L’esito della trattativa è ancora “incerto”, ma di certo dovrà chiudersi entro il 6 marzo. E dovrà comprendere necessariamente la decarbonizzazione e un mantenimento “sostanziale” degli occupati, altrimenti lo Stato non accetterà accordi con ArcelorMittal. Di fronte alle commissioni Ambiente e Attività Produttive, i commissari di Ilva in amministrazione straordinaria scoprono definitivamente le carte riguardo allo stato del negoziato e ai rapporti con la multinazionale negli ultimi mesi, definiti “conflittuali” già da agosto quando il gruppo franco-indiano aveva formulato ad Alessandro Danovi, Francesco Ardito e Antonio Lupo considerazioni “identiche” a quelle poi messe nero su bianco nelle carte con le quali ha tentato la fuga da Taranto a metà novembre.

Il ricorso ex articolo 700 e la soluzione positiva dello spegnimento dell’altoforno 2 hanno fermato l’addio di ArcelorMittal. E ora, dicono i commissari davanti ai deputati, l’esito della trattativa resta comunque “incerto” ma quello “che è certo è che non ci sarà un ulteriore rinvio”. Quindi o entro fine mese si arriva ad un accordo per la ripresa di una relazione con Mittal o il 6 marzo ci sarà la decisione del Tribunale di Milano e su quella base “ognuno si assumerà le conseguenze che ne deriveranno”.

“Non c’è altra possibilità di un ulteriore rinvio”, ha sintetizzato Danovi aggiungendo che “siamo lontani all’arrivo di un accordo, puntiamo ad arrivarci per il 29 febbraio”. Ma le condizioni per una stretta di mano “ci sono”, ha puntualizzato. I punti principali dell’accordo, hanno proseguito i commissari, prevedono “l’anticipo dell’acquisto degli asset Ilva” e il “mantenimento del prezzo stabilito” nell’accordo originario. “In cambio vi è la disponibilità dello Stato di entrare nella compagine di AmInvestco Italy (la compagine attraverso cui ArcelorMittal è entrata in Ilva, ndr) a fronte di una disponibilità di Mittal a predisporre un nuovo piano industriale con nuove tecnologie green e mantenimento sostanziale del livello occupazionali”.

Due aspetti imprescindibili, chiariscono i commissari, ribadendo che l’immunità penale “non è materia” di negoziato né “rientra nell’accordo” che si sta predisponendo: “Il governo è disponibile a entrare nel capitale e ad accogliere alcune istanze di ArcelorMittal a costo che AmInvestco Italy accetti la transizione verso la decarbonizzazione nel quadro di new deal voluto dall’Europa”. In futuro, ha aggiunto Danovi, lo stabilimento di Taranto “dovrà produrre valore” e “deve essere sostenibile sia dal punto di vista economico che ambientale”. L’obiettivo, ha concluso, è “una produzione di 8 milioni di tonnellate e la piena occupazione”.

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