Fake – La fabbrica delle notizie torna sul Nove dal 12 febbraio 2020 alle ore 23.30 ogni mercoledì. La notizia è vera. L’abbiamo verificata. Perdonateci lo scherzo, ma la trasmissione condotta e ideata da Valentina Petrini – columnist di FQMillennium, L’Espresso e una carriera tv tra Rai, La7 e ora Nove – ha suscitato, giustamente, interesse nel pubblico, che l’ha premiata con ottimi dati d’ascolto, ma anche postulato importanti questioni di metodo proprio per gli addetti ai lavori. Il giornalismo contemporaneo riesce a rendere sempre un servizio autentico e verificato, o talvolta è necessario accendere una luce di riflessione in più per riuscire a farsi largo nel mare delle fake news, oggi sempre più difficili da stanare? Petrini riparte con la stagione due per continuare la sua arguta e disinvolta perlustrazione. Ci saranno nuovi ospiti in studio, oltre alla presenza fissa di due esperti cacciatori di bufale: il giornalista di Open David Puente e Matteo Flora, professore a contratto in Corporate Reputation e Storytelling presso la Facoltà di Economia dell’Università di Pavia; e l’aggiunta del finissimo bomber Enrico Bertolino per un angolo di satira pungente.
Fake – La Fabbrica delle notizie proverà nuovamente a dare risposte che, badate bene, sono più complesse di quanto si creda. “Ripartiamo dal tema di questi giorni: il coronavirus, ma non faremo aggiornamenti in tempo reale e non daremo nemmeno consigli utili”, spiega Petrini al FQMagazine. “In questo caso proveremo a capire perché non è solo il web a creare fake news, ma ci metta del suo anche la politica. Qualcosa che sta tra la propaganda e l’alterazione della realtà. Saremo bipartisan: una fake condivisa da Zingaretti e un’altra delicata condivisa da Salvini. Per il primo parliamo della finta sassaiola razzista anticinese a Frosinone in cui il segretari PD è caduto; dall’altro la sintesi che Salvini ha fatto del discorso del ministro Speranza dove aggiungendo una virgola ha reso il coronavirus uguale alla peste e al colera”. Ma non è di solo coronavirus che si alimentano le fake news. “Altri grandi buchi neri sono le notizie provenienti dalla Russia, oppure dai territori di guerra dove spesso la propaganda tramite fake viene fatta da tutte le fazioni in campo” – continua Petrini, “stiamo facendo una gran fatica, ad esempio, per un video che ha raggiunto milioni di visualizzazioni su presunti o veri cittadini cinesi che svengono in strada. Il problema è che è parliamo di qualcosa accaduto molto lontano da noi e in un luogo non mediabile dalla lingua inglese. Vista la difficoltà che abbiamo anche noi con più tempo a disposizione per capire se è una notizia vera o falsa suggerirei a chi lavora sul web che è meglio fermarsi prima anziché rettificare in corso di verifica. Pur avendo una squadra di hacker e de bunker la questione non è di facile risoluzione”. Attenzione però le fake news mica nascono sotto il cavolo del web: “Sui quotidiani c’era e c’è spesso differenza tra titoli e articoli tanto da deformare in poche parole la notizia stessa. Poi certo il web diffonde di più le fake, ma contemporaneamente la comunità può smascherarle. Del resto anche nel medioevo il potere si è servito dell’alterazione della realtà per il controllo sociale”.