L’accordo di tre quarti della maggioranza sulla prescrizione deve trovare i voti in Parlamento perché Italia Viva non voterà l’intesa raggiunta da Pd, M5s e Liberi e Uguali con il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. A ribadirlo è Matteo Renzi che dopo lo scontro frontale tra i suoi parlamentari e quelli democratici – anche via social – si chiama fuori, ma non sembra intenzionato a cannoneggiare il governo: “A mio avviso questo accordo a tre che hanno fatto ieri – dice a Circo Massimo, su Radio Capital – non ha la maggioranza in Parlamento. Può darsi che sbagli, leggo che Conte è pronto ad avere 50 parlamentari centristi che votano questa riforma, la votassero loro, io non la voto”. Anche se il tono sembra sempre quello di un avvertimento: “Se si trova voti in Forza Italia, nella Lega che gli vota questa roba io sono contento per loro, un po’ meno per il Paese. Secondo me – ha ribadito l’ex presidente del Consiglio – non hanno la maggioranza, ma se si stanno preparando con un’altra maggioranza, evviva, è la libertà, è la democrazia parlamentare. La mia impressione è che abbiano fatto male i conti, suggerirei prudenza. Io non mi sono sfilato, lo dico da sei mesi che su questa storia della giustizia non si può diventare populisti“.

“Nel Pd mutazione genetica dal riformismo al giustizialismo” – Populismo, appunto, ma anche giustizialismo, ovvero l’accusa che l’ex Rottamatore rivolge al Pd, reo a suo dire di essersi schiacciato sulle posizioni del Movimento 5 Stelle: “Non capisco perché il Pd, che ha i numeri, dopo i risultati in Emilia Romagna non usi l’occasione per dettare l’agenda“. E ancora: “Se sul campanello del Nazareno c’è scritto Travaglio è una mutazione genetica dal riformismo al giustizialismo” ha detto Renzi. Che non ha risparmiato critiche al Guardasigilli: “Bonafede ha una visione giustizialista che io non condivido. Lui è quello che se arriva Battisti in Italia fa il video e confonde il dolo e la colpa”. Poi ha aggiunto: “Sulla prescrizione ripeto quello che abbiamo sempre detto, da sei mesi – ha spiegato – Questo governo è nato per evitare l’Italexit di Salvini, io non posso diventare giustizialista, non mi iscrivo alla Casaleggio e a Rousseau. Non possiamo essere d’accordo su tutto. Se non vogliono trovare un punto d’accordo – ha sottolineato – il Parlamento deve trovarne uno, scegliere tra la legge Bonafede-Salvini o quella di Gentiloni e Orlando. Ieri la novità è che il Pd si è schierato coi 5 Stelle”. Renzi poi ha riproposto la ricetta di Italia Viva: “Approviamo il lodo Annibali, votiamo la riforma del processo penale e poi modificheremo in Parlamento“.

Il leader di Iv è tornato anche sull’ipotesi di appoggio esterno al governo Conte 2: “Noi non vogliamo lasciare le postazioni. Un appoggio esterno significherebbe che dovremmo far dimettere i nostri ministri: Bellanova è la numero uno sull’agricoltura, Bonetti sta lavorando bene, il sottosegretario Scalfarotto è l’unico che capisce di export. Noi non vogliamo lasciare. Poi se il presidente del Consiglio vuole che lasciamo, ci mettiamo un quarto d’ora”, ma “sulla giustizia noi non ci stiamo. Se ci vogliono buttar fuori lo dicano – ha detto ancora – se ci dicono ‘o cambiate idea o vi buttiamo fuori‘, noi non cambiamo idea”. Quindi governo a rischio? Renzi su questo punto ha ripetuto il mantra degli ultimi mesi: “Il mio obiettivo non è cambiare il presidente del Consiglio ma che il presidente del Consiglio cambi passo. Io non tramo con Di Maio. Spero – ha concluso – che non drammatizzino e prevalga il buonsenso“.

Bordo (Pd): “Da Renzi ultimatum e poi puntuale marcia indietro” – Il primo a rispondere all’ex Rottamatore è stato Michele Bordo, vicecapogruppo del Pd alla Camera: “Spiace che il senatore Matteo Renzi continui ad attaccare il partito sbagliato: il nostro avversario è la destra di Salvini. La minaccia di appoggio esterno al governo è durata qualche ora – ha sottolineato – e questa mattina è stato costretto a fare marcia indietro. Pur di non prendere atto che il ministro Bonafede ha cambiato radicalmente la propria posizione sulla prescrizione, che sarà modificata subito, tornando sostanzialmente alla legge Orlando, insieme alla riforma del processo penale che sarà approvata lunedì in Cdm, il leader di Italia viva preferisce dare patenti di giustizialismo o di garantismo invece di fare proposte ai tavoli di maggioranza. Ieri sera – ha fatto notare Bordo – Matteo Renzi ha preferito l’ultimatum al dialogo, come è abituato salvo fare sistematicamente marcia indietro come per le ‘battaglie’ populiste su plastic tax e sugar tax, come per il decreto sulla popolare di Bari, come per altre vicende in cui ha agitato l’ascia di guerra salvo poi votare con tutta la maggioranza facendo retromarcia”.

Sui social è botta e risposta tra Pd e Italia Viva – Renzi in giornata ha parlato di buonsenso, lo stesso che, nonostante i toni civili, non ha prevalso in nottata dopo la fine del vertice di maggioranza che ha sancito l’accordo tra Pd-Leu e M5s e il no di Italia Viva. Sui social tra gli esponenti dem e i renziani è stata polemica aspra. “Se ho capito bene con l’interruzione della prescrizione al secondo grado di giudizio Bonafede ha rinunciato all’80% delle sue pretese. Con una buona riforma del processo penale le garanzie possono addirittura aumentare. Un successo per il Pd. IV dice di no. Forse per questo” ha scritto su Twitter il vice segretario del Pd, Andrea Orlando. A cui ha risposto sempre su Twitter Lucia Annibali, capogruppo di Italia Viva in Commissione Giustizia alla Camera: “No Andrea, non hai capito bene. Non è così. Domani provo a spiegartela se vuoi. Intanto nel dubbio vota il mio emendamento così torna in vigore la tua legge e non la BonafedeSalvini”.

Altro botta e risposta via social quello tra Alessia Morani del Pd e Luciano Nobili di Iv: “Ma se al decreto mancheranno i voti di #ItaliaViva significa che esce dalla maggioranza?”. La replica di Nobili: “Significa che su questo non avete la maggioranza. Non è difficile Alessia. Noi difendiamo la legge di Gentiloni e Orlando, voi difendete la legge di Bonafede e Salvini. Tutto qui”. Controreplica di Morani: “Quindi quel ‘non avete la maggioranza’ significa che voi non ne fate più parte”. Sempre Nobili ha ingaggiato un altro confronto a distanza con Emanuele Fiano. Sempre su Twitter. “Auguriamo al ministro Bonafede di aver fatto bene i conti. Perché al decreto mancheranno i voti di @ItaliaViva. Magari glielo vota #Salvini anche stavolta. Noi NO”. E Fiano: “Auguriamo a @lucianonobili di aver fatto bene i conti. Perché se voi volete far cadere il governo e magari far tornare su quello dei citofoni, #noino”.

L’accordo di ieri dopo il vertice di maggioranza – Il patto tra Partito democratico, 5 stelle e Liberi e Uguali è stato trovato sul cosiddetto lodo Conte bis (da Federico Conte, deputato di Leu) che prevede meccanismi diversi tra assolti e condannati e lo stop definitivo della prescrizione dopo la seconda condanna. Per rendere realtà l’accordo, il governo valuta un decreto legge, mentre la prossima settimana il ddl delega per velocizzare i processi sarà sul tavolo del Consiglio dei ministri.

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