La Nissan pensava di venderne 6-7 mila quest’anno, in Italia. Invece la nuova Juke sta piacendo più del previsto e i manager della Nissan, un po’ in tutta Europa, stanno ritoccando al rialzo le previsioni. La Juke è una simpatica crossover compatta, che dieci anni fa, al debutto, si fece subito notare per le sue forme… bitorzolute.

La seconda generazione è un pochino più lunga ed elegante, e un po’ meno bizzarra, avendo fatto sparire che le strane ma accattivanti gobbette sopra i fanali. La vettura arrivata qualche settimana fa nelle concessionarie è lunga 4,21 metri – 7,5 cm in più rispetto alla precedente – ha una silohuette affilata da simil-coupé e, dicono alla Nissan, è a suo modo un’auto “spaziale”. Non a caso, in occasione della presentazione alla stampa italiana è stato invitato Umberto Guidoni, il compagno astronauta (europarlamentare dal 2004 al 2009, eletto come indipendente nelle liste dei Comunisti Italiani), il primo europeo a bordo della Stazione Spaziale Internazionale.

La similitudine viene così argomentata: auto e veicoli spaziali nascono come mezzi di trasporto, per poi trasformarsi in ambienti dove si fa molto altro. Le macchine di oggi, per esempio, consentono a chi è a bordo di connettersi col resto del mondo in modo facile, rapido e intuitivo, e si può interagire con esse da remoto o con comandi vocali. Così come le navicelle spaziali sono ormai complessi laboratori dove condurre esperimenti di fisica, medicina, biologia, dove si testano nuove tecnologie, si studiano gli astri e gli sviluppi meteorologici. Paralleli arditi, eh? D’altronde, chi parla più di cavalli e accelerazioni, ormai, quando deve tracciare l’identikit di un’auto? Avendo una certa età, se sento parlare nello stesso discorso di auto e spazio penso allo spazio nell’abitacolo (a proposito, quello a bordo della nuova Juke è aumentato e si sta più comodi, ora, dietro, con 5 cm in più a disposizione delle ginocchia).

E che dire della gamma motori? Un tempo, la 127 o la R5 si presentavano con diversi propulsori. La Juke 2020 ce ne hanno un solo: un mille tre cilindri turbobenzina da 117 cavalli, accoppiato a un cambio manuale a sei marce o a un automatico a doppia frizione con sette rapporti. Niente diesel, wow, e di ibrido se ne parlerà forse più avanti.

Un solo motore, dunque, ma una connettività da sballo, giurano i nissaniani, assicurando che i servizi disponibili e gli aggiornamenti over-the-air fanno della nuova Juke la Nissan più connessa all time, grazie al sistema NissanConnect con touch-screen da 8 pollici, l’ “In-car WiFi hot-spot” e il riconoscimento vocale. A dare una mano pratica al guidatore ci pensa poi il sistema ProPILOT, declinazione della casa nipponica nella guida semiautomatica di secondo livello. Ideato per l’utilizzo in autostrada con traffico su singola corsia, ProPILOT collabora con il driver in tre fasi – sterzata, accelerazione e frenata – ed è disponibile su JUKE per la prima volta. Straordinariamente ampia è invece la scelta dei cerchi in lega, offerti in quattro differenti misure, dai 16 ai 19 pollici. I più belli, per distacco, sono quelli che da lontano ricordano le bacchette per il sushi e gli involtini primavera: si chiamano Akari.

I prezzi della nuova Juke vanno dai 20 mila euro scarsi ai 26 mila abbondanti. Per adesso. La Juke, come molti altri modelli della casa giapponese, viene infatti costruita a Sunderland, nel nord-est dell’Inghilterra, dove ha sede un mega impianto che è stato il primo, in tutta la Gran Bretagna, a superare i 10 milioni di auto prodotte. Area storicamente laburista, nel referendum del 2016 si schierò decisamente per la Brexit, con il 61,3% di votanti favorevoli all’uscita dalla UE. Contrariamente alla Honda, che la Brexit l’ha presa proprio malissimo e nel 2021 chiuderà la fabbrica di Swindon, la Nissan è stata finora meno tranchant a proposito del futuro. Ma è ovvio che se gli accordi con Bruxelles saranno dei non-accordi e dovesse accendersi la guerra dei dazi potrà succedere di tutto.

Nel Regno Unito, il gruppo dà lavoro a circa 35 mila addetti, 7 mila dei quali nella sola fabbrica di Sunderland. Operativo da 35 anni, lo stabilimento è fondamentale per l’economia della città e delle zone limitrofe. E’ esistito persino club calcistico Sunderland Nissan FC, creato nel 1988 per per giocare nelle serie minori schierando solo dipendenti della Nissan ma è stato sciolto nel 2009. Se la passa appena meglio la gloriosa compagine del Sunderland AFC, fondata nel 1879, nella cui bacheca brillano sei campionati (l’ultimo risale al 1936) e due FA Cup (l’ultima nel 1973). Ora vivacchia in League One (la nostra Serie C), dopo una doppia retrocessione da choc. Non è dunque il miglior momento per Sunderland, calcisticamente parlando. Per la nuova Juke la Nissan ha investito 100 milioni di sterline. Sulle sponde del fiume Wear, che divide in due la città, tutti sperano che la Brexit non rallenti la marcia dello stabilimento Nissan. A far soffrire gli abitanti ci pensa già il Sunderland AFC, non è davvero il caso che scendano in campo pure i dazi a fare autogol.

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