Cinema

Oscar 2020, ecco la sfida finale per il miglior film. I bookmaker dicono 1917 di Sam Mendes, il (nostro) cuore Parasite di Bong Joon Ho

Pochi giri d’orologio ci separano dalla Notte più attesa di Hollywood, che culminerà con l’assegnazione dell’Oscar per Best film. Nove i candidati e un solo superfavorito

Les jeux sont faits. Pochi giri d’orologio ci separano dalla Notte più attesa di Hollywood, che culminerà con l’assegnazione dell’Oscar al Miglior Film. Nove i candidati e un solo superfavorito: 1917 di Sam Mendes, chiamato a riempire con l’ultima casella (la più preziosa) il nutrito Palmares finora collezionato fra cui spiccano Golden Globe e BAFTA. Benché denigrato (se non vilipeso) da una frangia della critica italiana che si è contrapposta agli apprezzamenti internazionali, l’opera ha un valore ineluttabile specie nel suo poderoso e immersivo apparato audio-visivo che va a costituire il senso doloroso della guerra di trincea ed, in estensione, di ogni tragedia bellica. Al centro della narrazione, certamente “semplificata”, c’è l’essere umano, niente di più e niente di meno. Il film illuminato dal sicuramente premiato Roger Deakins gode di un’ottima media di 1,45 quote in caso di vittoria da parte dei principali bookmaker.

Certamente la sorpresa sarebbe benvenuta. E questo – almeno da parte nostra – sarebbe il riconoscimento come miglior film a Parasite di Bong Joon Ho, l’opera più sorprendente, folgorante e miracolosa del 2019, già Palma d’oro al Festival di Cannes. Data con una media 3,40 dagli scommettitori, e quindi al secondo posto dei pronostici dietro a 1917, la corrosiva parabola di due famiglie sudcoreane, “specchiate” in un gioco sociale al massacro, vincerà sicuramente come miglior film internazionale e forse qualche altra statuetta di peso (sceneggiatura originale, montaggio?), ma il premio come Best Feature Film assoluto sortirebbe una vera ancorché meritatissima rivoluzione a Hollywood.

Quentin Tarantino e il suo spumeggiante seppur nostalgico C’era una volta a.. Hollywood (Once Upon A Time…In Hollywood) è dato come terzo favorito a 8 quote: probabile si dovrà “accontentare” di veder applaudito Brad Pitt da non protagonista e forse del premio alla sceneggiatura originale, Parasite permettendo. Il Leone d’oro veneziano, ovvero il Joker di Todd Phillips capitanato dal sicuro vincitore come leading actor, occupa la quarta posizione dei favori, con 11,5 volte la puntata: difficile vederlo in trionfo da miglior film. A distanza (41 quote) lo segue forse il peggior film del gruppo, la fiaba nero-grottesca Jojo Rabbit di Taika Waititi che ha virtualmente portato via il posto al grande escluso dagli Oscar 2020: Uncut Gems (in italiano Diamanti grezzi) di Benny & Josh Safdie, la cui assenza totale nei voti dell’Academy puzza di scandalo.

Anche Martin Scorsese col suo magnifico requiem alla criminalità The Irishman non è messo bene, dato a sole 44 quote la vittoria: uscito in bianco dalla notte dei Golden Globe è probabile replicherà a quella degli Oscar, con buona pace dei suoi tre iconici protagonisti su cui, a nostro avviso, spicca Joe Pesci che ben più di Brad Pitt meriterebbe la statuetta da non protagonista. Una parentesi poetica è da concedere ai due titoli che seguono, rispettivamente al settimo (102 quote) e ottavo (160) nella classifica dei probabili vincitori: Storia di un matrimonio (Marriage Story) di Noah Baumbach e Piccole Donne (Little Women) di Greta Gerwig. È forse la prima volta che una coppia nella vita (non separata, altrimenti già ci furono James Cameron e Kathryn Bigelow nel 2010) di registi si trova candidata contemporaneamente agli Oscar come Best Film con le rispettive opere, ed è bello che questo accada con due lavori bellissimi, soprattutto scritti e recitati da manuale. Greta & Noah non stravolgeranno i pronostici, è probabile potranno esibire sul comune scaffale dei premi quello da non protagonista di Laura Dern per Storia di un matrimonio così come – forse – per il miglior adattamento ispirato al capolavoro della Alcott.

Fanalino di coda per il dramma in action Le Mans ‘66 (Ford vs Ferrari) di James Mangold, dato a quote 194 in caso di vittoria: un lavoro indubbiamente di ottima fattura ma misteriosamente entrato nei ranghi dei nominati come Best Film. Peccato il suo protagonista Christian Bale (sempre straordinario, e anche qui) non figuri nella cinquina dei leading actors che comunque era già in overbooking di talento.