Gli esseri umani agiscono in parte liberamente in parte condizionati da vincoli interni ed esterni, questo può renderli confusi nelle scelte e nelle azioni. Due sentimenti, bene e male o amore e odio, frutto della nostra storia evolutiva, ci pervadono, ci attraversano e ci inducono a compiere quotidianamente gesti di amore e atti di violenza, nell’intimo della famiglia o nella moltitudine sociale. Generalmente tendiamo a perseguire il bene, più che per il timore di punizioni umane o divine, per qualcosa che chiamiamo “coscienza”, ma il diavolo è tentatore e non sempre la coscienza resiste alle sue lusinghe.

Se usciamo dall’incertezza del presente e rivolgiamo uno sguardo alla storia, il bene e il male appaiono con maggiore chiarezza e definizione, anche se possono rimanere tortuose e incomprensibili le strade che hanno condotto a certi avvenimenti. In condizioni ottimali la nostra mente dovrebbe tollerare l’incertezza del divenire e accettare le conseguenze di ciò che è stato, magari per trarne insegnamento, ma questo implica uno sforzo che non sempre si riesce a compiere, per strumentale malafede o per una visione distorta della realtà che si difende con la negazione.

Si apre così la strada verso il negazionismo che sembra in progressivo attecchimento dal momento che i negazionisti sono in crescita (in Italia, in 16 anni sono passati dal 2,7 al 15,6% “Rapporto Italia 2020” dell’Eurispes), sono i figli della globalizzazione spersonalizzante, della solitudine, delle difficoltà sociali ed economiche, della fine di luoghi dove riconoscersi e delle lotte partecipate.

Due “negazioni” sono oggi particolarmente virulente e pericolose: la crisi dell’ecosistema in cui viviamo e la violenza fratricida, di esseri umani contro altri esseri umani, per seguire ideologie o appartenenze fanatiche.

Sappiamo che la terra sta male e facciamo finta di nulla, anche se questo significa accelerare la fine del pianeta. E che il clima si stia surriscaldando non lo dice solo Greta, una ragazza simbolo di 16 anni capace di entusiasmare i suoi coetanei, ma anche molte ricerche e molti scienziati, tra cui “l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC)”, che viceversa rimangono inascoltati dai potenti della terra.

La sopraffazione fra esseri umani è sempre esistita ma ha avuto il suo tragico perfezionamento nella Shoah, la più terrificante e diffusa violenza pretestuosa. Credere alla Shoah fa troppo male, perché vi è una parte di ognuno di noi fra le vittime ma anche fra i carnefici e di fronte al male nessuno di noi è puro. Negare il male del passato è un modo per non vedere quello di oggi e può portarci a pensare che i molti preoccupanti episodi di razzismo e di violenza che si stanno verificando con sempre maggiore frequenza nel nostro Paese siano sporadiche banalità e sciocchezze. Di fatto, questo comportamenti restano sempre “disponibili” nel repertorio degli esseri umani ed è necessario sviluppare degli antidoti mantenendo viva l’attenzione ed impegnandosi a tutti i livelli, nella costruzione di microsocietà umanizzate dove si possa parlare, confrontarsi, riconoscersi, discutere, litigare.

Questo potrebbe facilitare il recupero della memoria e la negazione del negazionismo.

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