“Le dichiarazioni del presidente del Parlamento europeo David Sassoli” su Patrick Zaki “sono interferenze inaccettabili negli affari interni” egiziani. Il presidente della Camera dei deputati egiziana, Ali Abdel Aal, bolla così l’intervento di Sassoli che, parlando in aula a Strasburgo, aveva chiesto l’immediato rilascio di Zaki, cittadino egiziano ma studente a Bologna, arrestato dalle autorità del Cairo lo scorso 7 febbraio mentre tornava a casa per un breve periodo di vacanza. Il ragazzo stava trascorrendo un periodo di formazione nell’ateneo emiliano, dove frequentava un master in gender studies nell’ambito del progetto europeo Erasmus Mundus. Ali Abdel Aal ha precisato che “tali dichiarazioni non giustificate e inaccettabili non incoraggiano il dialogo tra le due istituzioni parlamentari” e che si sono basate su “false informazioni diffuse da organizzazioni prive di credibilità e che non fanno riferimento a prove chiare”. Poi ha aggiunto che il ragazzo “gode di pieni diritti, come gli altri arrestati, senza discriminazioni” e che il suo arresto è avvenuto in base a “provvedimenti giudiziari” presi nei suoi confronti “dalla procura generale a settembre 2019 e che l’uomo è stato arrestato l’8 febbraio 2020 al suo arrivo nel Paese proveniente dall’Italia”.
Intanto è stata fissata per sabato 15 febbraio un’udienza di appello presso il tribunale del riesame di Mansoura che si pronuncerà sulla richiesta di revisione del provvedimento di custodia cautelare di 15 giorni inflitta sabato scorso al giovane ricercatore. Un’udienza che accoglie la richiesta dei suoi avvocati contro l’ordinanza dello scorso 8 febbraio con cui le autorità egiziane avevano stabilito di trattenerlo in custodia per 15 giorni. Patrick ieri è stato trasferito, dalla stazione di polizia di Mansoura 2, dove si trovava dall’8 febbraio, alla stazione di polizia di Talkha, a breve distanza dalla prima stazione di polizia e dall’indirizzo della sua famiglia. La sua famiglia e un collega dell’Eipr, l’Egyptian initiative for personal rights, ieri hanno potuto vederlo per un brevissimo periodo, meno di un minuto, nella stazione di polizia di Talkha, dove, precisa la ong, Patrick “è trattenuto in condizioni meno favorevoli rispetto al suo primo luogo di detenzione”, ma “non è stato maltrattato”.
Francesco Ubertini, rettore dell’Università di Bologna, ha chiesto che l’attenzione sul caso rimanga alta e per lunedì 16 è prevista un’altra manifestazione, dopo il flash mob del 10 febbraio. “Facciamo nostro l’appello partito dal rettore Francesco Ubertini a nome dell’Università di Bologna: i diritti fondamentali dell’uomo sono inviolabili”, ha affermato in una nota il rettore dell’Università di Padova, Rosario Rizzuto. “L’Università di Padova – ha detto – che porta nel suo Dna la libertà in tutte le sue forme e per tutti, chiede alle istituzioni nazionali e internazionali di continuare a battersi per trovare una soluzione al più presto per il caso Zaki. Ho avvertito i componenti di Senato Accademico e Consiglio di Amministrazione del nostro ateneo della volontà di condividere la mozione partita dall’Alma Mater di Bologna, con la forte speranza che già alle prossime riunioni previste da calendario per i nostri organi accademici – conclude – non ci sia più bisogno di farlo e che Zaki abbia già ritrovato la libertà”.