Televisione

Sanremo, 643 dipendenti Rai in trasferta: il Pd presenta un’interrogazione parlamentare. La replica: “Personale in linea con le produzioni”

Nei corridoi di Viale Mazzini c'è chi prova a fornire letture dei fatti alternative, l'interrogazione parlamentare del deputato Pd Bordo sarebbe un modo per colpire e indebolire l'amministratore delegato Fabrizio Salini. Non è un mistero che il partito di Zingaretti non abbia apprezzato la decisione di non nominare nuovi direttori per i tg

di Giuseppe Candela

La truppa di dipendenti Rai si è trasferita in Riviera per l’edizione 2020 del Festival di Sanremo: 643 dipendenti interni, a cui il Fatto Quotidiano in edicola oggi ne aggiunge altri 200 presenti come collaboratori esterni. Non solo un chiacchiericcio ma l’interrogazione parlamentare del deputato del Pd Bordo con la richiesta di spiegazione dei consiglieri del cda Borioni e Laganà. Il 21 febbraio il consiglio di amministrazione ne parlerà in maniera approfondita ma intanto la Corte dei Conti ha aperto un fascicolo sulla spedizione di dirigenti, collaboratori e famiglie al seguito. Il pm Massimiliano Minerva vuole capire se sia stato fatto un danno erariale alle casse della Rai, che non solo ha pagato la trasferta ma ha rinunciato agli incassi delle prime file occupate da molti dirigenti all’Ariston.

“Il personale in trasferta (compresi i dirigenti) risulta rigorosamente coerente con il numero di produzioni realizzate. Così come le spese”, filtra da Viale Mazzini. Nel 2019 i dipendenti impegnati nella storica kermesse furono 534 per 77 ore di programmazione, più 169 collaboratori esterni. Le ore quest’anno sarebbero passate a 90 e in proporzione con circa 100 dipendenti in più. Il Festival dei record costato tra i 17-18 milioni di euro ha incassato 37 milioni di pubblicità anche grazie alla strategia di un “Sanremo diffuso”. Il palco esterno in Piazza Colombo (sponsorizzato da Nutella), la mostra a Forte Santa Tecla, Radio2, quattro programmi sul posto (alcuni dal Palafiori), cinque in collegamento, Dentro il Festival in onda nell’access prime time domenica 9 febbraio, l’ufficio stampa per gestire due sale stampa stracolme, il Question Time con Giorgia Cardinaletti. Nelle prime fila in vetrina Foa, Salini, Coletta ma non solo: il direttore generale Matassino, per Rai Pubblicità Marano e Tagliavia e il coordinatore dei Palinsesti Ciannamea.

Che ci facevano tanti dirigenti a Sanremo? “Maria Pia Ammirati (Rai Teche) presentava una mostra sugli abiti di Sanremo; Andrea Sassano (Risorse artistiche) chiudeva contratti, come quello sottoscritto all’ ultimo con Ghali; Pier Francesco Forleo (Diritti sportivi) gestiva un evento sugli Europei; Marcello Giannotti (Comunicazione) presidiava una sala-stampa stracolma; Stefano Luppi (Relazioni istituzionali) accoglieva le autorità; Maurizio Cenni (Safety e Security) si occupava della sicurezza (c’era anche la moglie, assistente di Salini). Per altri si è trattato di una presenza in rappresentanza di un pezzo di azienda impegnato nel Festival: Elena Capparelli era lì per RaiPlay, che ospitava il Dopofestival , Paola Marchesini per Radio2 che trasmetteva l’ evento, Monica Maggioni rappresentava RaiCom che gestisce i diritti. Meno a fuoco sono le presenze di Antonio Preziosi con figlia (Rai Parlamento), Delia Gandini (Internal Audit), Nicola Claudio (direttore Governance), Massimo Maritan (Direzione Creativa), Davide Di Gregorio (Corporate). Quanto a Foa, c’erano capostaff, consulente della comunicazione e un ufficio stampa presente anche quando il presidente non c’era”, si legge sul Corriere della Sera.

E nei corridoi di Viale Mazzini c’è chi prova a fornire letture dei fatti alternative, l’interrogazione parlamentare del deputato Pd Bordo sarebbe un modo per colpire e indebolire l’amministratore delegato Fabrizio Salini. Non è un mistero che il partito di Zingaretti non abbia apprezzato la decisione di non nominare nuovi direttori per i tg che considerano troppo sbilanciati verso Movimento 5 Stelle e Lega. Salini dopo i numeri record del Festival di Amadeus si sente più tranquillo ma la storia in Rai insegna che in certe situazioni può non bastare: Orfeo è finito fuori nonostante gli ottimi risultati del Baglioni I e Campo Dall’Orto ha salutato l’azienda dopo il successo del Festival di Conti e De Filippi.

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