Diritti

Sanremo 2020 – Cosa hanno in comune Achille Lauro, il discorso di Benigni e quello del Papa?

di Margherita Cavallaro

Di nuovo le mie intenzioni di scrivere un post la settimana scorsa sono sfumate per via del mio lavoro e ho poi passato la settimana a guardare il Festival di Sanremo, dato che per una tradizione universitaria spammo Facebook (quello privato) con la mia telecronaca. Ho quindi pensato: perché non scrivere un blog su quello? Solo che ogni serata ne scappava una nuova: Achille Lauro, Benigni, Achille Lauro, Sabrina Salerno, Achille Lauro, Bugo e Morgan, Achille Lauro… Poi ho letto dal profilo di una mia amica parte del discorso di Papa Francesco contro il gender (???) e ho avuto l’illuminazione: giochiamo di nuovo a “Cosa hanno in comune?”!

Cosa hanno in comune Achille Lauro, il discorso di Benigni e quello del Papa? Vi arrendete? Sono una rappresentazione una e trina della società italiana al momento. Come? Prima di tutto ve li riassumo a beneficio di chi dovesse essersi perso qualcosa.

Il discorso del Papa: gli omosessuali mi vanno anche bene, ma il gender (???) no. La diversità va rispettata e non eliminata rendendoci tutti degli alieni uguali e senza genere.

Il discorso di Benigni (tralasciate inesattezze storiche su cui non voglio soffermarmi per non fare troppo la saccente): sentite questo bellissimo pezzo della Bibbia! Parla di sesso, quello soddisfacente! Celebriamo come Maccio Capatonda la bellezza del “gliel’ho buttato” (anzi, “me l’ha buttato” in questo caso)! Non importa se siate uomini o donne in qualsiasi combinazione, l’importante è che vi amiate e che ve lo buttiate!

Achille Lauro: me ne frego! Me ne frego di voi, del vostro Festival, della giuria colonscopica, dei generi, degli orientamenti sessuali, delle norme, della conformità. Me ne frego del fatto che, come le fatine che muoiono ogni volta che qualcuno dice di non credere alla loro esistenza, ogni volta che un Achille Lauro esce sul palco di Sanremo un Pillon si sente male (oh no aspetta, forse quest’ultima ero io).

Abbiamo dunque ad un estremo un anziano che non ha la più pallida idea che il gender non esista e di cosa trattino invece tutte le conversazioni che ci sono riguardo temi LGBT+, ma che incita la gente ad andargli contro tanto per far stringere a sé un gregge e dettare a quel gregge quello che deve pensare. Dall’altro un ragazzo che ha deciso di combattere pubblicamente l’ignoranza su un palco, fregandosene di quello che avrebbero pensato gli altri. In mezzo un boomer che, seppur nei canoni di un modo di pensare tradizionale, accetta la diversità in nome dell’amore (basta che se scopa).

La cosa più bella, tra l’altro, è che il primo personaggio che ha interpretato Achillone nazionale è lo stesso Santo del cui nome si è appropriato questo Papa: un Santo che aveva rinunciato a tutto per essere libero di seguire quello che credeva giusto all’insegna dell’amore dei reietti e dell’accettazione di tutte le forme di vita, mentre questo Papa nasconde sotto una falsa facciata di accettazione la più grande delle intolleranze. Puoi stare nel gregge anche se sei una pecora a cui piacciono pecore dello stesso sesso, ma non se sei un muflone o uno stambecco. Mi sta bene se sei un piccione, ma non se sei un pappagallo, anche perché un pappagallo non ho nemmeno mai capito cos’è. Da un lato un uomo sobrio, ma che ama solo chi vuole lui; dall’altro un uomo ricoperto di paillettes che predica l’amore di sé e la libertà di fare ed essere ciò che ci rende felici fregandosene del giudizio degli altri.

Adesso vi domando: chi si è fatto foriero del messaggio del Santo? Cosa è più rivoluzionario tra un Papa che predica il rispetto della diversità a patto che sia la diversità che sta bene a lui e un cantante che predica l’amore di sé e degli altri a scorno di un Papa che si finge umile amico?

E così il cerchio si chiude. Due uomini, a distanza di secoli, che spogliandosi hanno mostrato al mondo che la ricchezza, la felicità e l’amore sono dentro di noi, sotto i vestiti (insieme agli strass), alla faccia di una Chiesa che si dimentica troppo spesso cosa vogliano dire l’accettazione e l’Amore. E un uomo nel mezzo: l’Italiano medio che, indipendentemente dal sesso dell’altra persona, aprendo la Bibbia cerca il beneplacito di Dio per divertirsi.

Perché Sanremo è Sanremo. Un Sanremo, grazie ad Achille Lauro, davvero all’insegna dell’amore. Anche se, alla fine, chi se ne frega di Sanremo?

P.S. Comunque anche quest’anno ci siamo giocati l’Eurovision. Diodato, ti prego, rinunciaci e mandaci qualcuno di meno sobrio o fai il bagno nel glitter. Fallo per la nazione.

P.P.S. Sono stata molto colpita dal numero di critiche che sono state fatte da uomini etero a Lauro per le dimensioni del suo pene sotto la tutina la prima serata. Curioso come tra tutte le cose da osservare questi uomini etero proprio non riuscissero a distogliere lo sguardo dal suo pacco…