L’inchiesta di Washington Post, Zdf e Sfr ha portato a individuare gli ex 007 che hanno coordinato il programma di spionaggio. Lo scoop è partito, come ricostruisce il Fatto Quotidiano, dalle rivelazioni fatte sul letto di morte da un uomo molto vicino ai servizi di intelligence tedeschi
Nella rete sono finiti Stati ostili agli Usa come l’Iran, l’Iraq, la Libia, gli avversari sul fronte nucleare come Pakistan e India, e alleati di ferro come Arabia Saudita, Giordania e Corea del Sud. Ma c’erano anche ex giunte militari dell’America Latina e diversi Paesi della Nato oltre all’Italia, come Spagna, Grecia e Turchia. E il Vaticano. Tutti utilizzavano i servizi della società svizzera Crypto Ag, leader mondiale nelle comunicazioni criptate che però era segretamente controllata dagli 007 americani e tedeschi. Così, dall’inizio della Guerra Fredda e fino agli inizi degli anni 2000 la Cia, in un’operazione congiunta avviata con l’intelligence dell’allora Germania Occidentale, ha captato le informazioni top secret di mezzo mondo. Tutto è partito dalle rivelazioni fatte sul letto di morte da un uomo molto vicino ai servizi di intelligence tedeschi. Qualche anno fa ha svelato a un giornalista di fiducia tutti i dettagli, come ricostruisce oggi Il Fatto Quotidiano: almeno 120 i Paesi a loro insaputa sotto osservazione, tra governi rivali dell’Occidente e governi alleati, ad esclusione però di Russia e Cina, le due potenze che hanno rappresentato i più temibili avversari dell’Occidente negli ultimi decenni.
In codice si chiamava ‘Operazione Thesaurus’ e in seguito ‘Operazione Rubicon’. E Robert Aldrich, che in clandestinità ci ha lavorato per due anni e che oggi insegna Sicurezza internazionale all’Università di Warwick, intervistato da Il Fatto Quotidiano ha dichiarato che si è trattato della “più grande rapina della storia dal Dopoguerra”. Chi ha unito i pezzi del puzzle, con tutte le verifiche e i riscontri del caso, è stata un’inchiesta congiunta di Washington Post, dell’emittente tedesca Zdf e della svizzera Srf. In pratica la Crypto AG forniva a tantissimi Stati a suon di milioni di dollari le macchine per criptare i messaggi e i cablo diplomatici che poi però venivano consegnati alla Cia e alla centrale di intelligence tedesca Bnd, i cui uomini venivano messi in grado di decifrare i codici e dunque di decodificare anche le comunicazioni più riservate e segrete. Una procedura descritta nei dettagli anche da Aldrich. I sospetti sul doppio gioco della Crypto AG cominciarono a circolare molti anni fa, ma la difficoltà è stata sempre quella di trovare delle prove concrete. Tanti però gli Stati (compresa l’Italia) che nel tempo hanno disdetto i contratti con la società elvetica che ha il suo quartier generale nella città di Zugo. L’inchiesta di Washington Post, Zdf e Sfr ha portato a individuare gli ex 007 che hanno coordinato il programma di spionaggio attraverso la Crypto AG e i manager del gruppo incaricati di attuare quel programma.