Il partito di governo della Germania resta senza una leadership. L’erede di Angela Merkel ha deciso di non candidarsi alla cancelleria per le elezioni del 2021 e di lasciare la presidenza della Cdu. L’annuncio al partito è arrivato questa mattina: Annegret Kramp-Karrenbauer ha spiegato di voler “organizzare la candidatura alla cancelleria per l’estate, di voler preparare il partito per il futuro e di voler poi lasciare la presidenza della Cdu”. È quanto riporta la Dpa citando fonti interne ai cristiano-democratici tedeschi. La decisione di Akk è una chiara conseguenza della forte debolezza della sua leadership divenuta evidente nel caso Turingia, il Land dove il presidente liberale Thomas Kemmerich era stato eletto con in voti di Fdp, Cdu e con l’appoggio esterno dell’estrema destra (AfD). Un’elezione diventata un caso nazionale che ha messo in luce l’incapacità di Kramp-Karrenbauer di sapere imporre la propria linea all’interno dell’Unione cristiano-democratica. Merkel per ora ha reagito confermandolo come ministra della Difesa.

Il caso Turingia è però solo l’ultimo di una lunga serie di episodi che hanno messo in luce la carenza di carisma della delfina di Angela Merkel. Che però è la prima responsabile del vuoto di potere che ora sta vivendo il suo partito. La cancelliera in questo ventennio di guida del Paese ha sempre oscurato chiunque emergesse come suo possibile rivale interno, circondandosi di politici affidabili ma soprattutto fedeli. Basti ricordare la parabola di Ursula von der Leyen, a lungo indicata come colei che avrebbe raccolto il testimone di Merkel. La cancelliera per lei ha scelto però il complicato ministero della Difesa: dopo due anni di difficoltà, von der Leyen ha dovuto rinunciare a una scalata nazionale e accettare la sfida della presidenza della Commissione Ue.

A inizio luglio alla guida della Difesa Merkel ha piazzato proprio Kramp-Karrenbauer, sperando così di rilanciare la sua leadership in vista delle elezioni del prossimo anno, a cui sicuramente l’attuale cancelliera non parteciperà. La candidatura di Akk è stata però più volte messa in discussione a seguito di diversi scandali e controversie, compreso l’utilizzo di un A310 dell’areonautica tedesca semi-vuoto da 200 posti per volare a Washington mentre il governo si apprestava a varare il piano per l’uscita dal carbone e a difesa dell’ambiente. La leadership di Kramp-Karrenbauer si era in realtà indebolita già da tempo, dopo una sorprendente vittoria al congresso del 2018 contro il rivale Friedrich Merz: le urne hanno sempre bocciato il nuovo corso Cdu, dal 28,9% alle Europee (-6,4 % rispetto al 2014) alla disfatta in Turingia.

Nel Land dell’Est della Germania la Cdu ha registrato il peggior risultato di sempre nella regione con il 22,5%, diventato il terzo partito dopo Linke e AfD. Un risultato che è stato utilizzato da pretesto proprio da Merz per tornare ad attaccare la sua rivale durante l’ultimo congresso del partito, a novembre scorso. Akk però aveva retto l’urto e convinto per la prima volta con un discorso da molti definito “combattivo”. Poi però proprio in Turingia l’episodio che ha definitivamente compromesso la sua leadership: il 6 febbraio scorso l’elezione di Kemmerich a primo ministro della Turingia, sostenuto da Fdp e Cdu con l’appoggio esterno di AfD. Il partito regionale tradisce le indicazioni arrivate da Berlino e Kramp Karrenbauer viene colta di sorpresa. La retromarcia, arrivata il giorno dopo, non fa altro che dimostrare l’esistenza di un’insubordinazione interna che Akk non era stata in grado di controllare. La decisione di lasciare ne è la naturale conseguenza.

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