Finora la legge impediva la creazione delle cosiddette "comunità energetiche". L'emendamento firmato dal senatore M5S Gianni Girotto e approvato in commissione avvia una fase sperimentale in cui sarà consentito installare impianti non superiori a 200 kilowatt di potenza. Previsti incentivi non cumulabili con quelli già esistenti per lo ‘scambio sul posto’. Resteranno, invece, le detrazioni
Ridurre gli sprechi e abbassare i prezzi in bolletta, ma anche avere maggiore autonomia e riuscire a ridurre le emissioni. Sono questi gli obiettivi di una norma inserita nel decreto Milleproroghe che permetterà, attraverso la creazione di comunità energetiche, la produzione e lo scambio di energia da fonti rinnovabili. I condomini potranno installare pannelli sui tetti per poi dividere l’elettricità prodotta e agli imprenditori di una determinata area sarà consentito avere un impianto unico, eliminando le barriere che fino a oggi impedivano di scambiare energia pulita, ad esempio, in un distretto produttivo. L’emendamento, firmato dal senatore M5S Gianni Girotto e approvato nelle commissioni Affari costituzionali e Bilancio, dovrebbe approdare in Aula, alla Camera, mercoledì prossimo. Si tratta di una misura che anticipa il recepimento della direttiva europea 2018/2001 dedicata alla promozione delle fonti rinnovabili e che promuove la creazione di comunità energetiche e di sistemi di autoconsumo da fonti rinnovabili. L’obiettivo è far diventare i cittadini ‘prosumer’ (produttori e consumatori).
LA FASE SPERIMENTALE – Per il momento, ci sarà una fase sperimentale nella quale sarà consentito installare impianti non superiori a 200 kilowatt di potenza (per la realizzazione delle configurazioni a bassa tensione), che dovranno entrare in esercizio dopo l’approvazione definitiva del Milleproroghe e con un limite di tempo (fino al 30 giugno 2021). Si prevedono incentivi non cumulabili con quelli già in corso per lo ‘scambio sul posto’, ossia chi immette energia in rete. Resteranno, invece, le detrazioni fiscali per gli impianti rinnovabili. L’energia prodotta potrà essere consumata subito, immessa in rete oppure ‘caricata’ in accumulatori ed essere usata in seguito. “Si apre una nuova epoca per l’energia in Italia – spiega a ilfattoquotidiano.it Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente – Finalmente sarà possibile produrre e scambiare l’energia pulita nei condomini e tra imprese, tra edifici pubblici e attività commerciali”.
IL CONSENSO PARLAMENTARE SULLA PROPOSTA – Il testo votato nasce da una proposta presentata da Legambiente e Italia Solare, lo scorso novembre, a Rimini durante la Fiera Ecomondo. L’obiettivo della proposta era di valorizzare, in particolare, lo scambio di energia da fonti rinnovabili per utenze poste all’interno della stessa rete di distribuzione, in modo da valorizzare progetti locali e di creare vantaggi per l’energia autoconsumata istantaneamente. Si è cercato di procedere con un primo step, in modo da facilitare il passaggio successivo e arrivare al contenuto della direttiva europea. La proposta è stata portata avanti dal senatore Girotto (M5S), che ha coinvolto il ministero dello Sviluppo economico. Lo stesso parlamentare, a gennaio, aveva spiegato in un post sul blog del movimento il senso dell’emendamento da lui firmato: “In Italia ci sono 20 milioni di cittadini che vivono una situazione paradossale ed antieconomica – aveva scritto – abitano in condominio (ve ne sono un milione e duecentomila sparsi da Nord a Sud), vogliono risparmiare sulla bolletta elettrica, ma in pratica non possono farlo perché le leggi attuali gli impediscono di usufruire della corrente elettrica che potrebbero auto-prodursi con un proprio impianto fotovoltaico sul tetto (autoconsumo collettivo, ndr)”. Stesso discorso per tutti i 60 milioni di cittadini italiani “che sanno che potrebbero risparmiare sulla bolletta, costruendo impianti di energia a fonte rinnovabile ‘di comunità’ tra vari cittadini che abitano in abitazioni tra loro separate, per poi condividersi tra loro l’energia (comunità energetiche, ndr). Anche in questo caso la legge lo impedisce. Almeno così è stato finora. Attorno alla proposta, tra l’altro, si è creato un ampio consenso parlamentare, che ha visto l’adesione del Pd, mentre un identico emendamento è stato presentato dalla Lega e da Italia Viva.
LEGAMBIENTE: “UNA NUOVA ERA” – “Si apre la strada – ha aggiunto Zanchini – per progetti locali di impianti solari in autoproduzione, ma anche per scambiare localmente l’energia in eccesso, con riduzione di sprechi e vantaggi tanto ambientali quanto economici per imprese, famiglie e comunità”. Legambiente chiede ora che si avvii la discussione in Parlamento sul recepimento della Direttiva europea 2018/2001 in modo da rendere possibili innovazioni in forme anche più ampie. “In questo modo – spiega l’associazione – si potranno rilanciare progetti da fonti rinnovabili in tutta Italia che coinvolgano le comunità per trarre vantaggi da impianti eolici, solari, idroelettrici, da biomasse delle scale più adatte a valorizzare le risorse locali e a creare consenso tra i cittadini nella transizione energetica”. Secondo le stime dell’associazione, con l’autoconsumo ci sarebbe una crescita delle rinnovabili, con utili per oltre 5 miliardi di euro all’anno e la creazione di 2,7 milioni di posti di lavoro. Inoltre dovrebbe essere possibile una riduzione delle bollette, con un risparmio che potrebbe essere di circa 90 euro al Megawattora.