La spaccatura sulla prescrizione mette a rischio la tenuta del governo Conte 2. Dopo giorni di minacce alcuni deputati di Italia viva hanno parlato esplicitamente di mozione di sfiducia ad personam per il ministro Alfonso Bonafede, difeso sia dai 5 stelle che da Dario Franceschini. A usare senza mezzi termini il verbo “rischiare“, collegato alla tenuta dell’esecutivo, è invece la ministra Teresa Bellanova. “Se il governo insiste sulla prescrizione così com’è, sì. Rischia“, ha risposto la titolare delle politiche agricole e capo delegazione di Italia Viva a Palazzo Chigi alla domanda diretta di Giovanni Minoli su Rai Radio1. Secondo Bellanova sulla prescrizione “la mediazione di Conte non basta“. Per la verità dopo l’intervento del premier, venerdì scorso Pd, M5s e Leu hanno trovato la mediazione sulla proposta di Federico Conte, deputato del partito di Pietro Grasso, che prevede una rivisitazione della riforma Bonafede, entrata in vigore l’1 gennaio scorso. I renziani, però, si sono sfilati dall’accordo, dicendosi disponibili ad accettare solo un rinvio tout court della riforma. E oggi, dopo un week end di relativa calma, sono tornati ad alzare i toni. Provocando la reazione del ministro degli Affari Regionali, Francesco Boccia: “Nessuno abusi del senso di responsabilità e della pazienza del Partito democratico”.
“Pronti a sfiduciare Bonafede” – Già prima che Bellanova parlasse di rischi per l’esecutivo, alcun esponenti di Italia viva hanno parlato esplicitamente di mozione di sfiducia ad personam per il ministro della giustizia dei 5 stelle. “Noi andremo fino in fondo contro il blocco della prescrizione, contro questa riforma che riteniamo liberticida. Se siamo anche disposti a far cadere il governo? Stasera avremo la riunione dei gruppi, dovremo decidere cosa fare. Quello che posso dire è che se loro, ed in particolare Bonafede, vogliono continuare con una forzatura di questo tipo certamente, al di là di quello che succederà col governo, il ministro Bonafede si troverà una bella mozione di sfiducia, questo è pacifico“, ha detto Roberto Giachetti ospite di Un Giorno da Pecora. Concetti ripetuti poco dopo da Luciano Nobili, durante l’inaugurazione della prima sede romana di Italia viva a nel centro storico di Roma, in via dei Cappellari, già sezione del Pci, poi di Ds, Pds e Pd: “Se presenteremo una mozione individuale a Bonafede? Stasera ci riuniamo e vediamo. Certo useremo tutti gli strumenti a nostra disposizione”. Concetto ripetuto da fonti del partuito: “Se ci sarà la richiesta di un voto di fiducia sul Governo, Iv rilancerà sulla mozione di sfiducia al Senato dove Renzi è convinto di portare tutti i voti di Iv, le opposizioni (difficile ipotizzare il soccorso azzurro proprio sulla giustizia) e qualcuno anche del Pd. Il ministro Bonafede sarebbe costretto a dimettersi“.
Crimi: “Se vogliono crisi lo dicano” – A difendere il ministro della giustizia è il capo politico del M5s Vito Crimi: “Qualcuno oggi tra le fila di Italia Viva chiama in causa il ministro Bonafede con accenti totalmente fuori luogo. Gli attacchi e le costanti minacce sono inaccettabili: se intendono aprire la crisi di governo lo si dica chiaramente e si faccia secondo modi e procedure istituzionali. A quel punto gli italiani sapranno chiaramente chi vuole fare il loro interesse e chi no”. Secondo il capo delegazione del Pd a Palazzo Chigi, Dario Franceschini, “se un partito di maggioranza minaccia di sfiduciare un ministro, sta minacciando di sfiduciare l’intero governo“. Anche un ex renziana come Alessia Morani difende il ministro della giustizia: “Mi pare che si stia veramente esagerando. Se un partito di maggioranza presenta una mozione di sfiducia nei confronti di un proprio ministro è tecnicamente una mozione di sfiducia verso il proprio governo, considerato anche che Bonafede è il capo delegazione del M5s”, scrive su Twitter la sottosegretaria dello Sviluppo economico. “Ma se oggetto della discussione è il lodo Conte, perché Italia Viva sfiducia Bonafede?”, si chiede in modo retorico Stefano Vaccari della segreteria nazionale Pd.
Renzi: “Voteremo contro a decreto o emendamento” – Già in mattinata Matteo Renzi aveva cominciato a ripetere la parola “crisi” legandola al dibattito sulla prescrizione: “Al momento c’è una soluzione intelligente per prendere tempo e approfondire le varie mediazioni. Si chiama Lodo Annibali, è un emendamento del Mille Proroghe e serve per approfondire i temi in discussione. Se invece si vuol fare un pasticcio da azzeccagarbugli, che secondo ex presidenti della Consulta è chiaramente incostituzionale, noi non lo votiamo. Tutto qui, semplice no? E dire che basterebbe approvare il Lodo Annibali. Ma rischiare una crisi, per alcuni dei nostri ex riformisti ora giustizialisti, è meglio che dare ragione a Italia Viva”. L’ex premier stasera riunirà i suoi parlamentari a Palazzo Giustiniani: “Per giorni hanno detto che Italia Viva avrebbe mollato e che mi sarei venduto per due poltrone. Fake news! Non si molla! Se davvero presenteranno decreto o emendamento su prescrizione noi voteremo contro. Si tengano le loro poltrone, noi ci teniamo i nostri valori. Sui diritti dei cittadini non si fanno pasticci da azzeccagarbugli”.
Iv ritira emendamenti tranne quelli su giustizia e autostrade – In giornata, tra l’altro, Italia Viva ha ritirato gli emendamenti presentati in commissione al Milleproroghe, salvo quelli all’articolo 8, in tema di giustizia, e 35, sulle concessioni autostradali e il passaggio temporaneo della gestione all’Anas, in caso di revoca. Fra gli emendamenti dei renziani è quindi rimasto proprio il lodo Annibali, che chiede lo slittamento di un anno dell’entrata in vigore della riforma sulla prescrizione, e quello per la cancellazione dell’articolo del Milleproroghe che introduce nuove norme sulle revoche delle concessioni autostradali. Insomma: il partito dell’ex segretario del Pd intende dare battaglia su due provvedimenti fondamentali per l’esecutivo.
Il nodo sul Milleproroghe – E mentre i renziani riaprono il fuoco in maggioranza, il governo deve ancora decidere in che modo varare il lodo Conte bis sulla prescrizione. Si ragiona sulla presentazione di un emendamento al Milleproroghe che assorbisca la mediazione tra M5S, Pd e Leu. Secondo quando sottolineano fonti della maggioranza la decisione a riguardo arriverà probabilmente nella giornata di domani, in occasione di un Consiglio dei ministri che potrebbe essere convocato nelle prossime ore. In queste ore sono diversi i contatti tra gli uffici legislativi del governo che si occuperanno della composizione dell’emendamento sul lodo Conte bis. Non si esclude tra l’altro che il governo potrebbe anche informare il Quirinale della sua decisione dato che, sull’ammissibilità dell’emendamento, resta più di un’incognita.
Il lodo Conte bis – La mediazione trovata da dem, 5 stelle e Leu, in pratica, mescola lo stop della prescrizione dopo il primo grado – in vigore con la riforma Bonafede – e il lodo Conte 1, quello proposto dal premier, che faceva distinzione tra condannati e assolti in primo grado: per questi ultimi non c’era lo stop dei termini, ma una sospensione di due anni. Il lodo Conte bis mantiene lo stop dopo la condanna in primo grado per i condannati e lo fa diventare definitivo solo dopo una seconda condanna in appello. Se invece un imputato condannato in primo grado viene assolto in secondo, avrà indietro il tempo che è stato congelato in precedenza. In pratica, se con la sentenza di condanna in primo grado il tempo si ferma, quello stesso tempo viene restituito all’imputato in caso di sentenza di assoluzione in appello. In questo caso, non solo i termini per la prescrizione riprendono a decorrere, ma all’imputato viene reso il termine trascorso – e bloccato – tra la sentenza di primo grado di condanna e la sentenza di secondo grado di assoluzione. Per gli assolti in primo grado rimane la sospensione di due anni.
Politica
Prescrizione, i renziani provocano: “Governo rischia, pronti a sfiduciare Bonafede”. Franceschini: “Minaccia a tutto l’esecutivo”
A parlare chiaramente di rischi per la maggioranza è la ministra Teresa Bellanova. Giachetti e Nobili evocano una mozione di sfiducia per il ministro della giustizia. Boccia: "Nessuno abusi del senso di responsabilità e della pazienza del Partito democratico". Crimi : "Crisi? Si faccia secondo modi e procedure istituzionali. A quel punto gli italiani sapranno chiaramente chi vuole fare il loro interesse e chi no"
La spaccatura sulla prescrizione mette a rischio la tenuta del governo Conte 2. Dopo giorni di minacce alcuni deputati di Italia viva hanno parlato esplicitamente di mozione di sfiducia ad personam per il ministro Alfonso Bonafede, difeso sia dai 5 stelle che da Dario Franceschini. A usare senza mezzi termini il verbo “rischiare“, collegato alla tenuta dell’esecutivo, è invece la ministra Teresa Bellanova. “Se il governo insiste sulla prescrizione così com’è, sì. Rischia“, ha risposto la titolare delle politiche agricole e capo delegazione di Italia Viva a Palazzo Chigi alla domanda diretta di Giovanni Minoli su Rai Radio1. Secondo Bellanova sulla prescrizione “la mediazione di Conte non basta“. Per la verità dopo l’intervento del premier, venerdì scorso Pd, M5s e Leu hanno trovato la mediazione sulla proposta di Federico Conte, deputato del partito di Pietro Grasso, che prevede una rivisitazione della riforma Bonafede, entrata in vigore l’1 gennaio scorso. I renziani, però, si sono sfilati dall’accordo, dicendosi disponibili ad accettare solo un rinvio tout court della riforma. E oggi, dopo un week end di relativa calma, sono tornati ad alzare i toni. Provocando la reazione del ministro degli Affari Regionali, Francesco Boccia: “Nessuno abusi del senso di responsabilità e della pazienza del Partito democratico”.
“Pronti a sfiduciare Bonafede” – Già prima che Bellanova parlasse di rischi per l’esecutivo, alcun esponenti di Italia viva hanno parlato esplicitamente di mozione di sfiducia ad personam per il ministro della giustizia dei 5 stelle. “Noi andremo fino in fondo contro il blocco della prescrizione, contro questa riforma che riteniamo liberticida. Se siamo anche disposti a far cadere il governo? Stasera avremo la riunione dei gruppi, dovremo decidere cosa fare. Quello che posso dire è che se loro, ed in particolare Bonafede, vogliono continuare con una forzatura di questo tipo certamente, al di là di quello che succederà col governo, il ministro Bonafede si troverà una bella mozione di sfiducia, questo è pacifico“, ha detto Roberto Giachetti ospite di Un Giorno da Pecora. Concetti ripetuti poco dopo da Luciano Nobili, durante l’inaugurazione della prima sede romana di Italia viva a nel centro storico di Roma, in via dei Cappellari, già sezione del Pci, poi di Ds, Pds e Pd: “Se presenteremo una mozione individuale a Bonafede? Stasera ci riuniamo e vediamo. Certo useremo tutti gli strumenti a nostra disposizione”. Concetto ripetuto da fonti del partuito: “Se ci sarà la richiesta di un voto di fiducia sul Governo, Iv rilancerà sulla mozione di sfiducia al Senato dove Renzi è convinto di portare tutti i voti di Iv, le opposizioni (difficile ipotizzare il soccorso azzurro proprio sulla giustizia) e qualcuno anche del Pd. Il ministro Bonafede sarebbe costretto a dimettersi“.
Crimi: “Se vogliono crisi lo dicano” – A difendere il ministro della giustizia è il capo politico del M5s Vito Crimi: “Qualcuno oggi tra le fila di Italia Viva chiama in causa il ministro Bonafede con accenti totalmente fuori luogo. Gli attacchi e le costanti minacce sono inaccettabili: se intendono aprire la crisi di governo lo si dica chiaramente e si faccia secondo modi e procedure istituzionali. A quel punto gli italiani sapranno chiaramente chi vuole fare il loro interesse e chi no”. Secondo il capo delegazione del Pd a Palazzo Chigi, Dario Franceschini, “se un partito di maggioranza minaccia di sfiduciare un ministro, sta minacciando di sfiduciare l’intero governo“. Anche un ex renziana come Alessia Morani difende il ministro della giustizia: “Mi pare che si stia veramente esagerando. Se un partito di maggioranza presenta una mozione di sfiducia nei confronti di un proprio ministro è tecnicamente una mozione di sfiducia verso il proprio governo, considerato anche che Bonafede è il capo delegazione del M5s”, scrive su Twitter la sottosegretaria dello Sviluppo economico. “Ma se oggetto della discussione è il lodo Conte, perché Italia Viva sfiducia Bonafede?”, si chiede in modo retorico Stefano Vaccari della segreteria nazionale Pd.
Renzi: “Voteremo contro a decreto o emendamento” – Già in mattinata Matteo Renzi aveva cominciato a ripetere la parola “crisi” legandola al dibattito sulla prescrizione: “Al momento c’è una soluzione intelligente per prendere tempo e approfondire le varie mediazioni. Si chiama Lodo Annibali, è un emendamento del Mille Proroghe e serve per approfondire i temi in discussione. Se invece si vuol fare un pasticcio da azzeccagarbugli, che secondo ex presidenti della Consulta è chiaramente incostituzionale, noi non lo votiamo. Tutto qui, semplice no? E dire che basterebbe approvare il Lodo Annibali. Ma rischiare una crisi, per alcuni dei nostri ex riformisti ora giustizialisti, è meglio che dare ragione a Italia Viva”. L’ex premier stasera riunirà i suoi parlamentari a Palazzo Giustiniani: “Per giorni hanno detto che Italia Viva avrebbe mollato e che mi sarei venduto per due poltrone. Fake news! Non si molla! Se davvero presenteranno decreto o emendamento su prescrizione noi voteremo contro. Si tengano le loro poltrone, noi ci teniamo i nostri valori. Sui diritti dei cittadini non si fanno pasticci da azzeccagarbugli”.
Iv ritira emendamenti tranne quelli su giustizia e autostrade – In giornata, tra l’altro, Italia Viva ha ritirato gli emendamenti presentati in commissione al Milleproroghe, salvo quelli all’articolo 8, in tema di giustizia, e 35, sulle concessioni autostradali e il passaggio temporaneo della gestione all’Anas, in caso di revoca. Fra gli emendamenti dei renziani è quindi rimasto proprio il lodo Annibali, che chiede lo slittamento di un anno dell’entrata in vigore della riforma sulla prescrizione, e quello per la cancellazione dell’articolo del Milleproroghe che introduce nuove norme sulle revoche delle concessioni autostradali. Insomma: il partito dell’ex segretario del Pd intende dare battaglia su due provvedimenti fondamentali per l’esecutivo.
Il nodo sul Milleproroghe – E mentre i renziani riaprono il fuoco in maggioranza, il governo deve ancora decidere in che modo varare il lodo Conte bis sulla prescrizione. Si ragiona sulla presentazione di un emendamento al Milleproroghe che assorbisca la mediazione tra M5S, Pd e Leu. Secondo quando sottolineano fonti della maggioranza la decisione a riguardo arriverà probabilmente nella giornata di domani, in occasione di un Consiglio dei ministri che potrebbe essere convocato nelle prossime ore. In queste ore sono diversi i contatti tra gli uffici legislativi del governo che si occuperanno della composizione dell’emendamento sul lodo Conte bis. Non si esclude tra l’altro che il governo potrebbe anche informare il Quirinale della sua decisione dato che, sull’ammissibilità dell’emendamento, resta più di un’incognita.
Il lodo Conte bis – La mediazione trovata da dem, 5 stelle e Leu, in pratica, mescola lo stop della prescrizione dopo il primo grado – in vigore con la riforma Bonafede – e il lodo Conte 1, quello proposto dal premier, che faceva distinzione tra condannati e assolti in primo grado: per questi ultimi non c’era lo stop dei termini, ma una sospensione di due anni. Il lodo Conte bis mantiene lo stop dopo la condanna in primo grado per i condannati e lo fa diventare definitivo solo dopo una seconda condanna in appello. Se invece un imputato condannato in primo grado viene assolto in secondo, avrà indietro il tempo che è stato congelato in precedenza. In pratica, se con la sentenza di condanna in primo grado il tempo si ferma, quello stesso tempo viene restituito all’imputato in caso di sentenza di assoluzione in appello. In questo caso, non solo i termini per la prescrizione riprendono a decorrere, ma all’imputato viene reso il termine trascorso – e bloccato – tra la sentenza di primo grado di condanna e la sentenza di secondo grado di assoluzione. Per gli assolti in primo grado rimane la sospensione di due anni.
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Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "Nessun tumore al cervello e nessuna infezione da polmonite batterica, come erroneamente riportato dalla Direzione sanitaria del Mar Rosso. Mattia è morto per un’emorragia causata da un aneurisma cerebrale e si esclude con certezza la presenza di altre patologie concomitanti. Questo quanto emerge dopo l'esame effettuato dall'Azienda Ospedaliero Universitaria di Udine". Così l'avvocato Maria Virginia Maccari, che assiste i familiari di Mattia Cossettini, morto a 9 anni mentre si trovava in vacanza a Marsa Alam.
"Mattia era felicissimo della vacanza e fino a quella tragica escursione in barca non aveva manifestato alcun sintomo, nemmeno un raffreddore. Tanti sorrisi fino all’ultimo momento, allegro come tutti lo conoscevano, ma durante l’escursione in barca non c’è stata nessuna possibilità di chiamare o di ricevere i soccorsi. Secondo i genitori vi è stata sicuramente una sottovalutazione del quadro clinico iniziale; c’è poi stato un errore di refertazione da parte dei medici dell’ospedale generale governativo di Marsa Alam, che hanno interpretato la Tc senza intervenire poi su Mattia per l’assenza di attrezzature, tenuto solamente in osservazione mentre i sanitari stimavamo le più svariate patologie, dal diabete alla broncopolmonite, citando addirittura il Covid come causa di un’ossigenazione bassa quando invece Mattia non aveva neanche la tosse", spiega.
"Rimasto invece su una lettiga di ospedale, con il cuscino della camera del resort, mentre i genitori tentavano invano un trasferimento presso un altro ospedale. La famiglia sta ancora approfondendo gli aspetti relativi all’incidenza di una corretta e tempestiva diagnosi, ma quello che emerge è la necessità di sensibilizzare il Governo egiziano per favorire protocolli nella gestione delle emergenze sanitarie nella zona del mar Rosso. Il primo ospedale attrezzato è situato a circa tre ore di auto e - sottolinea - non sono disponibili mezzi di trasporto rapidi per raggiungerlo. Probabilmente sarebbe sufficiente un piccolo contributo economico da parte delle numerosissime strutture alberghiere per garantire un servizio sanitario adeguato, oppure realizzare un eliporto per trasferire i pazienti gravi, raggiungendo un luogo idoneo. Si stima la presenza di circa quindici milioni di italiani in Egitto ogni anno, di cui un terzo circa nella zona del Mar Rosso".
"Nonostante tutte le immersioni subacquee effettuate in zona, anche una 'semplice' embolia polmonare diventerebbe critica a causa dell’assenza nelle vicinanze di una camera iperbarica. In alcune situazioni potrebbe fare la differenza anche la refertazione a distanza, facilmente possibile con l’utilizzo della telemedicina e nel caso di Mattia si sarebbe molto probabilmente evitata l'errata interpretazione delle immagini della Tc, fatto che ha di certo avuto un peso psicologico importante sui genitori. Non è chiaro se il tempo perso, dai primi sintomi interpretati in modo superficiale dai medici, all’incapacità di intervenire in modo attivo presso l’ospedale di Marsa Alam, potessero cambiare l’esito della vicenda. È però evidente come, qualsiasi necessità sanitaria improvvisa, che possa essere clinicamente complessa ma che nel nostro contesto sociale risulti gestibile, le possibilità di sopravvivenza in una zona così turistica e famosa siano sorprendentemente scarse. I genitori di Mattia, Marco e Alessandra, si augurano che la morte di loro figlio possa servire ad avviare questo adeguamento sanitario in Egitto per il bene dí tutti gli altri turisti italiani, non consapevoli della situazione fatiscente che potrebbero scoprire appena varcate le mura dei lussuosi resort", conclude.
Milano, 21 feb. (Adnkronos) - Con una produzione dal valore di 277 milioni di euro nel 2023, la Lombardia è la quarta regione italiana più rilevante nel comparto florovivaistico. E' quanto afferma la Coldiretti regionale, sulla base del primo Rapporto nazionale sul settore realizzato dal centro studi Divulga e da Ixe’ con Coldiretti, in occasione della giornata conclusiva di Myplant&Garden, una delle più importanti manifestazioni internazionali per i professionisti delle filiere del verde in corso a Rho Fiera Milano.
In Lombardia, precisa la Coldiretti regionale su dati Registro delle Imprese, sono oltre 2.500 le aziende florovivaistiche, a cui vanno aggiunte quelle che si dedicano alla cura e alla manutenzione del paesaggio, per una filiera del verde lombarda che in totale può contare su più di 7.900 imprese. Sulla base del rapporto Divulga/Ixè, nel 2024 il florovivaismo Made in Italy ha raggiunto il valore massimo di sempre a quota 3,3 miliardi di euro, grazie anche al traino dell’export che chiuderà l’anno a 1,3 miliardi, ma sulle aziende nazionali pesa oggi la difficile situazione internazionale, a partire dalla guerra in Ucraina. Proprio a causa del conflitto, le aziende hanno subito un aumento dei costi del +83% per i prodotti energetici e del +45% per i fertilizzanti rispetto al 2020, oltre a un +29% per altri input produttivi quali sementi e piantine.
Costi in progressivo aumento, che ancora fanno fatica ad essere riassorbiti, tanto più se si considera la concorrenza sleale che pesa sulle imprese tricolori a causa delle importazioni a basso costo dall’estero, dove non si rispettano le stesse regole in termini di utilizzo dei prodotti fitosanitari, ma anche di tutela dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente.
Non va poi trascurato, avverte Coldiretti, l’impatto dei cambiamenti climatici: secondo il rapporto Divulga/Ixe’ due aziende agricole su tre (66%) hanno subito danni nell’ultimo triennio a causa di eventi estremi, tra grandinate, trombe d’aria, alluvioni e siccità che a più riprese hanno interessato il territorio nazionale. Il risultato di tutti questi fattori è che più di un terzo delle aziende florovivaistiche italiane denuncia difficoltà economiche.
Un quadro dinanzi al quale Coldiretti chiede misure di sostegno alle imprese per contrastare i cambiamenti climatici che, oltre agli eventi estremi, hanno moltiplicato le malattie che colpiscono le piante, spesso peraltro diffuse a causa delle importazioni di prodotti stranieri.
Ma serve anche puntare sulla promozione dei prodotti 100% Made in Italy, mettendone in risalto l’elevato valore ambientale, oltre che gli effetti positivi dal punto di vista della salute e della lotta all’inquinamento. Importante anche una maggiore considerazione per il settore all’interno della Politica agricola europea e, di riflesso, nelle politiche di sviluppo rurale.
Milano, 21 feb. (Adnkronos) - Con una produzione dal valore di 277 milioni di euro nel 2023, la Lombardia è la quarta regione italiana più rilevante nel comparto florovivaistico. E' quanto afferma la Coldiretti regionale, sulla base del primo Rapporto nazionale sul settore realizzato dal centro studi Divulga e da Ixe’ con Coldiretti, in occasione della giornata conclusiva di Myplant&Garden, una delle più importanti manifestazioni internazionali per i professionisti delle filiere del verde in corso a Rho Fiera Milano.
In Lombardia, precisa la Coldiretti regionale su dati Registro delle Imprese, sono oltre 2.500 le aziende florovivaistiche, a cui vanno aggiunte quelle che si dedicano alla cura e alla manutenzione del paesaggio, per una filiera del verde lombarda che in totale può contare su più di 7.900 imprese. Sulla base del rapporto Divulga/Ixè, nel 2024 il florovivaismo Made in Italy ha raggiunto il valore massimo di sempre a quota 3,3 miliardi di euro, grazie anche al traino dell’export che chiuderà l’anno a 1,3 miliardi, ma sulle aziende nazionali pesa oggi la difficile situazione internazionale, a partire dalla guerra in Ucraina. Proprio a causa del conflitto, le aziende hanno subito un aumento dei costi del +83% per i prodotti energetici e del +45% per i fertilizzanti rispetto al 2020, oltre a un +29% per altri input produttivi quali sementi e piantine.
Costi in progressivo aumento, che ancora fanno fatica ad essere riassorbiti, tanto più se si considera la concorrenza sleale che pesa sulle imprese tricolori a causa delle importazioni a basso costo dall’estero, dove non si rispettano le stesse regole in termini di utilizzo dei prodotti fitosanitari, ma anche di tutela dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente.
Non va poi trascurato, avverte Coldiretti, l’impatto dei cambiamenti climatici: secondo il rapporto Divulga/Ixe’ due aziende agricole su tre (66%) hanno subito danni nell’ultimo triennio a causa di eventi estremi, tra grandinate, trombe d’aria, alluvioni e siccità che a più riprese hanno interessato il territorio nazionale. Il risultato di tutti questi fattori è che più di un terzo delle aziende florovivaistiche italiane denuncia difficoltà economiche.
Un quadro dinanzi al quale Coldiretti chiede misure di sostegno alle imprese per contrastare i cambiamenti climatici che, oltre agli eventi estremi, hanno moltiplicato le malattie che colpiscono le piante, spesso peraltro diffuse a causa delle importazioni di prodotti stranieri.
Ma serve anche puntare sulla promozione dei prodotti 100% Made in Italy, mettendone in risalto l’elevato valore ambientale, oltre che gli effetti positivi dal punto di vista della salute e della lotta all’inquinamento. Importante anche una maggiore considerazione per il settore all’interno della Politica agricola europea e, di riflesso, nelle politiche di sviluppo rurale.
Milano, 21 feb. (Adnkronos) - Con una produzione dal valore di 277 milioni di euro nel 2023, la Lombardia è la quarta regione italiana più rilevante nel comparto florovivaistico. E' quanto afferma la Coldiretti regionale, sulla base del primo Rapporto nazionale sul settore realizzato dal centro studi Divulga e da Ixe’ con Coldiretti, in occasione della giornata conclusiva di Myplant&Garden, una delle più importanti manifestazioni internazionali per i professionisti delle filiere del verde in corso a Rho Fiera Milano.
In Lombardia, precisa la Coldiretti regionale su dati Registro delle Imprese, sono oltre 2.500 le aziende florovivaistiche, a cui vanno aggiunte quelle che si dedicano alla cura e alla manutenzione del paesaggio, per una filiera del verde lombarda che in totale può contare su più di 7.900 imprese. Sulla base del rapporto Divulga/Ixè, nel 2024 il florovivaismo Made in Italy ha raggiunto il valore massimo di sempre a quota 3,3 miliardi di euro, grazie anche al traino dell’export che chiuderà l’anno a 1,3 miliardi, ma sulle aziende nazionali pesa oggi la difficile situazione internazionale, a partire dalla guerra in Ucraina. Proprio a causa del conflitto, le aziende hanno subito un aumento dei costi del +83% per i prodotti energetici e del +45% per i fertilizzanti rispetto al 2020, oltre a un +29% per altri input produttivi quali sementi e piantine.
Costi in progressivo aumento, che ancora fanno fatica ad essere riassorbiti, tanto più se si considera la concorrenza sleale che pesa sulle imprese tricolori a causa delle importazioni a basso costo dall’estero, dove non si rispettano le stesse regole in termini di utilizzo dei prodotti fitosanitari, ma anche di tutela dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente.
Non va poi trascurato, avverte Coldiretti, l’impatto dei cambiamenti climatici: secondo il rapporto Divulga/Ixe’ due aziende agricole su tre (66%) hanno subito danni nell’ultimo triennio a causa di eventi estremi, tra grandinate, trombe d’aria, alluvioni e siccità che a più riprese hanno interessato il territorio nazionale. Il risultato di tutti questi fattori è che più di un terzo delle aziende florovivaistiche italiane denuncia difficoltà economiche.
Un quadro dinanzi al quale Coldiretti chiede misure di sostegno alle imprese per contrastare i cambiamenti climatici che, oltre agli eventi estremi, hanno moltiplicato le malattie che colpiscono le piante, spesso peraltro diffuse a causa delle importazioni di prodotti stranieri.
Ma serve anche puntare sulla promozione dei prodotti 100% Made in Italy, mettendone in risalto l’elevato valore ambientale, oltre che gli effetti positivi dal punto di vista della salute e della lotta all’inquinamento. Importante anche una maggiore considerazione per il settore all’interno della Politica agricola europea e, di riflesso, nelle politiche di sviluppo rurale.
Gaza, 22 feb. (Adnkronos) - Gli ostaggi israeliani Eliya Cohen, Omer Shem Tov e Omer Wenkert sono stati trasferiti alla Croce Rossa Internazionale dopo essere saliti sul palco a Nuseirat, nel centro di Gaza, prima del rilascio da parte di Hamas.
Roma, 22 feb. (Adnkronos Salute) - "In Italia sono sempre più giovani medici attratti dalla ginecologia oncologica: questa specializzazione conta bravi chirurghi intorno ai 45 anni, in Italia sono circa 50, tra cui molte donne. E loro saranno tra i protagonisti domani del simposio 'Innovation in Gyn Onc', appuntamento voluto dalla Società italiana di ginecologia e ostetricia all’interno di Esgo", European Gynaecological Oncology Congress, in corso fino a domenica a Roma (Hotel dei Congressi all’Eur). Così all’Adnkronos Salute Vito Trojano, presidente di Sigo alla vigilia del meeting all’interno del Congresso Esgo 2025, un'esperienza formativa con oltre 50 sessioni scientifiche che in questa tre giorni di lavori presentano gli ultimi sviluppi medici e scientifici nella ricerca, nel trattamento e nella cura dei tumori ginecologici, tenuti da esperti di fama mondiale.
"Sarà una giornata molto importante perché non solo è un connubio fra la Società europea di ginecologia oncologica e la Sigo – spiega Trojano – ma perché dedicata alle nuove generazioni. Obiettivo: poter fare in modo che la Ginecologia oncologica sia sempre più attrattiva e di interesse per i giovani che aspirano a fare i medici".
Tra i temi al centro del simposio, nuove proposte per la vaccinazione e lo screening del cancro cervicale, prevenzione del cancro ovarico oltre la chirurgia, medicina di precisione in oncologia ginecologica, novità dalla biopsia liquida, algoritmi terapeutici nel carcinoma ovarico di prima linea, efficacia e sopravvivenza a lungo termine con gli inibitori di Parp. E ancora: la salute digitale in oncologia ginecologica, telechirurgia, telesonografia, teleconsulenza e Hipec (chemioterapia ipertermica intraperitoneale) in oncologia ginecologica. "Ampio spazio sarà dato ovviamente alle nuove terapie mediche, alle tecniche chirurgiche e all’Intelligenza artificiale con cui i futuri chirurghi si addestrano e si formano", conclude Trojano.
Gaza, 22 feb. (Adnkronos) - A Nuseirat, nel centro della Striscia di Gaza, verranno rilasciati tre ostaggi (Omer Shem Tov, Eliya Cohen e Omer Wenkert) rapiti il 7 ottobre, anziché quattro come si pensava in precedenza. Il quarto ostaggio, Hisham al-Sayed, rapito nel 2015, verrà liberato in un altro luogo e senza una cerimonia pubblica. I veicoli della Croce Rossa sono presenti a Nuseirat, ma sembra che ci potrebbe essere ritardo nella consegna.