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Air Italy è solo la punta dell’iceberg: tutto il settore del trasporto aereo è in crisi nera

La crisi nel settore del trasporto aereo nazionale trascinato dalla lunga crisi Alitalia non risparmia nessuno. Questa è la volta di Air Italy, già messa in liquidazione, che solo due anni fa aveva promesso l’ingresso di 50 nuovi aerei e l’apertura di nuove rotte intercontinentali, 10 milioni di passeggeri trasportati nel 2022 e il ritorno all’attivo di bilancio dopo anni di perdite. Invece ora è in una crisi senza precedenti grazie ad una gestione manageriale dilettantistica e poco responsabile lasciata correre dagli azionisti.

Air Italy nata dalle ceneri di Meridiana (51% Aga Kahn), nel febbraio 2018 con l’ingresso di Qatar Airways (49%) già dopo un anno di operatività è entrata in crisi e non è bastato un avvicendamento ai vertici della compagnia per rendere più efficiente la gestione della compagnia. Per ridurre le perdite del 2018 (160 milioni) e del 2019 (stima di 200 milioni) negli ultimi tempi per aumentare gli introiti (cash flow) sono stati messi in vendita voli intercontinentali e domestici che già si sapeva che non sarebbero stati operati. Gli aerei man mano che scadevano i leasing venivano restituiti ai lessor ed erano rimasti in servizio solo tre Airbus 330 e due Boeing 737. Solo pochi giorni fa anche i tour operator si sono accorti della inaffidabilità della compagnia e avevano sconsigliano la vendita dei biglietti. Air Italy annuncia nuove rotte, ma dove sono gli aerei?

L’Enac (l’Ente di controllo del settore aereo del Ministero dei Trasporti) era al corrente della grave situazione ma non è intervenuta per bloccare la vendita di voli che non sarebbero mai stati effettuati. Come infatti è successo. Ora sarà molto difficile il rimborso dei biglietti. Con l’azienda in liquidazione (in bonis), non sarà neppure possibile il ricorso alla cassa integrazione ma se rimangono così le cose sarà possibile il ricorso alla mobilità e il futuro del 1.200 addetti è nero.

La gestione della liquidazione è stata affidata a Enrico Laghi e Franco Negro fa sapere la compagnia aerea. Il primo è stato commissario dell’Alitalia riconsegnandola dopo due anni nella stessa situazione in cui l’ha trovata. La compagnia di bandiera continua la sua agonia grazie ai prestiti ponte statali (ora sotto indagine europea) e con un ricorso agli ammortizzatori sociali (di lusso) per migliaia di addetti. Nel Paese delle meraviglie può succedere che la compagnia aerea pubblica (Alitalia) riceva dallo Stato, con legge ad hoc, un nuovo assegno di 400 milioni di euro che svanirà come neve al sole entro il 31 maggio prossimo per poi chiederne un altro. Che la stessa compagnia venga metta in Cassa Integrazione (di lusso) 1.180 addetti anche nel 2020 pagati con una tassa sui passeggeri in partenza di 5 euro.

Accade anche che le compagnie aeree che volano in Italia – da Ryanair (che fa la parte del leone) ad Alitalia, Easy Jet, la stessa Air Italy e Volotea – vengano sussidiate dagli aeroporti italiani (in prevalenza di proprietà degli enti locali) con un intervento di 250 milioni anno: Alitalia e proprio Air Italy hanno ricevuto sussidi milionari per l’effettuazione di voli da e per la Sardegna per la “continuità territoriale”.

Nonostante l’ottimismo dei governi che non hanno mai controllato la concretezza dei piani industriali di Air Italy, di Alitalia e assecondando una proliferazione degli aeroporti, ben 39, il settore è rimasto nel tunnel della crisi: troppi aeroporti che disperdono qualsiasi economia di scala e la produttività del comparto. L’impatto economico degli aeroporti sul Pil italiano è al di sotto quello della media europea. I livelli di efficienza e competitività di compagnie aeree e degli scali italiani sono modesti. Infatti la produttività media degli scali italiani è di 4,8 milioni di passeggeri all’anno, quelli francesi sono a 5,6 milioni, 7 gli spagnoli, 10,8 quelli tedeschi e 11,6 quelli inglesi.

Air Italy diventa la punta di un iceberg di una crisi tutta italiana. Nonostante crescano i passeggeri del trasporto aereo in Italia da 184 milioni del 2018 a 193 milioni (+4%) nel 2019, il settore resta in profonda crisi. Questo ed altro nel Paese delle Meraviglie.