“L’astensione annunciata dal presidente Caliendo è stato un atto di responsabilità teso a sgombrare il campo da qualsiasi possibile strumentalizzazione politica e a salvaguardare la credibilità dell’istituzione Senato. E a questo punto credo che, dopo le dimissioni dei supplenti, una riflessione da parte di tutti gli altri componenti della commissione contenziosa contribuirebbe a spazzare via qualsiasi dubbio sulla sua terzietà“. La presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, in un’intervista al Messaggero, per la prima volta auspica che i membri della commissione chiamata a decidere sui ricorsi degli ex senatori sui vitalizi valutino l’ipotesi di lasciare.
In compenso la presidente di Palazzo Madama continua a respingere le accuse di conflitto d’interessi arrivate dal Movimento 5 Stelle. L’M5s ha chiesto che la commissione venga sciolta, auspicando in caso contrario l’intervento del capo dello Stato Sergio Mattarella. Questo perché tra i commissari ci sono senatori direttamente interessati al vitalizio perché in carica da prima del 2003. E, come anticipato in esclusiva dal Fatto Quotidiano, la “deliberazione” che dispone l’annullamento dei tagli per 700 politici è già stata scritta. Sabato il Movimento sarà in piazza a Roma per protestare.
“Nessun gruppo parlamentare, nessun partito si è espresso contro il taglio dei vitalizi”, sostiene Casellati. “La commissione contenziosa che deciderà sui ricorsi degli ex parlamentari è un vero e proprio tribunale e come tale ha precise regole. Nessuno ha mai contestato né la nomina dei singoli componenti né la loro compatibilità a decidere sul tema”, secondo cui “visto le recentissime polemiche, sarebbe stato decisamente meglio che la riforma fosse stata approvata con una legge e non con un atto interno, sia al Senato che alla Camera” dove, aggiunge, “la situazione è analoga”.
Sul Parlamento, Casellati torna a evidenziare “la compressione dei tempi con cui le Camere sono costrette a valutare e approvare i provvedimenti dell’esecutivo”, che “ha assunto dimensioni non più tollerabili. Di questo passo rischiamo di trasformare il bicameralismo perfetto in un monocameralismo imperfetto e parallelo. Senatori e deputati vanno rispettati e ascoltati. Per cambiare la rotta non servono necessariamente accorgimenti normativi ma un’intesa istituzionale, un patto etico tra governo e Parlamento fondato sul rispetto dei ruoli e sulla centralità del confronto, sale della democrazia”.