Milano è la città dei record, Torino corre veloce ma sul bike-sharing ha incontrato non pochi problemi, a partire dagli atti vandalici sulle bici (problema che ha interessato parecchie realtà), ma sono diverse le città che si sono ritagliate un posto nel panorama della sharing mobility italiana. Ognuna a suo modo, magari anche con servizi ‘su misura’ per i territori. Basti pensare che arriva da Cagliari il primo car-sharing privato d’Italia e anche il Sud può vantare qualche primato.

MILANO – In Italia il modello è sicuramente quello di Milano, che possiamo considerare un’eccellenza non solo a livello europeo, ma mondiale. “Tant’è, che se ne è parlato come un modello positivo anche al National Shared Mobility Summit di Chicago – spiega a ilfattoquotidiano.it Massimo Ciuffini, coordinatore dell’Osservatorio nazionale sulla Sharing mobility – al quale ho partecipato a marzo 2019”. Milano è la città dei primati. Per il car-sharing ci sono cinque operatori (4 per il free-floating) per un totale di oltre 3mila auto (circa 800 quelle elettriche, quasi tutte di Sharen’go). Con 22 auto per mille abitanti la città ha la più alta offerta di veicoli a flusso libero d’Italia, seguita da Firenze, Bologna, Torino e Roma. Ma se per il free-floating Milano può contare su 4 operatori, come Roma, uno in più di Firenze e due in più rispetto a Torino e Bologna, in fatto di noleggi il capoluogo lombardo raddoppia (oltre 6 milioni) il numero di quelli della Capitale, mentre sono quasi 816mila gli iscritti (585mila a Roma). Milano è anche la città con il più alto numero di servizi nel 2018, la maggiore offerta di bici (3,5 ogni mille abitanti, 8mila totali in free-floating) e più motorini (10 ogni 10mila abitanti) seguita da Roma (dove, però, molto si è mosso negli ultimi mesi, soprattutto sul fronte del bike sharing) e Torino. È partito da Milano, poi, di recente il progetto pilota di Spotter, l’App di social parking che, attraverso la condivisione di informazioni, ricompense per gli utenti virtuosi e un sistema di social rating, consente di creare una community di automobilisti, condividere informazioni sui posti lasciati liberi in strada e trovare parcheggio senza sprecare tempo.

TORINO – Altra città che corre veloce è proprio il capoluogo del Piemonte che mantiene una presenza simile a quella di Milano, pur essendo una realtà più piccola. “Va sottolineato che entrambe le città – spiega il coordinatore dell’Osservatorio – possono contare su un servizio di trasporto pubblico che funziona molto bene e funge da colonna vertebrale di tutto il sistema di mobilità, anche quella condivisa”. Discorso a parte va fatto per le bici ed è un discorso che non può prescindere dall’odissea torinese di ToBike, servizio a noleggio in concessione del Comune, e dalle esperienze dei vari operatori del free-floating che negli ultimi anni erano sbarcati a Torino, come Obike, Gobee bike e Ofo, ma che poi si sono ritirati dal mercato. Infine ToBike, finita nel mirino dei vandali con bici rotte e stazioni devastate (l’azienda è stata anche costretta a presentare un esposto in Procura), ha faticato a garantire il servizio nei mesi estivi. L’intenzione era di riprendere a settembre con un servizio completamente rinnovato, ma non è stato possibile e l’azienda ha dovuto avviare un programma di manutenzione per lotti.

BOLOGNA – Merita una menzione speciale anche Bologna: “Un anno fa non aveva nulla – racconta Ciuffini – mentre a fine 2019 poteva contare su due operatori di car-sharing (Enjoy e Corrente, società che gestisce il trasporto pubblico locale), che si aggiungono al servizio offerto da Mobike, anche grazie a un contributo del Comune di 400mila euro all’anno legato alle 2200 bici in servizio, oltre alle 300 e-bike in partenza (50 sono già disponibili). Anche in questo caso, però, da giugno 2019 si è registrata una escalation di danni: dai freni spezzati fino a due ruote bruciate o gettate nel canale del Navile. Così Comune e azienda sono corsi ai ripari: si prevedono maggiori controlli da parte della polizia locale, ma anche l’arrivo in strada di personale aziendale. Sono ribattezzati gli ‘angeli delle Mobike’. Nonostante l’aumento dei danneggiamenti (in manutenzione ci sono sempre almeno 500 mezzi) e un calo nei noleggi rispetto al boom iniziale, il Comune ha già manifestato la necessità di ampliare il parco-bici in città. Anche perché, a dicembre 2019, si contavano 127 bici a noleggio di cui si è persa traccia.

NAPOLI – Dall’altra parte c’è la città di Napoli che “potrebbe rappresentare altrettanto una eccellenza e invece nel capoluogo campano i servizi non sono affatto diffusi”. Storia particolare è quella legata al bike sharing: un flop da 2 milioni di euro. Perché nel 2012, l’associazione Cleanap aveva lanciato un progetto di sperimentazione con fondi del Ministero dell’Istruzione, ma a distanza di tre anni il servizio è stato abbandonato, così come gli stalli delle biciclette. A ottobre 2018 era stato indetto un nuovo bando di appalto, scaduto quest’anno e andato deserto. Gli ostacoli? “Potrebbero essere la disponibilità di reddito pro capite – spiega Ciuffini – ma anche la necessità per le amministrazioni locali di spendere risorse economiche per far fronte ad altre priorità del territorio”. A dicembre Palazzo San Giacomo ci ha riprovato con una nuova delibera, ma la scadenza del bando è fissata per la fine dell’anno. Per il nuovo Bike sharing bisognerà aspettare. Di fatto, anche il livello di servizio nel trasporto pubblico, fondamentale per fare da volano alla sharing mobility, non gioca a favore del capoluogo campano.

CAGLIARI Cagliari fa storia a sé. Ad aprile 2019 Enjoy ha deciso di lasciare la città a partire dalla fine maggio a causa di furti, danneggiamenti e atti vandalici che hanno ridotto in maniera esponenziale il numero di auto disponibili (da 170 a 75). C’è da dire che Cagliari non ha portato numeri di utenza tali da far decidere all’azienda di restare. Eppure questo è accaduto nella città che, con il servizio di Playcar (azienda sarda), nel 2018 è stata quella con l’offerta maggiore in termini di auto per abitante (appena annunciati 30 nuovi veicoli disponibili, più 72 nei prossimi mesi), seguita da Palermo (Carsharing Palermo), Torino (Bluetorino), Venezia (con il servizio di Yuko che utilizza auto ibride) e Milano (Ubeeqo). Playcar oggi gestisce più di cento auto, con una parte in costante crescita dei veicoli elettrici, oltre al bike-sharing Cabubi (gestito insieme all’Agenzia di trasporto locale Ctm) con cui l’obiettivo è arrivare a 120 bici a pedalata assistita entro la fine del 2019. Per i prossimi due anni era stato pubblicato un primo bando andato deserto, al quale neppure Cabubi ha partecipato, ma per una questione tempistica legata alla presentazione di una domanda. Il Comune è corso ai ripari, pubblicando una nuova gara: le nuove bici saranno 70, i posteggi diventeranno 50 (oggi sono 10). E i punti per il prelievo e la riconsegna, sistemati accanto alla fermata degli autobus, saranno controllati da un sistema di videosorveglianza.

PALERMO – Da segnalare anche l’esperienza pionieristica di Palermo, iniziata con i primissimi servizi già nel 2000. Partita con il modello di car-sharing station-based, nel 2018 ha potuto contare sulla seconda flotta pubblica in Italia: 159 auto in dotazione ed entro il 2020 si dovrebbe arrivare a quota 555. A ottobre è arrivato AmiGO, icar-sharing gestito da Amat, la società concessionaria del trasporto pubblico della città metropolitana di Palermo. La sua piattaforma è stata rinnovata durante l’estate ed oggi il servizio è sia free-floating che su prenotazione. E se i servizi station-based presenti anche nelle regioni meridionali possono generalmente offrire non più di 100 biciclette, fa eccezione proprio BiciPa, servizio attivo a Palermo con 400 biciclette.

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