Chi pensava di aver visto il massimo con Kazuyoshi Miura, l’ex meteora genoana degli anni ’90 ancora in campo nella massima serie giapponese alla veneranda età di 52 anni, dovrà presto ricredersi. Nelle scorse settimane, dall’Egitto, è arrivata una notizia surreale: l’EFA, la federazione calcistica locale, ha annunciato la concessione di un certificato di idoneità sportiva a tale Ezzeldin Bahader, l’ultimo acquisto del 6 ottobre, una formazione di terza divisione egiziana. Nulla di strano fin qui, se non fosse per una carta d’identità decisamente ingombrante: Bahader, di cui per ora si ignora il ruolo in campo, ha 75 anni. Anche se lui, che ha già cominciato ad allenarsi con la squadra agli ordini dell’allenatore Ahmed Abdel-Ghani, assicura di sentirsene addosso molti di meno, dichiarando di ispirarsi a Salah: “Lui è il miglior giocatore egiziano in questo momento. Io sono quello più vecchio. L’età non conta”.
Anche per via di una condizione fisica verosimilmente non ottimale, il brizzolato highlander del calcio egiziano non è ancora sceso in campo. Ma qualora lo facesse entrerebbe di diritto nel Guinness dei primati, soffiando questo primato globale di longevità calcistica all’israeliano Isaak Hayik. Un altro intramontabile del pallone, salito alle cronache nel febbraio di tre anni fa quando, all’età di 73 anni, ha indossato i guanti per difendere i pali dell’Ironi Or Yehuda in una partita di Serie D israeliana con il Maccabi Ramat Gan. Non è andata benissimo. Il vecchio Hayik si è chinato a raccogliere per cinque volte il pallone in fondo al sacco, ma poco importava: “Sono pronto per giocare altri novanta minuti“, aveva detto scherzando alla fine, mentre un membro dello staff si divertiva a fargli un gavettone. Pure il figlio trentaseienne, Moshe, si era fatto contagiare dall’euforia del momento: “Ha fatto qualcosa di incredibile“.
Con quella performance, del resto, Hayik aveva appena polverizzato il precedente record di Salvador Reyes: El Chava, idolo del calcio messicano anni ’60 scomparso nel 2012, aveva 71 anni quando il Chivas lo ha tesserato, mandandolo in campo a mo’ di omaggio nei 54 secondi iniziali di una gara con i Pumas valida per il torneo di Clausura 2008. In Messico, vuoi per la vicinanza con l’universo USA, vuoi per una naturale vocazione al drama, hanno sempre amato il sensazionalismo e i colpi di teatro. Come quello messo in scena negli anni ’90 da Humberto Filizola, l’allora rettore dell’Università Autónoma del Tamaulipas, sceso in campo con la maglia del Correcaminos (la squadra dell’ateneo tamaulipeco) nella mezzora finale in una delle ultime gare della Liga MX 1992. Il rettore-fútbolista, allora quarantaquattrenne, si è comportato egregiamente ed ha anche seriamente rischiato di trovare il gol, peraltro contro il Club América, un avversario tutt’altro che banale. Eppure da quel giorno non è più tornato a calcare i campi della Liga MX. Per la gioia dell’allenatore, il Profe Bracamontes, a cui quella vicenda ha creato non pochi imbarazzi: “Sì, un po’ mi sono pentito di quella situazione“.
Fino a prova contraria, invece, dovrebbe essere ancora in attività Robert Carmona. Passato anche per l’Italia – dove ha vestito la maglia dell’Audax Tortona (Serie D) – l’immortale uruguayano è famoso soprattutto per essere finito a più riprese nel libro dei record come giocatore più anziano ancora in attività, strappando il primato nientemeno che a Sir Stanley Matthews, il primo Pallone d’Oro della storia del calcio. Nel corso della sua carriera Carmona ha cambiato circa una trentina di maglie, anche se la sua squadra del cuore resta il Pan de Azucar, nelle minors uruguayane, dove ha giocato una prima volta nel 1979, prima di tornarci quasi 40 anni più tardi, nel 2015: “È stato incredibile: ho giocato con i nipoti di alcuni miei compagni dell’epoca”. Ora, almeno stando a quanto ha dichiarato qualche tempo fa al quotidiano uruguayano Ovación, è a caccia di una nuova avventura e ha messo nel mirino il Giappone. Forse, vai a saperlo, proprio per un inconsapevole desiderio di confrontarsi da vicino con Kazuyoshi Miura, l’ultimo dei mohicani-goleador del calcio mondiale, peraltro fresco dell’ennesimo rinnovo con il Yokohama FC: “Voglio giocare fino alla morte”, ha annunciato all’Equipe. Chissà mai se un giorno si incontreranno davvero in campo. Nel caso, come sempre succede quando si ritrovano due highlanders, sapremmo già come andrebbe a finire: ne resterebbe soltanto uno.