Ci eravamo lasciati sulle macerie. Quelle che restavano di Ferrara dopo i primi 100 giorni di Lega. Ne sono passati altri 100. E per raccontare il “cambiamento” promesso dal sindaco Alan Fabbri ci vorrebbe l’enciclopedia britannica. Cercherò di fare di sintesi virtù, anche se di virtù ne leggerete poca.
Sicuramente il maggior centro d’attrazione, colui che sta rendendo celebre Ferrara in tutti gli otto pianeti del sistema solare è lui, il vicesindaco Nicola Lodi, il Pitbull dell’Emilia, il virtuoso della ruspa che con il suo ‘metodo Naomo’ ha impedito a Salvini di esportare il modello Ferrara in tutta l’Emilia-Romagna. “Chi ce lo fa fare di finire così”, si saran chiesti guardinghi gli elettori delle città consorelle.
Dettagli. Ora andiamo in ordine di apparizione, come al cinema. Il genere di film ve lo lascio indovinare alla fine. Attore involontariamente protagonista è Giulio Regeni. Lo striscione che faceva bella mostra di sé sullo scalone del municipio era già stato oscurato la notte magica delle elezioni da una bandiera della Lega. Da quattro mesi è stato rimosso. Maledetti vandali si è rimuginato in città. Macché, era stato il Comune. Senza dare spiegazioni. Se non fiati ti credono morto, avran pensato a Palazzo.
Il sindaco rassicura. Si dice preoccupato per eventuali turisti che si trovino loro malgrado a immortalare il telone giallo. Nobili premure a parte, arriva un conforto: “Stiamo cercando una collocazione più consona”. E alla vigilia della fiaccolata di fronte a palazzo municipale a 4 anni dall’assassinio, puntuale come la demenza senile, lo striscione ricompare. Ma sopra una impalcatura. Quella i giapponesi non la fotografano.
Mentre infuria la campagna elettorale delle Regionali, la tensione in città si tocca con mano. Un mite banchetto di raccolta firme della Lega viene aggredito, riferirà poi una velina del Carroccio, da un nugolo di prepotenti “probabilmente legati a collettivi o centri sociali”. La masnada era in realtà un artista di strada che faceva bolle di sapone. Aveva reagito a delle minacce, che denuncerà in questura.
Ma da queste parti guai a non assecondare quel che dice la Lega, specialmente Naomo. Se un giornalista si dimostra scettico, ecco che parte la campagna di offese via Facebook (“verme”, “squallidi opportunisti” solfeggiava mesi fa Naomo contro Estense.com, il sito d’informazione che dirigo) e via di shitstorming per farlo sommergere di (perdonate il francesismo) merda. Maestro indiscusso di questa nobile arte, per sua stessa involontaria ammissione, è il buon Michele Lecci (il portavoce del sindaco, alias ‘Fuhrer’, che porta a spasso il suo dobermann “Rommel”, cui ha dedicato una pagina social, ricordate?).
E questo modo di aizzare le bili verdi al linciaggio mediatico ha fatto scuola. Tanto che nella bella Ferrara era nato il gruppo de I Pinguini Estensi. Una pagina con 5mila aficionados e 9 amministratori, tutti orbitanti attorno alla galassia leghista. I loro profili sono tutti un grazioso fiorire di selfie con Fabbri, Naomo o Salvini. Meno petalosi erano i post e i commenti che vi si leggevano (ora la pagina è stata cancellata). Auguri di morte a Mattarella, insulti razzisti a catinelle, istigazione all’odio e allo stupro verso i soliti noti. Carola Rackete e Ilaria Cucchi ahiloro le più gettonate.
Credete che sindaco o vice si siano dissociati dall’allegra combriccola? Inguaribili ingenui. E immaginate che dai consiglieri del Carroccio, noti per scambiarsi cortesie come “poltronificio associato” e “marcio che avanza”, qualche voce si sarà pur alzata sdegnosa e sdegnata? Macché, troppo impegnati a litigare per i biglietti gratis a un concerto o per dotare l’ufficio di forni e frigo a spese del Comune. Parigi val bene una mensa d’altronde.
E in effetti cosa pretendete da un sindaco e una maggioranza che difendono l’operato del loro Stefano Solaroli. Se sono goliardate il video con la pistola e quello con il suv armato di trincia-rom, offrire un lavoro da dipendente pubblico a una consigliera comunale per “togliersela dai coglioni” cosa volete che sia? Aiuta la risposta del “sindaco di tutti”, come ama definirsi Fabbri: non esiste un caso Solaroli “perché non c’è l’oggetto del contendere, in quanto nessun posto né comunale né privato poi si è materializzato”. Checco Zalone gli fa un baffo.
Ma allora Fabbri si sarà almeno un po’ irrigidito per la nonchalance con la quale il suo vice continua ad abitare in una casa popolare, a utilizzare un pass per invalidi a prova di capriole e a promettere “politicamente un culo così” ai suoi avversari e a giornalisti scomodi? Birbanti che siete! Roba “strumentale” – zittisce Fabbri in un video preregistrato da attore provetto – perché “non è corretto andare a toccare la sfera personale di una persona”.
Ma alla fine del filmato è proprio il sindaco a scadere in una terribile minaccia: “Non ci fermeranno con questi mezzi molto spesso di basso profilo. Porteremo avanti il nostro programma elettorale”.
Pensate allora a me, tapino, tra 100 giorni cos’altro dovrò raccontarvi…