La famiglia di centrodestra non decide né sull'espulsione né sul "reintegro" del partito del premier ungherese, nel mirino per le sue derive populiste e razziste, oltre che per gli attacchi allo Stato di diritto. Orban in Italia: dopo l'incontro con Conte e Meloni, vede Salvini e Berlusconi
Prorogata la sospensione. È quanto hanno deciso i popolari europei nei confronti di Fidesz, il partito del premier ungherese Viktor Orban che ha così rinviato, di fatto, ogni decisione sulla sua permanenza all’interno della famiglia del centrodestra a Bruxelles. A pesare sulla sospensione – decisa a marzo, prima delle europee di maggio – sono state le derive populiste e antieuropee del premier magiaro, oltre al mancato rispetto dello stato di diritto da parte di Budapest. Un tema caldo per il Ppe attento a soppesare le alleanze fuori dal partito (in primis la destra europea di Le Pen e Salvini) ma anche a sondare gli equilibri interni, per evitare che si alimenti la spaccatura interna tra i partiti del Nord Europa, orientati a cacciare Orban, e quelli del Centro e del Sud Europa – tra cui Forza Italia, il Partido Popular e Les Républicains – contrari invece alla sua espulsione. La posizione maturata, malgrado il presidente del Ppe Donald Tusk si sia detto “piuttosto critico” nei confronti di Fidesz, trae spunto dalla relazione dei “tre saggi” – l’ex presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, l’ex cancelliere austriaco Wolfgang Schussel e l’ex presidente dell’Europarlamento, Hans-Gert Pottering – incaricati di preparare una valutazione su Fidesz.
Con la scelta di rinviare la decisione su Orban, il Partito Popolare europeo si è così concesso più tempo per arrivare in futuro a una soluzione condivisa, forse al prossimo Congresso. Intanto il 10 febbraio Orbàn incontrerà la leader della Cdu Annegret Kramp-Karrenbauer per discutere della sospensione del suo partito, decisione sulla quale pesano ancora le accuse di antisemitismo. “Orban gioca indiscutibilmente con i sentimenti antisemiti”, ha detto l’ex europarlamentare cristiano-democratico Elmar Brok. Anche l’esponente liberale esperto di politica estera, Alexander Graf Lambsdorff, ritiene difficile il rientro di Orban nel partito popolare: “Qualcuno che fa campagna elettorale giocando con i luoghi comuni dell’antisemitismo – ha detto – non può avere posto in un partito democratico come il Ppe”.
Ieri il leader di Budapest ha incontrato a Bruxelles le alte cariche europee a partire dalla presidente Ursula von der Leyen per poi andare a Roma per un primo faccia faccia con il premier Giuseppe Conte e partecipare alla Conferenza National Conservatism, con Giorgia Meloni, convinta che “la famiglia naturale di Orban” sia quella dei Conservatori (Ecr) in Europa, dove siede anche Fratelli d’Italia. Presenti alla conferenza anche il presidente del gruppo Ecr al Parlamento Europeo Ryszard Legutko, il leader di Vox Santiago Abascal e il filosofo israeliano Yoram Hazony. Sarà assente invece Matteo Salvini, che ha specificato che incontrerà Orban “riservatamente” mentre Berlusconi pranzerà con lui domani a Palazzo Grazioli. L’appuntamento con i leader di FdI e della Lega per rinsaldare vecchie amicizie ma anche in vista di nuovi e futuri impegni politici.