Struga, città d’origine dell’autore).
Verosimiglianza, realtà e situazioni surreali si susseguono in questi brevi racconti collocati in anonime stanze d’albergo, sopra a scrivanie colme di libri, nei vicoli nebbiose di città anonime che si sciolgono lentamente, sulle tracce di artisti rapiti dal proprio inconscio.
Kintu, di Jennifer Nansubuga Makumbi (traduzione di Emilia Benghi; 66thand2nd). Epopea archetipale e viscerale della storia del suo Paese, l’autrice ugandese dispiega per il lettore la maledizione sulla stirpe di Kintu Kidda, governatore della provincia di Buddu a metà del 1700, che durante una traversata di territori ostili per rendere omaggio al nuovo sovrano, è inconsapevolmente colpevole della morte del figlio adottivo, fatto che scatenerà un flagello capace di protrarsi nei secoli.
E così, nell’età contemporanea, Kamu Kintu e sua sorella Kusi, Suubi, Isaac Newton, il predicatore Kanani e gli altri discendenti di Kintu Kidda subiranno le conseguenze di quell’antica dannazione. Qualcuno perirà, fisicamente e spiritualmente, altri cercheranno di liberarsi dal fardello che si annida nel cuore della famiglia.
Con sapienza e notevole capacità storica, la scrittrice tesse un mosaico avvincente che mescola le leggende popolari, le rivendicazioni locali e un linguaggio sanguigno, a volte torbido, dove, tra le righe, si legge un atto d’accusa all’ottusità coloniale e agli uomini che hanno scimmiottato il potere straniero in quella che è diventata l’Uganda odierna.
Le tribolazioni dell’ultimo Sijilmassi, di Fouad Laroui (traduzione di Cristina Vezzaro; Del Vecchio Editore). Una riflessione in chiave narrativa sullo scontro tra la cultura occidentale e quella maghrebina, più propriamente sull’influenza occidentale nella sensibilità sociale e linguistica degli appartenenti alle classi benestanti arabe. Un’influenza capace di far esplodere vere e proprie crisi di identità e contromosse a volte schizofreniche ed estremiste.
Tratteggiato in modo grottesco, il romanzo racconta le vicende di Adam Sijilmassi, rappresentante in giro per il mondo per una grossa azienda che, al ritorno a Casablanca dall’India, decide di non prenderà mai più un aereo e di spostarsi a piedi. Questa decisione allontanerà sua moglie, preoccupata di perdere il suo status symbol altoborghese e porterà Adam a percorrere, camminando, la distanza che lo separa dal suo villaggio d’origine, convinto di ritrovare quella tradizione tipicamente marocchina che la vita “globalizzata” gli ha tolto.
Ma anche al borgo natio le incomprensioni non tarderanno a sopraggiungere, conducendo Adam al labile confine tra due modi di vedere il mondo, in una terra di mezzo fatta di equivoci, ripensamenti, riflessioni e una cinica e sagace ironia letteraria.
Piccoli miracoli, di Sandra Cisneros (traduzione di Riccardo Duranti; La Nuova Frontiera). Semplici, commoventi, ironici, i racconti di quella che è considerata tra le più importanti autrici chicane danno voce a un coro di voci femminili, che tratteggiano la crescita dall’infanzia all’età adulta delle protagoniste delle storie. Una scrittura dei cinque sensi, dove colori e odori si rincorrono narrando vicende familiari, amare e passionali con una forte connotazione geografica, sociale e antropologica.
All’ombra della collina dei galli, di Osvalds Zebris (traduzione di Paolo Pantaleo; Mimesis). Un romanzo ambientato a Riga, nel 1905, scossa da rivolte operaie, violenze e pogrom, mentre nel vasto impero russo il potere dello Zar comincia a vacillare.
Parallelamente lo scrittore lettone narra la storia di due amici che si ritrovano uno contro l’altro, della collina dove sono cresciuti in armonia e del rapimento misterioso di tre bambini. Amalgamando vari generi letterari Zebris scrive una storia intima e al contempo di un Paese, la Lettonia, alla difficile ricerca di una propria libertà e identità nazionale.