Nessuna apertura ai preti sposati. Ad annunciarlo è lo stesso Papa Francesco parlando a un gruppo di vescovi americani in visita in Vaticano. A ventiquattrore dalla pubblicazione dell’attesissima esortazione apostolica post sinodale sull’Amazzonia, Bergoglio, secondo quando riporta l’agenzia stampa dei vescovi Usa, Catholic News Service, ha anticipato che nel testo non ci saranno le aperture chieste a larga maggioranza dai presuli di quella regione. Per il vescovo di Salt Lake City, monsignor Oscar Azarcon Solis, il Papa ha dato ai presuli l’impressione che il tema di ovviare alla carenza di sacerdoti in alcune parti remote dell’Amazzonia con l’ordinazione sacerdotale di diaconi sposati sarà oggetto di un discernimento futuro, ma non presente. L’arcivescovo di Santa Fe, monsignor John Charles Wester, ha spiegato che in sostanza il Papa ha detto che sul tema dell’ordinazione dei preti sposati non ha sentito che lo Spirito Santo fosse all’opera in questo momento. Porte chiuse anche alle donne diacono e al rito amazzonico, due proposte emerse durante il dibattito dei padri sinodali.
Nulla di fatto, dunque, dopo che nell’ottobre 2019 il Sinodo, con 128 placet contro 41 non placet, aveva chiesto l’ordinazione di uomini sposati. Per i padri sinodali, infatti, “considerando che la legittima diversità non nuoce alla comunione e all’unità della Chiesa, ma la manifesta e la serve, come testimonia la pluralità dei riti e delle discipline esistenti, proponiamo di stabilire criteri e disposizioni da parte dell’autorità competente, nel quadro della Lumen gentium 26, per ordinare sacerdoti uomini idonei e riconosciuti della comunità, che abbiano un diaconato permanente fecondo e ricevano una formazione adeguata per il presbiterato, potendo avere una famiglia legittimamente costituita e stabile, per sostenere la vita della comunità cristiana attraverso la predicazione della parola e la celebrazione dei sacramenti nelle zone più remote della regione amazzonica. A questo proposito, alcuni si sono espressi a favore di un approccio universale all’argomento”. Una precisazione non da poco conto che accoglie la proposta emersa durante il dibattito di convocare in futuro un Sinodo dei vescovi sul celibato sacerdotale. Ed è molto probabile che il Papa si sia rifatto proprio a questa richiesta per rimandare la sua decisione sul tema dei preti sposati.
In questi mesi di attesa, le pressioni affinché Bergoglio non accettasse questa proposta dei padri sinodali sono state fortissime. A iniziare dal cardinale Camillo Ruini, ex presidente della Conferenza episcopale italiana. “In Amazzonia, e anche in altre parti del mondo – ha spiegato il porporato – c’è una grave carenza di sacerdoti, e le comunità cristiane rimangono spesso prive della messa. È comprensibile che vi sia una spinta a ordinare sacerdoti dei diaconi sposati, e in questo senso si è orientato a maggioranza il Sinodo. A mio parere, però, si tratta di una scelta sbagliata. E spero e prego che il Papa, nella prossima esortazione apostolica post sinodale, non la confermi”.
Ancor più pressante è stata la richiesta fatta da Benedetto XVI e dal cardinale Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, in un controverso libro a quattro mani, dal quale il Papa emerito ha ritirato la firma dopo le polemiche. Sia Ratzinger che il porporato difendono il celibato sacerdotale appellandosi a Francesco affinché non apra ai preti sposati. Ma Bergoglio stesso, su questo punto, ben prima del Sinodo sull’Amazzonia, era stato molto chiaro. “Mi viene in mente – aveva detto il Papa – quella frase di San Paolo VI: ‘Preferisco dare la vita prima di cambiare la legge del celibato’. Mi è venuta in mente e voglio dirla, perché è una frase coraggiosa, in un momento più difficile di questo, 1968/1970… Personalmente, penso che il celibato sia un dono per la Chiesa… Io non sono d’accordo di permettere il celibato opzionale, no”. Parole chiare che ora ritornano nella sua esortazione apostolica.