di Silvia Zaccaria

Ultimamente il Presidente della Repubblica ha concesso una onorificenza a una nostra connazionale cooperante in Amazzonia a cui, secondo la motivazione del premio, si deve “la prima generazione di bambini non analfabeti, il contrasto all’esodo urbano e alla povertà” in una zona remota di quella foresta balzata nuovamente agli onori della cronaca dopo la stagione degli incendi.

Questi obiettivi possono essere realizzati in verità solo con un lungo lavoro di sensibilizzazione. Lavoro che anche altri volontari portano avanti da tempo sul campo ma che non può, da solo, contrastare la distruzione e l’abbandono della foresta e la perdurante situazione di esclusione socio-economica dei suoi abitanti senza un vero cambiamento culturale dal basso.

Bisogna andare indietro alla fine degli anni ’80 e ai primi anni ’90, quando l’Amazzonia attira l’attenzione dell’opinione pubblica e della comunità internazionale a causa del profondo disboscamento che già interessa ampie zone della foresta; Raoni Kayapò, amico di Sting, fa conoscere al mondo il dramma del suo popolo e Chico Mendes, raccoglitore della gomma e sindacalista, viene assassinato.

Una giovane toscana, Bianca Bencivenni e Paul Clark, scozzese, dopo un primo viaggio in Amazzonia decidono di trasferirsi in un’area ancora poco esplorata, abitata dagli indigeni Waimiri Atroari e dai caboclos, un misto di indios e persone immigrate dal Nord-est, che vive in un isolamento geografico e culturale lungo i fiumi – da cui anche l’appellativo ribeirinhos (rivieraschi).

I locali chiedono alla coppia di insegnare a leggere e a scrivere ai loro figli perché l’unica scuola pubblica sul fiume è quasi sempre chiusa. Così, nel 1994, viene aperta la prima scuola sul fiume Jauaperi. Qualche tempo dopo, alcune scuole italiane avviano scambi epistolari con la scuola nel cuore dell’Amazzonia. Nasce O livro da selva, libro bilingue italiano-portoghese. Nel 1998 Paul e Bianca fondano poco più a sud la scuola Vivamazzonia e l’associazione omonima.

La prima generazione di ragazze e ragazzi alfabetizzati grazie al lavoro di Paul e Bianca spinge i propri genitori ad imparare a leggere e a scrivere, per uscire dalla condizione di svantaggio che li rende facile preda di coloro che da sempre si approfittano di una popolazione analfabeta e sottomessa.

La scuola avvia anche progetti di preservazione e sensibilizzazione contro la pesca predatoria e il bracconaggio di alcune specie di tartarughe a rischio di estinzione che coinvolge anche gli alunni in un’esperienza unica di educazione e attivismo ambientale. Il progetto genera l’ostilità di una parte della popolazione e i promotori dell’iniziativa subiscono minacce e intimidazioni anche da parte del governo locale.

Sul fiume manca qualsiasi realtà organizzata che rappresenti le istanze degli abitanti e si opponga alle attività illecite portate avanti da una minoranza di questi. A partire dal lavoro con i bambini, Paul e Bianca stimolano i genitori a costituirsi in associazione: nasce l’Associazione degli artigiani del Rio Jauaperi che ottiene la proibizione della pesca commerciale sul fiume e la creazione di una delle 59 riserve estrattive, aree protette di cui Chico Mendes fu strenuo promotore, dove le risorse sono utilizzate solo dalle popolazioni che da quelle risorse traggono il proprio sostentamento e non per il lucro di attori esterni.

Nel dicembre 2019, dopo oltre vent’anni di attività in gran parte prestata a titolo volontario e malgrado il riconoscimento di tante madri, padri e dei loro figli, oltre che di personalità del mondo della cultura e dello spettacolo, tra cui il musicista Milton Nascimento che ha visitato personalmente la scuola Vivamazzonia, Bianca e Paul sospendono le lezioni. Con il cambio dell’amministrazione locale e la politica apertamente contraria alla protezione ambientale e ai popoli indigeni e tradizionali dell’attuale governo brasiliano, non è più possibile andare avanti.

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