Sarà la senatrice del Movimento 5 Stelle Angela Piarulli la presidente della commissione d’inchiesta sulla Comunità del Forteto, a Vicchio in provincia di Firenze, travolta dalle inchieste su casi di molestie e abusi sessuali. Piarulli, prima di essere eletta, era direttrice del carcere di Trani. Piarulli è stata eletta con 16 voti vincendo il ballottaggio con Giovanni Donzelli (Fratelli d’Italia). I vicepresidenti della commissione saranno il senatore Manuel Vescovi (Lega) e la deputata Lucia Ciampi (Pd). I segretari saranno Caterina Biti (Pd) e Fiammetta Modena (Forza Italia). La commissione era stata votata all’unanimità dal Parlamento all’inizio del 2019.
L’organismo bicamerale (ne fanno parte 20 senatori e 20 deputati) ha come tutte le commissioni d’inchiesta gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell’autorità giudiziaria. In questo caso avrà il compito di esaminare la gestione della comunità dalla sua istituzione ad oggi. In particolare l’indagine si concentrerà sulle ragioni per cui enti pubblici e autorità – comprese quelle con poteri di vigilanza – hanno continuato ad accreditare come interlocutore istituzionale Il Forteto, anche dopo i primi provvedimenti giudiziari per abusi sessuali e maltrattamenti. Per evitare che si ripropongano simili casi, la Commissione ha anche il compito – come da prassi – di formulare proposte su nuovi strumenti di controllo delle comunità-alloggio e sul potenziamento del sistema dei controlli.
Il Forteto è commissariata dal 2018, il suo fondatore Rodolfo Fiesoli è stato condannato in via definitiva a 14 anni e 10 mesi. In un secondo processo Fiesoli è stato assolto in appello dopo una condanna in primo grado.
La comunità era nata negli anni Settanta, quando un gruppo di giovani pratesi che fonda una cooperativa che lavora per accogliere giovani disagiati. Le prime accuse a Fiesoli e a un suo collaboratore sono del 1978: finiranno con una condanna definitiva in Cassazione del 1985. Eppure la comunità continua la sua attività. Fino al nuovo arresto di Fiesoli nel 2011 per l’inchiesta che ha portato a una nuova condanna definitiva. Dalle inchieste era emerso che al Forteto erano stabilite regole simili a una setta, anche con umiliazioni pubbliche – con la cosiddetta pratica dei “chiarimenti” – e con il pretesto di “togliere la materialità”, alcuni dei giovani ospiti – secondo le sentenze – furono anche abusati.