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Carlos Ghosn, Nissan fa causa a ex presidente: chiesti oltre 80 milioni di euro di danni

La casa automobilista vuole "recuperare una significativa parte dei danni monetari inflitti alla compagnia come risultato di anni di comportamenti scorretti e di attività fraudolenta" del suo ex presidente, fuggito in modo rocambolesco dal Giappone, dove si trovava in libertà vigilata in attesa di un processo per cattiva condotta finanziaria. Il dirigente è destinatario di mandati d'arresto dell'Interpol e delle autorità giapponesi

Nissan ha chiesto a Carlos Ghosn 10 miliardi di yen di risarcimento (pari a circa 83,5 milioni di euro) “allo scopo di recuperare una significativa parte dei danni monetari inflitti alla compagnia dal suo ex presidente come risultato di anni di comportamenti scorretti e di attività fraudolenta”. La compagnia si è rivolta, con un’azione civile, al tribunale di Yokohama. Nei confronti dell’ex manager della casa automobilistica, l’Interpol ha emesso oltre un mese fa un mandato d’arresto e lo ha comunicato alle autorità del Libano, dove lui si è rifugiato fuggendo all’interno della custodia di uno strumento musicale.

I danni chiesti da Nissan “sono collegati alla violazione dei doveri fiduciari di Ghosn in qualità di amministratore e alla distrazione di risorse e asset della società”. La casa automobilista afferma inoltre che “la dimensione dei danni reclamati dovrebbe aumentare in futuro in quanto Nissan cercherà di recuperare le sanzioni da pagare all’Agenzia giapponese sui servizi finanziari e le probabili penalità imposte al gruppo nei processi penali collegati alla cattiva condotta di Ghosn”.

Tra i danni che Nissan intende recuperare figurano “i fondi collegati a pagamenti fraudolenti fatti da o a Ghosn”, come, ad esempio, “l’uso di proprietà immobiliari all’estero senza pagamento di un affitto, l’uso privato di jet aziendali, i pagamenti a sua sorella, i pagamenti al suo avvocato personale in Libano”. Inoltre, il gruppo giapponese punta a rifarsi delle “risorse e dei costi per le investigazioni interne di Nissan” collegate ai comportamenti del suo ex presidente “in Giappone, negli Usa, in Olanda e in altri territori”. L’azione civile si aggiunge a quella attualmente in corso nelle Isole Vergini britanniche, “dove sono stati fatti pagamenti e transazioni non autorizzare attraverso veicoli ad hoc”.

Nella notte fra il 29 e il 30 dicembre Ghosn era fuggito in modo rocambolesco dal Giappone, dove si trovava in libertà vigilata in attesa di un processo per cattiva condotta finanziaria. L’ex presidente di Nissan-Renault era riuscito a eludere lo stretto sistema di sorveglianza a cui era stato sottoposto e a imbarcarsi su un jet privato. Il tutto nascondendosi nella custodia di uno strumento musicale dopo aver fatto entrare in casa sua un gruppo di para-militari camuffati da band per un concerto di Natale.

Il 30 gennaio le autorità giapponesi hanno emesso un nuovo mandato di arresto nei confronti dell’ex numero uno di Renault-Nissan: è accusato di aver violato la legge sul controllo dell’immigrazione, scappando da Tokyo. Oltre a lui, il provvedimento è stato esteso anche ai cittadini americani che lo avrebbero aiutato a fuggire. Tra loro ci sono due ex militari. In precedenza anche la moglie di Ghosn, Carole, aveva ricevuto un mandato di arresto da parte delle autorità nipponiche. La donna è accusata in particolare di falsa testimonianza davanti a una corte giapponese durante un’udienza nell’aprile scorso.