La cantautrice per il suo debutto al Festival di Sanremo ha scelto un vero e proprio inno. Un invito all'inclusione e al rispetto delle diversità. “Questa canzone parla a tutti, a tutti quelli che hanno qualcosa di speciale da difendere e a tutti quelli che non hanno capito d’avere qualcosa di speciale da difendere”, dice
Levante debutta sul palco del Teatro Ariston al Festival di Sanremo, coronando un sogno che aveva sin da piccola. La canzone scelta è “Tikibombom”, non un vero e proprio pezzo sanremese d’amore, quanto “un canto d’inclusione, un canto per gente libera”. Il brano fa parte del repack di “Magmamemoria” che comprende 31 brani in un doppio cd, il brano in gara, 4 bonus track e Magmamemoria live registrato durante il suo concerto al MediolanumForum di Assago (Milano).
“Tikibombom” è un inno alla rivoluzione?
È un invito ad una maggiore sensibilità, non è realmente un brano sulla discriminazione o sull’omosessualità, è un brano più ampio. Si racconta di un animale stanco, che forse sono io, una persona che si sente molto sola, a volte anche fuori dal tempo. Parlo anche di una società che chiede all’uomo di essere maschio, mentre dalla donna non si sa cosa si vuole. C’è una frattura profonda e superficiale, per non dire bigotta, in questa società. Questa canzone parla a tutti quelli che hanno qualcosa di speciale da difendere e a tutti quelli che non hanno capito d’avere qualcosa di speciale da difendere. Mi identifico con la diversità, perché la diversità è ricchezza, non può esistere un mondo diverso.
Come mai non hai portato una canzone d’amore, tipica sanremese?
Non sono restia a portare le canzoni d’amore a Sanremo, tanto che una delle mie canzoni preferite della storia del Festival è ‘Cinque giorni‘ di Zarrillo. È stata una scelta di istinto, non avevo nulla nel cassetto, il disco ‘Magmamemoria‘ era appena uscito. Poi si è prospettata la possibilità di andare al Festival e mi sono detta ‘bene, se arriva una canzone bene. Se no meglio aspettare’. Inaspettatamente è arrivata ‘Tikibombom‘ che mi ha emozionata e dato una carica pazzesca. Era il pezzo giusto da portare all’Ariston.
Ti scatenerai sul palco?
All’inizio pensavo di no. Avrò un abito bellissimo, non posso rischiare di stonare, muovermi… Poi alle prove con l’orchestra, è stato più forte di me, ho iniziato a muovermi come fossi in una danza tribale.
Nella serata dedicata alle cover, sarai con Francesca Michielin e Maria Antonietta, per cantare brano “Si può dare di più” con cui il trio Morandi, Ruggeri e Tozzi vinse il Festival di Sanremo nel 1987. Come mai questa scelta?
Alle prove è andata alla grande. Sono legata a questa canzone anche perché io sono nata proprio in quell’anno. Con Antonio Filippelli abbiamo rivisto il brano negli arrangiamenti e l’abbiamo reso meno muscolare, più sospeso soprattutto nelle strofe. Rileggendo il testo ho trovato una forza pazzesca perché modernissimo dal punto di vista sociale ed è di grande inclusione.
Dopo Sanremo cosa farai?
Dal 13 maggio sarò in tour in Europa e non vedo l’ora. Andremo a Bruxelles, Amsterdam, Londra, Parigi, Madrid e Barcellona. In estate poi partirà in tour in Italia e sarò ospite di diversi Festival. Sarà una dimensione diversa rispetto a quella degli anfiteatri dello scorso tour.