Musica

Festival di Sanremo 2020, Piero Pelù sul palco dell’Ariston: lo “scapolone infinito che pam, ha preso una legnata micidiale” per una sera farà il bravo marito

Con la band ci dava dentro assai. In solitaria pecca di disorientamento, di ancoraggio alle radici, di voce propria, anche se il suo canto è sempre stato (pre)potente

Terremooooto. Piero Pelù, il “minatore del rock”, sbarca a Sanremo. I miei primi 40 anni (di carriera). Mica a Wembley, ma all’Ariston. perchè prima o poi tutti lì si ricade. Fiorentino illustre, sinistrorso vecchia maniera, le tirate sulla Guerra nei Balcani, una vita tra il chitarrone dei Black Sabbath e il tira e molla con Ghigo Renzulli, Piero, il Peter Punk del lungarno, lo sfondamento esagerato coi Litfiba, poi il duro percorso da solista. Ammirazione e gorgheggi per e alla Demetrio Stratos, l’ancheggiare scomposto tra Iggy Pop e Celentano, baffetti classici da sparviero, le primavere oramai per Pelù sono quasi 60.

Con la band ci dava dentro assai. In solitaria pecca di disorientamento, di ancoraggio alle radici, di voce propria, anche se il suo canto è sempre stato (pre)potente. “Dicono che è proibito, che è proibito anche fumare. Io vi lascio il giorno, ma la notte è solo mia”. A Sanremo ci salirà invece con Gigante. Canzone dedicata al nipotino di 3 anni e a chi vuole “rinascere ogni giorno”. A dirigere l’orchestra la neo moglie, Gianna Fratta, un vortice di esperienza davanti e in mezzo a tutte le orchestre del mondo dalla Cina al Libano. Lo “scapolone infinito che pam, ha preso una legnata micidiale” per una sera farà il bravo marito. Anche se la premura prima di tutto è di non produrre tra i milioni di spettatori l’ “effetto Al Bano e Romina”.