Quando il grande Steno lo volle in Tango della gelosia (1981), anzi fu Monica Vitti, si dice, spiegò che Diego era un comico che non ne ricordava nessun’altro
Viuulenza! Diego Abatantuono sarà sul palco di Sanremo 70 e tutti gli altri dovranno scendere. Quando il grande Steno lo volle in Tango della gelosia (1981), anzi fu Monica Vitti, si dice, spiegò che Diego era un comico che non ne ricordava nessun’altro. La folgorazione del “Terruncello” è unica, ineguagliabile, irripetibile e perfino ingombrante. Che Abatantuono si sia “salvato” da quell’icona e dopo quaranta anni sia ancora, con alti e bassi, sui set del cinema, è un vero miracolo di parsimonia e difesa della propria carriera. Rewind.
La mamma lombarda, a differenza del papà emigrato foggiano, fa la costumista al Derby e Diego lemme lemme si intrufola nel celebre locale di cabaret e comincia a muovere le luci di scena. Jannacci è il suo nume tutelare per il palco, i Gatti di Vicolo Miracolo i padrini nel mondo del cinema. Se andate a recuperare Abatantuono privo di baffi in Liberi armati pericolosi, un bel poliziottesco nero, nerissimo, tratto da Scerbanenco nel 1976 troverete un esordio grintoso e per nulla divertente che gli procurarono i Gatti per caso durante la loro tournée. Fioccano così le piccole ma significative partecipazioni questa volta per fare ridere: Vacanza Bestiale dei Gatti, Il Pap’occhio di Arbore, ma anche il panettiere terruncello di cui si innamora la Pina in Fantozzi contro tutti. Intanto Abatantuono è sold out con il suo spettacolo Cane di Puglia organizzato dallo storico impresario Leo Wachter. La rampa di lancio è pronta e si chiama: I fichissimi ed Eccezziunale veramente.
Due perle di Carlo Vanzina, figlio di Steno. Due monumenti al Diego terruncello che gli aprono un ininterrotto quinquennio di successi di pubblico. Ricordiamo per i palati più fini un cult come Attila Flagello di Dio di Castellano e Pipolo, insuperabile delirio demenziale storico camp che non avrà eguali. Sfruttato e spompato Abatantuono incontra sulla sua strada Maurizio Totti che presto diventerà suo socio (assieme a Salvatores) della Colorado Film. È la salvezza di Abatantuono perché mette da parte il personaggio che lo ha fatto affermare in tutto il paese e inizia la sua carriera drammatica. In Regalo di Natale di Pupi Avati lascia il segno, ne Il ragazzo di Calabria di Comencini addirittura si oscura truce e severo. Poi nel 1987 capita l’ennesimo gradino da salire.
Il produttore Gianni Minervini ha in mano una sceneggiatura di Carlo Mazzacurati e Umberto Contarello su un lungo viaggio verso il Marocco. Abatantuono, Salvatores e Alessandro Vivarelli partono per i sopralluoghi e Marrakech Express (1989) diventa la riproposizione di quel viaggio lì. Un successo importante, bissato con Turné (1990) e finito con l’Oscar a Mediterraneo nel 1991. Altro step, altro regalo. Sono gli anni novanta e Abatantuono si piazza per traverso, sornione e vagamente ironico in mezzo alle produzioni dei tanti “autori” dell’epoca. La Coppa Volpi a Venezia come miglior attore per Il Toro di Mazzacurati, un tesoro minimalista da riguardare in loop, è la definitiva consacrazione. Negli anni a venire Abatantuono viene portato in processione come una madonna. Tanti ruoli non sempre memorabili tra commedie e drammi, e lui sempre con il camicione di fuori, maniche della giacca arrotolata, e l’immancabile ventilatorino portatile per attenuare il caldo perfino d’inverno.
C’è il grande colpo di Colorado Cafè in tv, ma anche l’improbabile sequel di un cult del passato (il secondo capitolo di Eccezziunale veramente lasciamolo dov’è). “So uno strano animale, so un tipo eccezziunale”. La cantava così al pianoforte Diego al Festival di Sanremo 1982. Playback anche lì come oggi nel 2020. Torna all’Ariston quando forse l’unica vera performance canora da segnare nei sussidiari è quella di Supergiovane nell’album Italyan, Rum Casusu Cikti di Elio e le storie tese. Chioma fluente come Shel Shapiro e lenti a contatto azzurre Abatantuono è il manager del gruppo dei Popocorn (De Sica, Rossi, Ghini, Finocchiaro) nel nuovo film di Fausto Brizzi, La mia banda suona il pop. Chissà cosa si inventeranno per promuovere il film. Noi preferiremmo un paio di strofe di “Sono un tipo eccezionale”. Ma tutti i gusti sono gusti.