Dibattito accesissimo nel mondo politico e scolastico spagnolo riguardo al cosiddetto pin parental. Il provvedimento, uno dei punti chiave della campagna elettorale del partito di destra Vox, consiste in un “veto” che i genitori possono imporre alle scuole sulla partecipazione dei figli ad attività scolastiche riguardo “questioni morali socialmente controverse”, come il femminismo o l’educazione sessuale.
L’espressione pin parental deriva da un’opzione offerta da varie piattaforme di intrattenimento video che consente di bloccare contenuti di natura esplicita che i genitori non reputano appropriati per i propri figli. Vox ha così traslato il concetto di ‘controllo parentale’ al contesto scolastico.
Il partito ha pubblicato sul suo sito web le istruzioni per i genitori sulla compilazione e la consegna del documento nelle scuole frequentate dai figli. E riporta che di fronte all’evidente “indottrinamento sull’ideologia di genere che i nostri minori subiscono nei centri educativi”, si richiedono informazioni ai dirigenti scolastici “su qualunque materia, discussione o attività che possa risultare intrusiva per l’intimità dei nostri figli”.
Da un punto di vista normativo, questo veto parentale risulterebbe impraticabile: le attività scolastiche sono obbligatorie per tutti gli alunni. Accanto a queste vi sono però attività facoltative, che possono prevedere il consenso familiare. Inoltre, in Spagna lo Stato è competente in materia educativa soltanto per quanto riguarda l’ordinamento generale, mentre sulle “competenze esecutivo-amministrative” decidono le singole Regioni.
Ad agosto, nella regione di Murcia l’assessorato all’Istruzione ha richiesto la compilazione di questo modulo alle famiglie con figli in età scolare. La decisione è stata criticata fortemente dai sindacati e dalle opposizioni. Nonostante questo, lo scorso martedì Vox ha preteso l’inserimento di questa misura nella normativa scolastica in cambio dell’approvazione del bilancio regionale. Il Partido Popular e Ciudadanos, le due forze di destra al governo in Regione, hanno infatti bisogno del voto di un deputato di Vox per raggiungere la maggioranza assoluta. Pertanto, i tre partiti hanno siglato un accordo per includere il pin parental nel bilancio del 2020.
La ministra dell’Istruzione Isabel Celaá ha già annunciato, assieme al Primo ministro Pedro Sánchez, che combatterà con fermezza questa misura. Il veto sarebbe contrario all’articolo 1 dell’attuale Legge educativa sulla “formazione integrale dell’alunno”, alle norme regionali sull’istruzione e alla legge contro la violenza di genere. Il ministero dell’Istruzione porterà davanti ai tribunali il provvedimento in atto nella regione, considerandolo come una “censura” alle attività scolastiche, che mina il diritto degli alunni all’educazione e “limita il lavoro del corpo docente” nelle scuole.