La voglia di combattere i pregiudizi intorno alla disabilità con la spregiudicatezza della gioventù e attraverso il racconto della propria storia personale che, nonostante la giovane età, è molto particolare e molto intensa. Così Filippo Bisio, ragazzo di vent’anni che vive in un quartiere periferico di Genova, ha deciso di scrivere il suo primo libro “La mia rivincita”, edito da Le Mezzelane. Filippo soffre di emiparesi cerebrale sinistra, ha frequentato il Liceo economico sociale ma lo ha lasciato in quarta per un dramma in famiglia. Ora vorrebbe entrare nel mondo della libera imprenditoria. “La mia rivincita” è uscito prima come e-book il 9 giugno 2019, poi in versione cartacea, il 27 giugno.
“L’idea di questo progetto è nato in una macchina alle prime luci dell’alba – racconta l’autore a Ilfattoquotidiano.it – insieme ad un mio amico che mi ha detto di metabolizzare bene tutto prima di mettere il racconto della mia vita nero su bianco. Dopo aver compiuto 18 anni, in estate ho iniziato a scrivere il testo, terminandolo in quattro mesi”. Il libro racconta la storia della sua vita e si pone l’obiettivo non solo di sensibilizzare coloro che non conoscono direttamente la disabilità, ma anche di motivare le persone a fare qualcosa di concreto e positivo. Per Filippo le persone con disabilità motoria, sensoriale, intellettiva e psichica sono “donne e uomini, giovani e anziani, spesso lasciati in condizioni di abbandono e sofferenza. Moltissimi, quando non sono sostenuti dalle proprie famiglie, vivono in casa da soli o in centri specializzati nella loro cura e assistenza. Ci danno pochi soldi della pensione di invalidità (285 euro al mese, ndr) ma questo contributo non basta per vivere una vita dignitosa e per potersi realizzare”. E aggiunge: “A volte ci si sente isolati dalla società e questo bisogna scongiurarlo il più possibile”.
Filippo vorrebbe essere “un giovane ambasciatore” delle persone con disabilità: “Mi batto soprattutto per dare maggiori aiuti alle persone con disabilità motoria, per l’abbattimento delle barriere architettoniche. Vorrei sostenere umanamente anche i disabili psichici, attraverso distrazioni e svaghi per farli sentire come tutti gli altri, senza considerare esclusivamente i loro difetti che pur esistono – come in tutti noi, del resto”, sottolinea Filippo. “Ho grandi obiettivi, ma se ne parlerà tra un po’ di tempo: per ora non mi pongo limiti, preferisco abbatterli, eliminando le barriere sia fisiche che mentali”. Filippo ha già deciso che donerà una parte del ricavato delle vendite del suo libro a due ospedali di Genova: il Gaslini, che alla nascita gli ha installato una valvola dalla quale parte un tubicino dal cervello e arriva al peritoneo, e al San Martino che “mi ha salvato la vita quando avevo 16 anni: mi hanno portato da loro per una gravissima emorragia cerebrale in corso dovuta al distaccamento del tubicino ventricolo peritoneale”.
Gli altri soldi che riuscirà a raccogliere saranno investiti in nuovi progetti solidali: “Amo sorprendere e occuparmi di più argomenti, adoro soprattutto l’arte in tanti suoi aspetti”. Finora ha presentato il suo libro in una scuola elementare e nel suo ex liceo. Tra poche settimane sarà ospite di un’associazione culturale a Cuneo, dove andrà a parlare della sua opera: le tante battaglie vinte e i molti progetti per migliorare la vita. “Il mio messaggio è rivolto a tutti, senza alcuna distinzione, e serve a spronare e ad aprire gli occhi alle persone. Ci tengo molto – conclude Filippo – a responsabilizzare soprattutto le famiglie di ragazzi che hanno avuto, hanno e avranno problemi di ogni genere, per avere un futuro più dignitoso e a non mollare mai”.