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Caso Gregoretti, oggi il voto del Senato sul processo a Salvini: Lega pronta ad astenersi

L'Aula di Palazzo Madama si esprime sulla richiesta di autorizzazione a procedere per l'ex ministro dell'Interno. L'esito pare scontato: per 'salvare' il leader della Lega dal tribunale serve la maggioranza assoluta, quindi 161 voti. Anche Renzi ieri ha confermato: "Vuole essere processato, lo accontenteremo"

Il caso Gregoretti arriva nell’Aula di Palazzo Madama: oggi il Senato chiude la partita sulla richiesta di autorizzazione a procedere per Matteo Salvini. E l’esito pare scontato: il leader della Lega è pronto ad andare a processo con l’accusa di sequestro dei migranti che rimasero fermi per quattro giorni sulla nave militare, prima di sbarcare ad Augusta il 31 luglio scorso. Lo stesso Salvini il 20 gennaio aveva chiesto ai 5 componenti leghisti della Giunta per le immunità di votare contro la relazione del presidente dell’organismo Maurizio Gasparri che chiedeva di respingere la richiesta di autorizzazione a procedere del tribunale dei ministri. Ora il leader del Carroccio ribadisce la richiesta di essere mandato davanti a un giudice: nel pomeriggio di ieri, martedì, ha espressamente chiesto ai suoi parlamentari di non votare il no al processo. I senatori al completo hanno detto di essere contrari ma Salvini ha chiesto di non opporsi, per cui i leghisti alla fine potrebbero astenersi o non partecipare al voto.

L’Aula si esprime tecnicamente sull’ordine del giorno che Forza Italia e Fratelli d’Italia presenteranno per ‘salvare’ l’alleato dal giudizio di un tribunale. Per passare però serve la maggioranza assoluta dei senatori, cioè 161 contrari al processo. Ma a Palazzo Madama il centrodestra si ferma a 139. Da qui l’esito che per molti è scontato sul sì al processo. A quel punto infatti, secondo il regolamento del Senato, l’assemblea dovrebbe limitarsi a prendere atto della decisione della Giunta, favorevole all’autorizzazione a procedere. A meno che almeno 20 senatori, contrari a quel verdetto, non chiedano espressamente (ed è pronto un altro documento comune di Fi e FdI) un nuovo voto. Una mossa in realtà destinata al flop perché il centrodestra non avrebbe comunque i numeri sufficienti, a maggior ragione se i senatori leghisti si asterranno o usciranno dall’emiciclo come chiesto da Salvini.

Erika Stefani, la relatrice della Lega, deve riepilogare quanto avvenuto nella Giunta, come e perché si è arrivati a quel voto. Dopo la discussione, una volta presentato l’ordine del giorno, in tarda mattinata si aprono le urne. Il voto è palese e potrà essere espresso fino a sera. Solo allora sarà annunciato l’esito. In Aula al Senato è previsto anche l’intervento della senatrice della Lega, Giulia Bongiorno.

Martedì nei corridoi parlamentari correvano i sospetti su un possibile appoggio di Italia viva al no al processo, in nome del garantismo. A smentirlo è stato Matteo Renzi: “Salvini ha chiesto di essere processato, lo accontenteremo“, ha annunciato ieri sera al Tg5. Poi però ha precisato: “Secondo me ha sbagliato politicamente, anche se fatico a vedere un reato, ma lo decideranno i magistrati. Poi comunque Salvini andrà battuto politicamente“.

La relazione di Stefani –Esautorata la Giunta dalla sua funzione principale, piegata a ragioni politiche, a questo punto, la sede necessaria al fine di poter rinvenire la verità risulta essere solo la sede processuale“. È uno dei passaggi fondamentali della relazione della senatrice della Lega che oggi al Senato è incaricata di riassumere ai senatori l’esito dei lavori della Giunta per le autorizzazioni. “L’attività dell’organo – attacca Stefani – è stata del tutto condizionata in questa occasione da posizioni espresse dai partiti politici che hanno anticipato la loro decisione nel merito prima di iniziare la discussione”. Nella sua ricostruzione, la leghista scrive che “alcuni membri hanno rifiutato di intervenire anche in sede di discussione nel merito, abbandonando i lavori per due volte e non partecipando alla votazione finale“. “Ritenendo pertanto che occorra ritornare nell’alveo di garanzia assicurato dalla legge, ci si è rimessi alla cognizione del Giudice di merito, imparziale e terzo”, aggiunge la leghista, ricordando poi il voto finale dell’organismo presieduto da Maurizio Gasparri.