Un capo ultrà come garante. Con il clan Spada decimato dagli arresti e nuovi boss rampanti dal grilletto facile che si affacciavano sul territorio, alla fine del 2017 serviva qualcuno che riportasse la “pax”. Quella che, ciclicamente, i “re di Roma” celebrano pur di scongiurare faide che fanno solo male agli affari criminali. Guerra nell’aria da tempo, ma che, dopo l’arresto di Roberto Spada avvenuto il 10 novembre 2017, a quel punto appariva imminente. A prendere in mano la situazione, secondo il direzione distrettuale antimafia di Roma, fu Fabrizio Piscitelli, meglio noto come “Diabolik”, il capo del gruppo ultras degli Irriducibili, da 30 anni a seguito della Ss Lazio, che fuori dallo stadio aveva da anni una “prima vita” criminale nel traffico di droga. La guardia di finanza del comando provinciale di Roma, su disposizione dei pm Ilaria Calò, Mario Palazzi e Giovanni Musarò, avrebbe arrestato anche lui, stamattina, se non fosse stato freddato da un colpo di pistola alla nuca il 7 agosto 2019, su una panchina del parco degli Acquedotti di Roma. In manette, invece, ci sono finiti Salvatore Casamonica – che in realtà già si trova in carcere, al 41-bis – in quel periodo reggente dell’omonimo clan e amico di Piscitelli, e una giovane avvocatessa romana, Lucia Gargano, sottoposta ai domiciliari, ritenuta dagli inquirenti una “plenipotenziaria” del clan Spada, dunque una rappresentante di Roberto Spada non soltanto nelle aule dei tribunali ma anche rispetto agli affari e alle trattative del clan. Un “ideale anello di congiunzione fra i due gruppi”, secondo il gip.

Il contesto: la testata di Spada e la faida di Ostia – Tutto parte dall’arresto di Roberto Spada, detto “Robertino” reggente del clan sinti di Ostia, avvenuto il 10 novembre 2017. Tradito, pochi giorni prima, dalle sue stesse intemperanze che lo hanno portato, l’8 novembre, a sferrare una testata sul naso al giornalista Rai, Daniele Piervincenzi. Il video fa il giro del mondo e il boss in meno di una settimana finisce in carcere. E la situazione sul litorale era da tempo molto calda. Da mesi, infatti, si stava affacciando sulla scena un nuovo boss, Marco Esposito, detto “Barboncino”, legato allo storico clan dei Triassi, poi arrestato il 23 ottobre 2018 nel corso dell’operazione ‘Maverik’. Con Spada in carcere, la situazione a Ostia precipita. Come viene ricordato nell’ordinanza firmata dal gip Corrado Cappiello, il 23 novembre 2017 venivano gambizzati Alessandro Bruno e Alessio Ferreri, fratello di Fabrizio, cognato del detenuto Ottavio Spada. Due giorni dopo, il 25 novembre, alcuni colpi di arma da fuoco venivano esplosi contro la vetrina del bar ‘Music’ a Piazza Gasparri a Ostia, riconducibile a Roberto Spada. Infine lo stesso 25 novembre altri colpi d’arma da fuoco sono stati esplosi in via Forni contro la porta di casa di Silvano Spada, nipote del boss Carmine detto “Romoletto” e di Roberto Spada, nonché organico al clan.

Il summit mafioso a Grottaferrata con Diabolik e l’avvocato – L’arresto di Robertino mette in allarme l’intero tessuto criminale capitolino. Scendono in campo Fabrizio Piscitelli e Salvatore Casamonica, che organizzano un incontro con le parti per provare a riportare la pace. Proprio come fece anni prima Massimo Carminati. Le trattative arrivano a dama un mese dopo, il 13 dicembre 2017. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il vertice mafioso si svolge in un ristorante a Grottaferrata, territorio di Diabolik e da anni sotto l’egida del clan sinti. “Io e te ci stiamo mettendo in mezzo per fare da garanti, eh!”, dice Salvatore a Fabrizio. Alla riunione viene invitata, anche Lucia Gargano, avvocato di Roberto Spada. “una presenza che non era affatto casuale”, annotano gli inquirenti, tant’è che “Casamonica e Diabolik iniziavano a parlare della necessità di avviare il processo di pacificazione fra le due fazioni egemoni nel territorio di Ostia solo quando il professionista giunge nel locale”. A dare l’idea del prestigio criminale dei presenti, il commento di uno dei presenti: “…Ho paura di tutti questi delinquenti che stanno a questo tavolino… l’avvocato, mamma mia che coraggio che ha! Mamma mia… in mezzo a tutti questi scatenati…”. A intercettare le loro conversazioni, un infiltrato della Guardia di Finanza. “Sui miei ti metto tutte e due le mani sul fuoco… Il sì deve essere sì e il no deve essere no!”, diceva Diabolik all’avvocato Gargano. “Poi però devono fa tutti i bravi”, aggiungeva Casamonica.

Ma la pax non dura: arresti e omicidi – “Esiste un tavolo permanente delle mafie romane”, ripete da mesi il procuratore reggente di Roma, Michele Prestipino. Che va di pari passo con gli eventi, fatti di arresti e anche di omicidi. I protagonisti della pax di fine 2017, infatti, sono tutti in carcere. Salvatore Casamonica viene arrestato il 21 agosto 2018, mentre sei mesi prima erano finiti in manette tutti i principali referenti del clan Spada, a iniziare da Roberto Spada fino ad arrivare al “capo dei capi” Carmine Spada detto “Romoletto”. Marco Esposito, detto “Barboncino”, viene invece incarcerato il 25 ottobre 2018 e, di nuovo, il 14 maggio 2019. Diabolik, come noto, è stato ucciso il 7 agosto 2019, ma sarebbe comunque finito in galera il 28 novembre 2019 nell’ambito dell’inchiesta “Grande raccordo criminale”, che ha scoperto una delle più importanti organizzazioni criminali dedite al narcotraffico in tutta Italia. Tutto ciò mentre a Roma si continua a sparare.

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