Il governatore blocca l'ipotesi del suo assessore Alfonso Pisicchio di portare gli scranni da 50 a 58, già criticata dal centrodestra. L'opposizione litiga e non trova l'accordo su Fitto. I renziani negano l'appoggio all'ex magistrato, ma non hanno ancora un nome
Poche idee e molto confuse in Puglia in vista delle elezioni di maggio. I due schieramenti sono ancora in fase di assetto e non mancano polemiche e spaccature, da destra a sinistra. Ha fatto discutere nei giorni scorsi una leggina che propone l’aumento del numero dei consiglieri regionali, da 50 a 58, legandolo alla nomina degli assessori. L’idea è di Alfonso Pisicchio, consigliere regionale di maggioranza e assessore all’Urbanistica che nelle scorse settimane aveva lanciato la proposta, scatenando le ire dell’opposizione. A cominciare dal più fittiano dei consiglieri, Ignazio Zullo (Fratelli d’Italia): “Le modifiche di questa natura non possono essere disegni di legge che nascono dalla giunta e vengono imposti con la forza dei numeri al Consiglio. Norme che cambiano i rapporti fra le parti, i ruoli degli assessori e quelli dei consiglieri dovrebbero essere di condivisi da tutti, non proposte di un singolo assessore”.
Immediata la replica di Pisicchio che ha subito precisato: “Non c’è alcun disegno di legge o proposta in tal senso. Al momento c’è solo una mera ipotesi sulla quale la maggioranza si sta confrontando. E continuerà a farlo anche nel tavolo convocato per martedì prossimo. Ovviamente ogni eventuale ipotesi di riforma sarà sottoposta anche a tutte le forze di opposizione, trattandosi di un tema che riguarda il regolamento e il funzionamento dell’intero Consiglio regionale. E non di questa o di quella parte politica. Pisicchio precisa poi “che la figura del ‘consigliere a tempo’ non è un’invenzione della Regione Puglia, ma esiste già in altre Regioni, soprattutto del Nord Italia e governate dal centrodestra. Anzi. L’ipotesi sulla quale stiamo ragionando noi in Puglia non comporterà alcun aumento dei costi della politica, ma un generale abbassamento delle indennità, prevedendo il riparto dell’intero fondo annuale non più per 50 consiglieri, ma per 58”. A stoppare i toni accesi ci ha pensato il governatore Michele Emiliano nel momento in cui l’opposizione ha protestato contro una manovra che, a suo dire, “ha lo scopo di moltiplicare le poltrone”. Tema questo decisamente scomodo in campagna elettorale. “La proposta di sospendere dalla carica di consigliere chi viene nominato assessore non è prevista nel nostro programma di governo che come è noto è stato scritto dai pugliesi ed è la bussola che ha orientato tutta la nostra azione amministrativa” – ha tagliato corto Emiliano – “Pertanto, un’ipotesi legislativa di questo tipo, che pure si inserisce in un dibattito nazionale ed è stata già adottata in altre regioni, non può essere portata avanti in assenza di un processo partecipativo che legittimi questo tipo di percorso. Ne parleremo nel corso delle assemblee per stilare il programma della prossima legislatura”.
Partita chiusa, quindi. Resta aperta invece la spaccatura nel centrosinistra dove i renziani – nelle scorse settimane – hanno annunciato un loro candidato alla corsa alle regionali. Candidato di cui ancora non si conosce il nome. Resta, senza alcuna conferma, proprio il ministro Teresa Bellanova, il nome più papabile. Intanto un nuovo appello è stato lanciato dal segretario nazionale del Pd Nicola Zingaretti a Italia Viva. “Mi permetto di chiedere di avviare un ripensamento in Puglia per evitare che dopo anni di buon governo quella regione cada nelle mani delle destre”.
Destra pugliese che per la verità è ancora in alto mare. Il nome di Raffaele Fitto (Fratelli d’Italia), come l’anti Emiliano, non convince la Lega che ancora non ha dichiarato di appoggiare l’ex governatore pugliese nonostante l’accordo Meloni-Salvini, preveda che tocchi proprio a Fratelli d’Italia la scelta del candidato in Puglia. Stavolta ad alimentare l’ennesimo fuoco ci ha pensato Ignazio La Russa. Il vicepresidente del Senato e già ministro della Difesa, in Puglia per inaugurare una mostra dedicata e Salvatore e Pinuccio Tatarella, ha invitato a superare i provincialismi e convergere tutti insieme su Raffaele Fitto. In una intervista a La gazzetta del Mezzogiorno ha alzato un po’ i toni accusando gli alleati di provincialismo e “cazzettismo”.
La risposta di Luigi D’Eramo, segretario Regionale della Lega Puglia non si è fatta attendere. “Delle due l’una! Sicuramente sarà stata una svista. ‘Sviste’ che, però, non si possono commettere quando si gioca con il destino di quattro milioni e mezzo di Pugliesi che chiedono un nuovo modello di gestione e sviluppo regionale dopo 15 anni di cattiva amministrazione di sinistra. Quindici anni in cui la sinistra ha vinto essenzialmente per demeriti del centrodestra che si è presentato diviso per sfide e imposizioni personali. Oggi abbiamo l’obbligo di imparare dagli errori del passato per vincere e rinnovare. Sono certo che al tavolo nazionale i nostri leader sapranno leggere la storia per scrivere il futuro, rispettando quanto ci hanno detto e chiesto gli elettori con il loro voto. Questo sia quando ci hanno premiato ma soprattutto quando non ci hanno dato fiducia, perché è in quel momento che ci hanno dato la direzione per non sbagliare. E in Puglia con la Lega non si sbaglierà più, abbiamo la responsabilità del consenso della maggior parte dei pugliesi e la vittoria è alla nostra portata con tre parole d’ordine: unità, lavoro e rinnovamento. Questa è la visione della Lega e questa sarà la visione da condividere nella coalizione”. Insomma, si naviga a vista. A soli tre mesi dalle elezioni, Emiliano è l’unico candidato certo, assieme alla pentastellata Antonella Laricchia.