Cinquantamila euro all’anno. È la cifra che la Casa delle Donne dovrà versare al Comune se vorrà restare nella sede a due passi da Porta Garibaldi. Il contratto di comodato d’uso gratuito è scaduto lo scorso dicembre e ora per l’associazione, che si trova da qualche giorno in una fase di transizione sulla quale domina l’incertezza, potrebbe cambiare tutto: “Il rischio è di chiudere” dice la co-presidente Filomena Rosiello. L’associazione, nata poco più di sei anni fa, ha camminato sulle proprie gambe pagando, ogni anno, 12mila euro per le spese di gestione del locale e ristrutturando l’ex scuola abbandonata in via Marsala. “Tutte le attività che offriamo sono gratuite, come possiamo raccogliere più di 4mila euro al mese?” si domanda Rosiello. E allora i corsi di teatro, quelli di italiano, il coro, la biblioteca, i laboratori e i servizi di orientamento e ascolto rischiano di scomparire. “La nostra realtà è nata in collaborazione con le istituzioni – continua Rosiello – ci aspettiamo che il Comune tenga presente il valore di ciò che abbiamo costruito nel tempo, offrendolo alla città. Non è più possibile assegnare uno spazio in maniera gratuita? Bene, stabilisca un affitto simbolico“. “Ci basiamo sul volontariato, non abbiamo finalità di lucro – le fa eco l’altra co-presidente, Livia Sismondi – ci troviamo in un’impasse. Spero che Beppe Sala capisca che non possiamo andare oltre al pagamento di una cifra simbolica”.
Sui social, da 48 ore rimbalza la petizione “La Casa delle Donne non si tocca” lanciata su Change.org, acccompagnata dalle proteste delle persone. Dal Comune, tuttavia, fanno sapere che non è più possibile rinnovare un contratto del genere e che è necessario redigere e pubblicare un bando per l’assegnazione dell’immobile. L’associazione, in altri termini, dovrà partecipare alla gara. La somma stabilita peraltro – 50mila euro così suddivisa: 38mila euro di affitto e 12mila euro di spese di gestione – è decisamente inferiore al valore dello stabile a libero mercato, e cioè circa 150mila euro. Il rischio del comodato d’uso gratuito, dicono sempre dal Comune, è che l’amministrazione possa incorrere in un danno erariale. Il caso della Casa delle Donne di Milano, dunque, segue quello, per certi versi differente, dell’omologa associazione di Roma. Qui, tuttavia, la situazione è più delicata. A chi gestisce locali e attività, infatti, il Comune ha contestato 900mila euro di debiti. Col risultato che, tecnicamente, la Casa internazionale delle Donne è sempre a rischio sgombero.