A Sanremo arriva la bomba. Johnny Dorelli mister Volare numero due. L’unico vero crooner nazionalpopolare della storia dello spettacolo italiano sarà finalmente sul palco dell’Ariston. Nemmeno un giorno fa la partecipazione sembrava annullata. Motivi di salute. Poi stamattina la riconferma. Giorgio Domenico Guidi, milanesissimo, classe ’37, ha ricoperto con brillantezza gentile tutti i ruoli immaginabili tra tv, musica e cinema dagli anni Cinquanta fino agli Ottanta inoltrati. L’adolescenza passata negli Stati Uniti con un papà tenore si sente fin da subito. Diplomato in pianoforte e contrabbasso a 18 anni è già sotto contratto in Italia per un po’ di cover americane da sparare sui rapidi 78 giri. Nel ’57 la prima timida apparizione nel Musichiere di Mario Riva e nel ’58 ecco Sanremo. Performance che è subito consacrazione.
Fa coppia con Modugno e cantano Nel blu dipinto di blu. Ci sarebbe da chiudere la serranda qui. Invece si narra di Modugno che dietro le quinte prende a pugni Johnny, emozionatissimo e incapace di superare la paura. La vittoria è apoteosi. Coppia che vince non si cambia. L’anno dopo è ancora Modugno-Dorelli per Piove. Altra vittoria. Altro screzio con Mimmo. La CGD vuole Dorelli in scena per la seconda interpretazione del brano. Stavolta è Modugno ad agitarsi e istruire energicamente il compagno. Per Dorelli Sanremo è il trampolino di lancio definitivo. Il cachet quintuplicato, la tv che lo chiede ovunque (avrà diverse trasmissioni in prima serata con il suo nome nel titolo), gli lp da cantante confidenziale, da Sinatra italiano, che fioccano come nespole. Poi c’è il cinema. Dorelli è una buffa parodia di Diabolik, Dorellik. Diventa papà nel 1967 di Gianluca (mamma Lauretta Masiero), poi ancora è ora in tv di Gran Varietà e di un’edizione controversa di Canzonissima.
Intanto a Sanremo ripassa in coppia con Don Backy cantando un bravo splendido come L’Immensità (1967). Gli anni settanta sono quelli del cinema e del teatro musicale (Aggiungi un posto a tavola). Ed è nel campo della recitazione che Dorelli fornisce una figura alla Cary Grant, signore elegante, spiritoso, talvolta perduto in guai più grossi di lui (Il cappotto di Astrakan, 1980, sul cui set recita una giovanissima e incantevole Carole Boquet); altre volte invece interpreta il cinico della coppia comica (A tu per tu con Villaggio, 1986). Johnny però è sempre uno sciupa femmine. Magari un po’ goffo, altre volte risoluto, ma l’uomo medio del cinema d’intrattenimento italiano è lui.
Nel 1981 incontra per la prima volta sul set di Bollenti spiriti, Gloria Guida, 18 anni di meno (lui ne aveva 44, lei 26), coppia che si rinnova sul piccolo schermo (Finalmente è venerdì, 1989), dove la nascente tv del Biscione vuole Dorelli mattatore del sabato sera con lo show seguitissimo Premiatissima. I due si sposano nel 1991. Guida lascia il cinema proprio per vivere da moglie, tutta casa, cucina e salotto, e nel giro di pochissimi anni anche Dorelli molla di botto lo showbiz. Una piccola apparizione in Quando arrivano le ragazze di Pupi Avati nel 2005, infine un ultimo slot da Fazio, proprio assieme alla moglie. Averlo a Sanremo per strimpellare due note al pianoforte non è una cosa da poco. Il meno kitsch tra i revival visti all’Ariston in queste sere.