C’è il volto di Gian Carlo Caselli, quello di Franca Imbergamo, di Lirio Abbate ma anche dell’amico, Salvo Vitale. Facce dei protagonisti della storia di Peppino Impastato che il fotografo Elia Falaschi e il giornalista Ivan Vadori hanno intervistato e immortalato per la mostra “La Voce di Impastato – volti e parole contro la mafia” in esposizione alla Camera dei deputati, nella Sala del Cenacolo, complesso di Vicolo Valdina (ingresso di Piazza in Campo Marzio, 42) fino a venerdì 14 febbraio dalle ore 10 alle 18.

Attraverso gli scatti, rigorosamente in bianco e nero, è stata raccontata la storia del militante di Cinisi: a finire nell’obiettivo di Falaschi sono giornalisti, magistrati, attivisti, preti, amici e familiari di Peppino. Sulle pareti della Sala del Cenacolo ritroviamo così i volti di personaggi più noti come il fratello di Peppino, Giovanni; don Luigi Ciotti, il presidente di Libera; lo scrittore Carlo Lucarelli; Giovanni Paparcuri, responsabile del Museo “Falcone Borsellino”; lo storico Umberto Santino; il giornalista Sandro Ruotolo. Ma anche sguardi meno famosi che raccontano un Peppino Impastato più inedito, più famigliare: è il caso della nipote del giornalista di Cinisi, Luisa, che oggi ha ereditato il messaggio dello zio ed è presidente di “Casa Memoria”. O di Felicia Vitale Impastato, cognata di Peppino e testimone preziosa degli anni di battaglia del giovane militante.

La determinazione di Elia Falaschi e Ivan Vadori nel fare un lavoro di raccolta di voci e immagini girando tutta l’Italia ha convinto il presidente della Camera, Roberto Fico, ad aprire le porte del palazzo ad una mostra che ridà voce a un personaggio scomodo come Peppino Impastato, ucciso dalla mafia il 9 maggio del 1978. L’operazione della coppia Falaschi-Vadori, d’altro canto, è quella di non perdere il vizio della memoria, di ritrovare la figura importante di Peppino attraverso le storie di chi l’ha conosciuto, di chi l’ha accompagnato in vita ma anche di chi ha indagato sulla sua morte fino ad arrivare alla verità. “In cinque anni di ricerca, tra interviste, reportage fotografico, dialoghi e il confronto con le tante personalità coinvolte e la gente con cui abbiamo condiviso il progetto, sono riuscito a fare miei nuovi punti di vista e modi di considerare la corruzione, l’agire mafioso e i fenomeni di criminalità organizzata, onnipresenti nella cronaca mondiale e in continua evoluzione. La storia di Peppino Impastato è una storia senza tempo e dimensione, la Voce di Impastato è la voce di noi tutti, che non ci stiamo a fingere di non vedere e di non sapere”, spiega Elia Falaschi.

Parole a cui fanno eco quelle del giornalista Vadori: “Sono felice di essere riuscito, insieme a Elia Falaschi, ad omaggiare la figura e la persona di Impastato portando questa mostra nella Sala del Cenalo della Camera dei Deputati, nel cuore delle Istituzioni, il luogo che dovrebbe essere, prima di ogni altro, improntato su questi valori. Peppino è lo Stato in cui credo, quello che chiude le porte alla malavita e contrasta la mafia giorno dopo giorno e le apre alla cultura e alla partecipazione collettiva”.

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