Un testo intenso, una interpretazione emotiva. Il rapper (ed vincitore di X Factor 2018) Anastasio i presenta al Festival di Sanremo con il brano “Rosso di rabbia”, che è uno dei capitoli del suo primo disco “Atto zero”, prodotto da Slait, Stabber e Alessandro Treglia. Un album che è un vero e proprio racconto di un ventiduenne che si pone delle domande esistenziali, analizzate da angolazioni diverse, senza falsi moralismi. Le tematiche affrontate dai vari brani spaziano tra la realtà e la fiction. Tour al via dal 12 marzo a Roma.
La copertina del disco è un pugno in faccia, tutt’altro che rassicurante…
(Ride, ndr) Il disco si chiama ‘Atto zero’ ed è proprio l’attimo prima del momento dell’impatto. Proprio quella scintilla che mi interessa, di massima tensione prima che arrivi il pugno in faccia. Insomma è un po’ anche un monito agli altri: bisogna abituarsi ai pugni in faccia, io ne ho ricevuti già un bel po’.
A Sanremo porti “Rosso di rabbia”, come nasce?
È un racconto che ho sviluppato alla fine dell’album. Ho subito capito che era il pezzo giusto anche perché ha una missione. Quello che deve fare ogni canzone che si rispetti, almeno per me, è stimolare l’immaginazione di chi ascolta, vorrei che questa canzone colpisse (per tornare al tema del pugno in faccia) la platea sia per il testo che per le musiche che sono piene di schitarrate.
Perché in questa canzone sei così arrabbiato?
Di questi tempi la principale tematica è il caos che anima tutto ciò che ci circonda. Sono crollati i valori e oggi vale tutto, vedo un po’ di smarrimento. C’è bisogno di punti saldi, sia in negativo che in positivo.
Come mai hai scelto per la serata delle cover “Spalle al muro” di Renato Zero?
Ho voluto lavorare e riscrivere questa canzone che ha uno spessore molto importante e tanto da dire. L’ho stravolto un po’ aumentandone il ritmo, viaggia veloce questa cover.
Quanto sei cambiato dalla vittoria di “X Factor”?
Impari molto con l’esperienza. Credo di essere un falso timido, sono sempre sulle mie, ma quando mi fido sono una persona molto estroversa, sono a mio agio. Lo stesso succede durante i live dove vivo di empatia con il pubblico.
Come si conquista la tua fiducia?
Una persona deve essere onesta intellettualmente.
Che ne pensi delle polemiche che ci sono state attorno a Junior Cally?
C’è stato un eccessivo moralismo attorno a questa vicenda. Anche io sono stato attaccato dopo la vittoria a ‘X Factor’ per aver messo qualche like ad alcuni messaggi. Mi è stato detto di tutto, ma quando la macchina del fango parte, parte. In questo caso specifico, sebbene non ascolti Junior Cally, penso che la censura sia uno strumento pericolosissimo. La musica può educare o no, racconta storie proprio come fa il cinema, ma non la si deve controllare se no parliamo di repressione.
Quanto ti sei sentito libero durante la lavorazione di questo disco?
Era la ‘condicio sine qua non’ appena ho messo piede in Sony. Mi hanno lasciato libero di lavorare, In questo senso non credo che le discografiche siano stupide, è giusto che diano ai propri artisti campo libero.