Dopo aver incontrato a sorpresa il premier del Governo di Accordo Nazionale di Tripoli, Fayez al-Sarraj, il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, è volato a Bengasi per un colloquio con il generale Khalifa Haftar, controparte sostenuta da Russia, Egitto ed Emirati Arabi. Un incontro che, però, non si svolge in un clima disteso, visto che le milizie dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna) fedele all’uomo forte della Cirenaica ha lanciato razzi contro l’aeroporto di Mitiga, l’unico funzionante a Tripoli.

Tutti i voli da e per lo scalo tripolino sono stati sospesi per circa metà giornata, come riferisce The Libya Observer che riporta anche situazioni di panico tra i viaggiatori. La notizia della sospensione è stata poi confermata anche dalla pagina Facebook dell’aeroporto e dal vice ministro dei Trasporti del governo di Tripoli, Hisham Abu Shikawat, come riportato da Al Ahrar Tv.

E nonostante l’adozione di una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu che chiedeva alle parti in guerra in Libia l’impegno per “un cessate il fuoco duraturo”, oggi si registrano anche nuovi combattimenti a sud di Tripoli nel corso dei quali, secondo il Gna, è stata uccisa una donna.

Nelle ore precedenti al bombardamento, il portavoce dello Lna, Ahmed al Mismari, aveva annunciato, nel corso di una conferenza stampa, che i suoi uomini non avrebbero più permesso ai voli delle Nazioni Unite di utilizzare lo scalo tripolino, invitandoli a dirottare i propri aerei su altri scali, ad esempio Misurata. Il motivo, ha aggiunto, è legato al fatto che i soldati di Haftar non possono più garantire la sicurezza degli operatori dell’Agenzia in vista di ulteriori attacchi, dato che, sostengono, la Turchia lo sta utilizzando come base.

L’Onu ha espresso il proprio “rammarico” per il divieto: “Questa pratica è stata ripetuta in diverse occasioni nelle ultime settimane”, si legge in una nota della Missione di supporto delle Nazioni Unite in Libia (Umsmil).

Nonostante i nuovi scontri sul terreno, Di Maio al termine del bilaterale ha comunque dichiarato di aver trovato “una sincera apertura all’idea che il Joint Military Committee possa essere un consesso per cercare una soluzione per il cessate il fuoco” e che “in Libia c’è un popolo che vuole delle risposte. La risposta non può essere però in alcun modo militare. Non possono essere le armi o i bombardamenti. La strada da seguire deve essere inevitabilmente quella del dialogo e della diplomazia“. Il capo della Farnesina ha aggiunto in un post su Facebook che “stiamo lavorando concretamente affinché quella strada sia intrapresa da ambo le parti ed è fondamentale per noi che gli esiti della conferenza di Berlino siano rispettati”. Al generale Khalifa Haftar, dice, “ho ribadito che l’Italia non accetta alcuna interferenza esterna” nella crisi libica e che “bisogna lavorare con impegno per un cessate il fuoco permanente”.

Il prossimo appuntamento del ministro riguardante il dossier libico sarà “domenica, quando sarò a Monaco per la conferenza ministeriale sui seguiti di Berlino e dove avrò modo di incontrare i colleghi degli altri Paesi coinvolti nel dossier libico. La prossima settimana, a Roma, vedrò il ministro Russo Lavrov nel formato 2+2 insieme al ministro della Difesa Guerini“. È “un’illusione pensare che il conflitto possa essere risolto da un solo Paese, questo accade solo nei film”, ha aggiunto.

Il ministro torna anche sulle parole pronunciate nel corso del suo primo viaggio diplomatico in Libia: “Non esitai a dire all’inizio del mio mandato alla Farnesina che era stato perso del terreno in Libia, oggi però è altrettanto doveroso dire che qualcosa è stato recuperato. Siamo tornati ad avere un peso determinante in Ue e un’indubbia affidabilità con tutti gli attori coinvolti, questo grazie anche al lavoro dei nostri tecnici, del corpo diplomatico e dei nostri apparati di intelligence. Il percorso, sia chiaro, resta complesso, quindi niente trionfalismi o slogan di alcun genere”.

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