Ripartiamo da dove ci eravamo lasciati ieri: da un festival della canzone che ci tiene per un’ora intera senza neanche una canzone. Si sa, succede e nessuno è così ingenuo da pensare che si possa tornare ai tempi in cui a Sanremo le canzoni si susseguivano senza intermezzi. Ma ieri sera qualcosa è andato storto. Se nella prima serata il lungo momento senza musica era stato arricchito dalle belle parole di Rula Jebreal, ieri questa fase tutta parlata, andata in scena tra le nove e un quarto e le dieci e un quarto abbondanti, ha girato un po’ a vuoto.
Complimenti, convenevoli, telefonate, ripetizioni, goliardate tra i due amici, arrivi a sorpresa, ma poco divertimento per gli spettatori. Che alla fine si sia fatta un po’ troppa confusione lo rivela un dettaglio imbarazzante: quello delle due conduttrici del Tg1 Laura Chimenti ed Emma D’Aquino (già penalizzate dalla gag stiracchiatissima dell’annuncio della canzone in stile troppo telegiornalistico) dimenticate sul palcoscenico.
Ma forse il problema è a monte. Il vero nemico della seconda serata è stata l’euforia. Il giusto entusiasmo per gli ascolti eccezionali ha creato un clima non gioioso, ma eccitato. Quella che martedì era stata la scelta vincente, l’ironia che smorzava le polemiche si è trasformata nell’euforia del vincitore, che scivola (anzi scivola scivola scivola) nell’inutile autocelebrazione.
In questa serata storta la cosa migliore è stata quella che personalmente temevo di più. La presenza di Paolo Palumbo, il giovane affetto da Sla autore di una canzone sulla sua terribile esperienza. Lo dico da sempre – senza cinismo ma anche senza ipocrisia – temo questi momenti per i pericoli che portano con sé: la retorica, il patetico, il vacuo discorso consolatorio. Invece niente di tutto questo, tutto fatto con sobrietà, compostezza, con la giusta commozione e con molta efficacia. Almeno finché si è illustrata la vicenda e cantata la canzone. Poi sono tornate le parole e non dico altro: sarebbe bastata la canzone. Già! “Se bastasse una sola canzone”, come dice il poeta.