I renziani hanno provato più volte a tirarlo per la giacchetta. Loro si battono per ripristinare la riforma della prescrizione che porta il suo nome e lui invece cerca un accordo col Movimento 5 stelle? Andrea Orlando, però, sa quale è il gioco dell’ex presidente del consiglio. E ad Agorà su Rai 3 ricorda che “nel 2013 il Pd aveva la posizione di Bonafede“. Cioè? “Molti parlamentari, alcuni anche che stanno con Renzi oggi, sostenevano l’esigenza di interrompere la prescrizione con il primo grado di giudizio“, dice l’attuale vicesegretario del Partito democratico, che ai tempi di Renzi a Palazzo Chigi fu ministro della giustizia. Durante quel governo venne varata la riforma Orlando, quella che più volte Italia viva ha rivendicato come unica soluzione possibile: prevede lo stop della prescrizione dopo il primo grado solo per 18 mesi. Ma quella riforma era stata concordata con Angelino Alfano e Denis Verdini, che all’epoca appoggiavano il governo del Pd. E Orlando ricorda: “Fui io che feci una mediazione con il centrodestra. Sempre sulla giustizia c’è l’esigenza di una mediazione, perché abbiamo avuto nel corso di questi anni posizioni molto diverse. Questa è la fatica che deve fare chi vuole governare”.

A bloccare il governo da mesi, infatti, è sempre lo stesso tema: non tanto la riforma della giustizia e dei processi, ma proprio la prescrizione. “Da ex ministro della Giustizia lo considero un problema importante, ma non l’unico. Nel più totale silenzio, ad esempio, si discute sulle intercettazioni“, fa notare il numero due del Partito democratico, smontando la narrazione renziana che ripete continuamente la necessità di processi più veloci, senza mai entrare nel merito. “Dobbiamo trovare un punto di equilibrio che consenta di avere un processo che abbia tempi certi – dice Orlando – I 5 Stelle avevano una posizione molto diversa dalla nostra in campagna elettorale, oggi si cerca una mediazione”.

Alla mediazione si è fino ad ora sottratto il mini partito di Renzi. Venerdì scorso, infatti, il Pd, Leu e i 5 stelle hanno trovato l’accordo per modificare la riforma Bonafede, in vigore dall’1 gennaio scorso. Il punto di mediazione è stato trovato con il cosiddetto lodo Conte Bis, che congela la prescrizione dopo il primo grado ma fa una differenza tra assolti e condannati e stoppa definitivamente i termini dopo il secondo grado. “Domani il ddl sulla riforma del processo penale e il lodo Conte bis dovrebbe andare in Cdm. Sul lodo Conte bis si sta valutando il veicolo normativo migliore”, ha spiegato in Transatlantico il ministro Bonafede. Al lodo, però, si sono opposti i renziani: e ieri in commissione congiunta Affari Costituzionali e Bilancio alla Camera hanno fatto asse con la Lega, Forza Italia, e Fratelli d’Italia. L’emendamento al Milleproroghe di Riccardo Magi di +Europa per sospendere fino al 2023 il provvedimento già entrato in vigore il primo gennaio scorso non è passato ottenendo 44 no e 42 sì. “L’importante non è cosa vota una singola forza politica, ma cosa si riesce a far votare a tutta la maggioranza”, dice Orlando. Anche perché rimane ancora da discutere il lodo Annibali: l’emendamento dei renziani che propone la sospensione per un anno sarà esaminato mercoledì 12 febbraio dalle ore 15. Il governo e i relatori hanno dato parere contrario, ma ieri il Carroccio ha annunciato che intende sottoscrivere l’emendamento renziano. Anche Fratelli d’Italia riflette sul sostegno ai renziani. E l’ex premier non ha intenzione di fare passi indietro: “Se Italia viva ritira il lodo Annibali? No, non ritira niente“.

“Perché Renzi fa solo interdizione, alza ogni giorno la posta, creando turbolenze nel dibattito politico e nella maggioranza? Perché impedisce di parlare di queste cose?”, si chiede Walter Verini, responsabile nazionale Pd per la Giustizia, a Radio anch’io su Rai Radio Uno. “Lui è tanto garantista che vota con Salvini. Che fa firmare l’emendamento Annibali dai rappresentanti della Lega. Salvini, quello che suona ai citofoni, quello che fa la caccia all’uomo, che chiede giustizia sommaria, che scappa dai processi. Dal punto di vista politico queste sono cattive compagnie”, continua il dirigente dem. “Il Pd le garanzie le vuole per i cittadini, per le vittime dei reati, contro la corruzione e poi perché i processi durino un tempo ragionevole. Se Renzi continua ad alzare la posta ogni giorno è evidente che il governo avrà una vita difficile. La guerra che ogni giorno Renzi dichiara, non è contro il Pd o il Governo, è una guerra contro il paese. E dovrebbe smetterla”, dice Verini. Al responsabile giustizia del Pd replicano i renziani. “Capisco che Verini sia in imbarazzo perché non sa come giustificare che il Pd voterà per difendere la legge Bonafede-Salvini e contro un emendamento che riporta alla nostra legge Orlando, ma attaccare tutti i giorni Italia Viva non aiuterà a garantire i diritti delle cittadine e dei cittadini italiani”, dice Lucia Annibali, capogruppo di Italia Viva in Commissione Giustizia alla Camera. Luciano Nobili fa l’eco: “L’unica guerra di cui Verini dovrebbe preoccuparsi è quella che il Partito democratico ha ingaggiato contro i riformisti di Italia Viva che non si rassegnano al populismo giustizialista, ormai additati da Zingaretti come nemici pubblici”.

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